Frost Dancers

~ Garry Kilworth

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    Canis lupus italicus

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    Kilworth-FrostD
    Titolo:Frost Dancers
    Autore:Garry Kilworth
    Anno:1992
    Editore:Gateway
    Pagine:367
    Descrizione:Amongst the gorse and heather of his native highlands, Skelter the mountain hare enjoys an idyllic life – until he and several of his friends are trapped, netted and taken hundreds of miles to the strange lands of the south. There, amidst a hell of screaming men and howling greyhounds, Skelter witnesses the nightmare of hare coursing before making a miraculous escape. But it is an escape into an unfamiliar world. The local animals shun him and he cannot understand his habitat. But Skelter is a remarkable hare. Undaunted he becomes a local hero, earning the respect of others. His greatest test, however, is yet to come. For he must face up to the flogre, a vast flying monster intent on terrorising the countryside and eager for another kill.


    Terzo dei quattro libri stand-alone con animali protagonisti di Garry Kilworth (e anche terzo in ordine di mia lettura), dopo Hunter's Moon (https://lavitaaltrove.forumcommunity.net/?t=57231842) primo libro da lui scritto e House of Tribess (https://lavitaaltrove.forumcommunity.net/?t=58620435) ultimo.

    Pregi:
    Comportamenti
    Punto forte del libro è che secondo me l'autore ha perfettamente centrato il fatto di inserire delle prede come protagonisti. Benchè sia rapido pensare ad un parallelismo con la celeberrima "Collina dei Conigli", in realtà è un romanzo diverso per tutta una serie di punti di vista (anche se in realtà l'autore effettua un palese riferimento ironico, quando il protagonista incontra una conigliera e questi ultimi menzionano una recente leggenda basata su di una colonia che ha cercato una nuova casa). Il libro insiste molto su alcuni comportamenti naturali delle lepri: in particolar modo sulla paura. Tutti i protagonisti e i personaggi di supporto esprimono molto questo sentimento, a volte puro terrore della morte, a volte una paura più "costruttiva", ma in ogni caso essi esprimono anche una ragionevole accettazione della loro vita. Non sono "rassegnati" a vivere come prede, ma accettano il fatto di esserlo e che la loro razza comunque riuscirà a cavarsela.


    Personaggi.
    Interessante il protagonista: Sketler è un eroe quasi per caso. E' intelligente (questo lo riconosce lui stesso) a confronto di altri suoi simili, e benchè venga (ragionevolmente) miticizzato da altri personaggi per i suoi successi, lui è il primo a rendersi conto dei suoi stessi limiti e della natura fortuita di alcuni accadimenti. In effetti questo tipo di protagonista porterebbe il rischio di un personaggio troppo "fortunato" per essere realistico, ma l'autore riesce abilmente ad inserire un numero sufficiente di tribolazioni e di perdite per rendere la cosa accettabile. In particolar modo inserisce tra gli altri un personaggio secondario che ha alcuni capitoli di punto di vista, in qualche modo simile ad un altro personaggio secondario protagonista in "Hunter's Moon", e che subisce lo stesso simile ed inaspettatamente tragico destino. Avevo inserito questo come un elemento negativo in Hunter's moon, e secondo me l'autore ha corretto il tiro: la morte tragica di questo personaggio è raccontata più nel dettaglio, rattristendo il lettore ma anche mostrando un grado di accettazione e sollievo da parte della "vittima" per la fine dei suoi patimenti e un ultimo dialogo prima di morire con un innamorato: dialogo sereno, che dona quiete sia e lei in punto di morte, che a lui.
    Buono anche il villain principale: un enorme aquila arpia che essendo originaria del sud-america, è totalmente fuori posto nelle campagne inglesi e pertanto compie stragi tra le prede divenendo una figura quasi demoniaca e sviluppando un rapporto di odio nei confronti del protagonista.
    Un antagonista "totale" ma ... comprensibile, in quanto è un individuo irrimediabilmente rovinato dalla mano dell'uomo che lo ha portato in un mondo in cui non può adattarsi.

    Descrizioni
    Come sempre Kilworth non smentisce in fatto a qualità letteraria, in questo libro riesce in particolare a dare ampie descrizioni ricche e molto suggestive sia dell'ambientazione iniziale (la montagna dove il protagonista è nato), sia delle praterie, delle paludi e dei campi dove la storia prosegue.



    Difetti:
    Mitologia e soprannaturale
    Forse l'unica pecca di questo libro, l'autore ha inserito anche in questo romanzo un elemento un pò "classico" di questo tipo di Animal Literature, ovvero una descrizione mitologica della storia-religione-mito tramandata dalla razza sul quale il romanzo si concentra. C'è da dire che in questo caso è stato un inserimento un pò gratuito, poichè nulla di tutto questo va ad influenzare la trama in sè, ed anzi un pò "cozza" sia contro la descrizione delle lepri di pianura (superstiziose ma senza eccedere in termini di imposizione per quanto riguarda la rigorosità di rituali ecc...) sia per quanto riguarda il protagonista (che è decisamente scettico e più terra-terra e non trattiene critiche alle lepri di pianura). Altro punto un pò anomalo è l'inserimento del soprannaturale (punto caro sia a Kilworth che alla animal literature in generale): nuovamente poco "motivato", ci sono queste "Ghost-hares" sorta di spiriti guardiani senza nome di lepri defunte che non contattano direttamente i loro protetti ma la loro presenza nei sogni può essere indice di avvenimenti futuri (belli o brutti). Se fosse stata solo una semplice credenza andava ancora bene, peccato che in un paio di punti ci sono dei brevissimi brani dal punto di vista di un paio di questi spiriti... poco motivati tutto sommato.
     
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