Nikolaj Gogol' e l'ossessione delle Anime morte

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    ok, è l'intro della mia tesi, contenti?



    Nikolaj Vasil'evič Gogol' nasce il 20 marzo (1° aprile) 1809 a Soročincy, nel distretto di Mirgorod, da un'antica famiglia di possidenti terrieri della piccola nobiltà ucraina.
    Dopo aver frequentato il liceo a Nižin, nel 1928 si trasferisce a San Pietroburgo, dove rinuncia ben presto alla carriera burocratica per seguire le sue ispirazioni letterarie, inizialmente frustrate1. Il clima malsano della capitale lo induce a compiere un viaggio all'estero alla ricerca di un luogo più salubre2.
    Passa alcuni mesi in Germania, per poi tornare in Russia. Dopo un tentativo come docente universitario, pubblica sotto falso nome le Veglie presso la fattoria Dikan'ka, riscuotendo un inaspettato successo. Si tratta di una serie di racconti ambientati in una Ucraina mitizzata, dove la magia e la realtà si fondono nel contesto popolare. Nel 1835 pubblica Arabeschi e poi Mirgorod. Qui si trovano racconti più eterogenei, che consolidano il suo nuovo status di scrittore, e poi alcune opere teatrali.
    Sono le critiche ricevute dopo la prima della commedia Il Revisore, nel 1836, a convincerlo a fuggire nuovamente in Europa, sentendosi vittima di maligni fraintendimenti. La commedia viene interpretata come una satira della classe impiegatizia statale, quando Gogol' non era certo animato da passioni politiche3.
    Dopo alcune peregrinazioni per l'Europa si trasferisce infine in Italia, a Roma, dove inizia a lavorare al suo lavoro più celebre, Le anime morte, che lo impegna per un arco di tempo di quasi dieci anni. Allontanatosi dalla Russia ha l'illusione di riuscire a scorgerla in tutta la sua complessità, e questa complessità è ciò che vorrebbe ricreare nel Poema.
    Originato da un soggetto di Puškin4, Le anime morte si rivela fin da subito agli occhi dello scrittore un progetto immenso, carico di implicazioni morali. Gogol', infatti, non rinuncerà mai all'idea di servire il suo Paese, idea che lo tormenta fin dai tempi del liceo. L'opera, almeno nella mente del suo creatore, si configura come un trittico, tre canti che, sulla scia della Divina Commedia, dovrebbe accompagnare Čičikov attraverso l'inferno del peccato, il purgatorio del pentimento, e il paradiso della redenzione.
    Se il primo volume è accolto da critiche favorevoli, il secondo non vedrà mai la luce, bruciato in corso d'opera per ben due volte da un Gogol' colto da risentimenti (se di natura religiosa o artistica è difficile dirlo5) che poco dopo il secondo falò si lascerà morire in preda a un delirio mistico.
    È bene ricordare, tra le opere pubblicate nel frattempo, i racconti riuniti nella raccolta Racconti di Pietroburgo; Roma, ritenuto da molti il manifesto della visività gogoljana; e i Passi scelti della corrispondenza con gli amici, una raccolta di precetti morali piuttosto indigesti e accolti con scherno e critiche sferzanti anche dagli amici più cari6.
    Tra il primo e il secondo, incompiuto, volume delle Anime Morte la carriera letteraria di Gogol' inizia un lento declino. Persa forse la fantasia che gli aveva permesso di tratteggiare quelle creature mostruose e caricaturali che lo avevano reso celebre, cerca di appellarsi alle lettere dei suoi corrispondenti per risvegliare il talento sopito, mentre le risposte lo lasciano prevedibilmente insoffisfatto7.
    Il secondo libro delle Anime morte, o meglio, quel che ne rimane, è una pallida copia del capolavoro che conosciamo, privo dell'arguzia e dell'inesauribile fantasia dell'autore a noi noto.

    La trama del romanzo si intreccia intorno alla figura di Pavel Ivanovič Čičikov, un ex-funzionario statale dal passato nebuloso. Uomo assolutamente comune, ma con un'idea alquanto originale per aggirare la burocrazia e crearsi una piccola proprietà per assicurare il futuro a sé e alla sua ancora inesistente stirpe.
    All'inizio dell'Ottocento la legge prevedeva che i proprietari terrieri avessero diritto di vedersi assegnati dei terreni in base al numero di servi che possedevano. Numero che era calcolato in base a censimenti decennali, costringendo i proprietari a pagare le tasse sui servi deceduti. Čičikov si offre di alleggerire i nobili dall'onere delle imposte acquistando alcuni dei servi ormai morti al fine di presentarsi qual ricco possidente degno della fiducia dello zar.
    Nelle sue peregrinazioni alla ricerca di possidenti con cui stipulare i suoi singolari contratti di compravendita, Čičikov intrattiene un rapporto peculiare col paesaggio circostante.
    Attraverso i suoi occhietti vigili, ai quali nulla gli sfugge, osserviamo la Russia di metà Ottocento: innumerevoli villaggi dai nomi pittoreschi, izbe disadorne, complicati e ordinati orti e così via.
    Naturalmente i suoi stati d'animo mutano a seconda del paesaggio che, a sua volta, risente nella raffigurazione sulla pagina delle emozioni del protagonista.
    Lo sguardo di Čičikov non è mai limpido, ma sempre carico di aspettative: vengono messi a fuoco soltanto gli aspetti della natura che trovano riscontro nella personalità e nelle ambizioni dell'osservatore.
    Gli altri personaggi sono molto limitati e poco curiosi, e conseguentemente poco inclini a indugiare con lo sguardo oltre ciò che hanno sotto gli occhi: le loro descrizioni dei paesaggi sono altrettanto limitate, si fermano alle proprietà e all'ambiente limitrofo, costeggiano la strada senza mai addentrarsi nella campagna circostante.
    La stessa personalità dei nobili trova espressione nell'impronta che caratterizza i villaggi, i boschi, gli orti, le case padronali di loro proprietà.

    Servendosi degli occhi del protagonista e di quelli degli altri personaggi, Gogol' non sarebbe potuto arrivare ad abbracciare la Russia nella sua interezza e multiformità: il vero fine delle Anime Morte8. Per questo motivo inserì la figura del narratore , strumento indispensabile per spaziare con lo sguardo oltre i circoscritti panorami alla portata dei vari Manilov.
    Oltre che con minuziose osservazioni sulle singole realtà rurali, la figura del narratore agisce da binocolo, permettendoci di mettere a fuoco un panorama autenticamente russo, che in tutta la sua desolazione sottolinea il divario con i cliché allora diffusi: non troviamo picchi innevati o boschetti di betulle nelle Anime Morte, ma sconfinate praterie fangose e anonime cittadine provinciali.
    Ma è proprio partendo da questa desolazione che Gogol' restituisce nuova dignità alle campagne. Gogol' è tra i primi a dare risalto al paesaggio, togliendolo dallo sfondo in cui era stato fino ad allora relegato e conferendogli un ruolo di primo piano nella tradizione del romanzo russo9.

    Gogol' ama soffermarsi sulle descrizioni paesaggistiche, che affronta in vari modi.
    Sono state messe in luce le varie forme che assume il suo modo di osservare la realtà per poi trasporla in forma scritta e nelle Anime morte si possono riconoscere: l’uso dell’ambiente in maniera scenografica; i verbi di movimento per paesaggi e oggetti generalmente caratterizzati dallo stato in luogo a cui si contrappone la dilagante immobilità degli esseri viventi; la vaghezza che si insinua nelle apparentemente minuziose descrizioni; le giustapposizioni cromatiche che danno vita ad accostamenti del tutto nuovi per la ancora spoglia letteratura paesaggistica russa.


    1 «In maggio [1829] a proprie spese pubblica con lo pseudonimo di V. Alov il poemetto Hans Küchekgarten, un idillio ispirato a Žukovskij, Bestužev-Marlinskij e alla poesia tedesca. [...] La critica è spietata. [...] È troppo per l'orgoglio dell'autore: ritira dalle librerie tutte le copie e le dà alle fiamme [...]», A. D'Amelia, Introduzione a Gogol', pp. 22 e seg.
    2 L.P. Savoj, Saggi di letteratura russa, p. 276; A. D'Amelia, op. cit.,p. 23
    3 A. D'Amelia, op. cit., pp. 105 e segg.
    4 N.V. Gogol', La confessione dell'autore, p. 1210; A. D'Amelia, op. cit., p. 120
    5 L. Pacini Savoj, op. cit., p. 263
    6 V. Nabokov, Lezioni di letteratura russa, pp. 69 e segg.
    7 Ibidem, pp. 67- 68.
    8 N. Gogol', La confessione dell'autore, p. 1209
    9 C. Ely, This Meager Nature, p. 91
     
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    Rileggo la discussione per via di questa qua, e penso a una strana similarità con Fontamara di Silone... Perlomeno nell'utilizzo dei contadini deceduti a fini meramente economico-politici....
     
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1 replies since 25/8/2009, 14:48   239 views
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