Endimione

mitologia & letteratura

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar
    Group
    Amministratori
    Posts
    5,531

    Status
    offline
    Endimione Era un re di Elide, presentato solitamente come un bellissimo pastore o cacciatore. Sua caratteristica era quella di poter godere di un sonno eterno, sulla cui origine le versioni del mito differiscono notevolmente: talora viene presentato come un dono di Zeus, che gli aveva permesso di poter disporre personalmente della propria morte (Apollodoro 1.7.5) consentendogli così di sostituirla con un sonno ininterrotto; talvolta invece il sonno è considerato una punizione, dovuta al fatto che Endimione, elevato da Zeus al cielo, aveva osato desiderare l'amore di Era; in altri casi si dice che Ipnos, il dio alato del sonno, innamoratosi di lui, gli avesse concesso il dono di poter dormire ad occhi aperti.
    Il racconto più celebre è però quello secondo il quale Endimione era amato da Selene, la Luna, la quale spariva dietro la cresta del monte Latmo, in Asia Minore, per andare a trovarlo mentre dormiva in una grotta (Apollonio Rodio 4.57). Dall'amore di Endimione e della Luna sarebbero nate cinquanta figlie (Pausania 5.1.4). Il sonno sarebbe stato provocato dalla stessa dea (Cicerone, Tusculanae Disputationes 1.92), per potersi accostare indisturbata al giovane.


    La mitologia greca ha tramandato varie versioni della favola che racconta le vicende del bellissimo pastore Endimione amato dalle dee.
    Non dunque a una sola leggenda si ispirano le molte opere letterarie che recano il titolo Endimione, ma piuttosto a una figura assunta di volta in volta quale simbolo, generalmente, della perfetta bellezza o dell'amore.

    Il Rinascimento predilesse naturalmente il mito pagano di Endimione e lo riprese in varie opere; la prima è il canzoniere amoroso e politico Endimione che il catalano italianizzato Benedetto Gareth, più noto sotto il nome accademico di Cariteo (1450?-1514), pubblicò nel 1506 e ripubblicò, in edizione definitiva, molto ampliato e modificato, nel 1509. Sono 214 sonetti, 20 canzoni, 4 sestine, 5 ballate. Più di metà di essi cantano l'amore del poeta per una gentildonna che si congetturò appartenere alle famiglie Chiaramonte o Montalto, ma che egli indica soltanto, non senza una reminiscenza della Cinthia properziana, col nome di Luna, perché, come l'astro della notte, è unica, candida, fredda e pudica. Simile a Endimione il mitico pastorello di Caria amante di Diana, il poeta arde per lei, ma purissima è la sua fiamma, e il suo canto ricalca in genere gli atteggiamenti e i motivi della poesia petrarchesca: la crudeltà della donna e la sofferenza dell'amante, che va dalla fantasticheria melanconica, placata nello spettacolo della natura, all'invocazione disperata della morte; gli interni contrasti; l'appagamento nel sogno e il crudo risveglio della realtà. In mezzo, più ricco che nel Petrarca, scorre, come nel Poliziano e nel Sannazaro, un rivo di poesia più calda e più sensuale, che scende direttamente dagli elegiaci latini e specie da Properzio. Dopo dodici anni di questo vano amore, gli è serbato lo strazio di vedere la sua donna che parte da Napoli per la Spagna (canzone XI). Questo distacco equivale a quello che è nel canzoniere petrarchesco la morte di Laura. Più tardi il pianto si placa, e quando, dopo molti anni, Luna ritorna a Napoli, nel cuore del poeta lontano la fiamma amorosa non dà più che qualche debole guizzo. Come cantore politico, alla corte degli Aragonesi di Napoli, il Cariteo si trova in una situazione privilegiata, perché, spagnollo di nascita, sente i fasti di quella casa più sinceramente delle altre muse cortigiane.
    Qualche accento felice e un formale splendore epico troviamo nella canzone "Aragonia" (VI) tutta tessuta di reminiscenze platoniche e virgiliane, in cui immagina che Dio, pieno d'amore per la sua diletta Italia, le invii dal cielo, incarnato negli Aragonesi e, nei loro più illustri cortigiani, uno stuolo di spiriti eletti. Altrove (canz. XVII), riecheggiando la canzone petrarchesca all'Italia, si dirige a Lodovico il Moro e agli altri esitanti signori italiani, perché si schierino con la Spagna contro Carlo VIII che sta per scendere dalle Alpi. Soprattutto egli celebra con affettuose lodi il suo signore, Ferrandino, la cui precoce morte, aggiungendosi al dolore per la lontananza dell'amata, lo sommerge "in un mare di lagrime" (son. CLIV). Vi è infine una cinquantina di sonetti più propriamente storici, che costituiscono come una galleria di ritratti di uomini e donne illustri nella storia contemporanea del regno di Napoli. Il ricco canzoniere del Cariteo, se non può rivendicare grandi pregi di originalità, non manca tuttavia, specialmente nella parte amorosa, di qualche movimento felice e di efficaci descrizioni, dove il paesaggio napoletano, gli spettacoli della luna, della marina e dei venti sono soffusi da una melanconica e voluttuosa dolcezza. Soprattutto conviene notare la purezza della lingua e la scioltezza dello stile, per cui il Cariteo va annoverato, accanto al Poliziano, al Boiardo e al Sannazaro, tra coloro che con l'esempio asseriscono la nobiltà del volgare contro il dispregio umanistico.

    Verso la fine del secolo apparve in Inghilterra Endimione, l'uomo nella luna. [Endymion, The Man in the Moon], dramma allegorico in cinque atti in prosa di John Lyly (1554?-1606), rappresentato probabilmente nel 1588, pubblicato nel 1591. Endimione abbandona Tellus (la Terra) preso da disperata passione per Cinzia (la Luna). Tellus ottiene che la strega Dipsas avvinca Endimione in un sonno di quarant'anni. Cinzia rompe l'incanto e libera Endimione con un bacio, ridandogli la gioventù e permettendogli di continuare a corteggiarla. La trama è tenue, l'allegoria si suppone possa riferirsi alla rivalità tra la regina Elisabetta (Cinzia) e Maria Stuarda (Tellus), e all'affetto della regina, interrotto da un temporaneo sfavore, per il conte Leicester (Endimione); vi sono poi due allegorie subordinate nella lite tra Dipsas e il consorte Gerone (il conte e la contessa di Shrewsbury) e le relazioni di Eumenide (forse sir Philip Sidney) con Semele (forse Lady Rich). Ma, come è stato pure notato, se veramente il Lyly avesse messo nel suo dramma tutte le intenzioni allegoriche che ci vedono gl'interpreti, si sarebbe rovinato la carriera a Corte. La scena in cui Eumenide, amico d'Endimione, arriva in Tessaglia alla ricerca dell'incanto che deve risvegliare il dormiente è tra le più romantiche del teatro elisabettiano. L'atmosfera cortigiana e pastorale del dramma s'ispira evidentemente a modelli italiani.

    Un poema narrativo Endimión, scrisse nel 1627 il poeta spagnolo Marcelo Díaz Callecerrada (sec. XVII). È in tre canti in ottave. Venere, offesa dalla Luna, incita Amore a innamorare la fredda dea, la quale si accende di Endimione e per conseguire i suoi fini, lo addormenta facendogli sognare i campi di Baia e di Cuma. L'Endimión ha l'eleganza formale e il gusto dei poemi italiani contemporanei.

    L'Arcadia italiana non poteva ignorare le possibilità di dramma pastorale che questo mito offriva; per esempio, un'operetta: Endimione, favola drammatica in cinque brevissimi atti, compose Alessandro Guidi (1650-1712), in Arcadia: Erilio Cleoneo. I personaggi della fiaba sono Amore, Cinzia, Endimione, un coro di Pastori, un coro di Ninfe. Cinzia è ferita da Amore che vuol provare la sua forza su di una dea tanto sdegnosa e ritrosa, e si innamora di un giovane e umile pastore, Endimione. Anche Endimione è preso dalla dolce fiamma e quasi non osa svelare la sua passione che le minacce della dea non spengono ma rinfocolano. Finché Cinzia cede, vinta in apparenza dalle preghiere di lui, in realtà dallo stesso desiderio del suo cuore. Nella favola manca l'azione: solo Amore nel primo atto narra a Cinzia, per metterla a prova, che Endimione è stato ferito mortalmente dal dardo di una ninfa, ripetendo così una situazione dell'Aminta del Tasso. A conclusione della favola Endimione, è portato in cielo da Amore, lontano dai vani affetti e dalle cure mortali. Su questa favola Gian Vincenzo Gravina scrisse un discorso elogiando la varietà e libertà dei metri. La favola ha scarsissime qualità teatrali: e vi si nota la lirica gonfiezza propria del Guidi.

    Uno dei Primi lavori di Pietro Metastasio (1698- 1782) è l'azione teatrale Endimione scritta nel 1720; come gli altri suoi lavori degli anni giovanili, anche questo prelude già, nella forma e nella musicalità del verso, al melodramma. Fu più volte musicato.

    Direttamente derivato dalla favola antica è anche il poemetto narrativo in quattro libri Endimione [Endymion] di John Keats (1795-1821), pubblicato nel 1818. Il poeta sviluppa e arricchisce la leggenda e vi introduce, sotto forma di visioni, altre storie della mitologia classica. Il pastore Endimione vede in sogno la Bellezza Perfetta e, appena desto, parte alla ricerca di colei che gli è apparsa. Dopo un lungo pellegrinaggio, durante il quale egli è tratto in inganno da altre visioni che permettono al Keats di introdurre nel poema le leggende di Venere e Adone, di Aretusa, di Glauco e Scilla, Endimione riconosce finalmente nella dea Luna l'apparizione del suo sogno e si congiunge a lei nella vita eterna. Endimione è il primo poemetto pubblicato dal Keats che in esso, pur tra le inevitabili incertezze dovuto all'inesperienza, mostra in modo già dichiarato la ricchezza della sua immaginazione, la sua talora intemperante fantasia verbale (nutrita soprattutto sugli elisabettiani) che si risolve, ancora, a scapito dell'effetto generale della composizione, sebbene le sue concezioni poetiche siano già fondate sopra la tendenza a incorporarvi una allegorica significazione spirituale. In alcuni singoli episodi l'arte del Keats tocca già quasi il livello dei suoi momenti migliori, ma la ricchezza di immagini, il lussureggiante moltiplicarsi dei particolari, il traboccare delle sensazioni l'una nell'altra, rendono il poema sovraccarico, ne indeboliscono la struttura generale, distolgono l'attenzione del lettore dalla visione d'insieme; pur lasciando presentire che il dono poetico e il generoso temperamento del Keats, sostenuti da un più sorvegliato senso della proporzione, lo porteranno a creare, appena tre anni più tardi, le sue maggiori liriche. Famose il primo verso: "A thing of beauty is a joy for ever" ("Una cosa bella è una perpetua gioia"). Celebre l'inno a Pan contenuto nel primo libro del poemetto.

    Nel significato allegorico dell'opera si riassume tutto il pensiero filosofico del Keats che ha voluto qui rappresentare l'aspirazione dell'anima umana verso la Bellezza perfetta. Il concetto sarà poi ripreso dal poeta la altri suoi poemetti (cfr. Iperione; Lamia), e nella maggior parte delle sue Odi.

    Opere musicali ispirate al mito di Endimione e così intitolate composero, fra gli altri, Reinhard Keiser (1674-1789), Amburgo, 1701. Musicarono il testo di Metastasio Antonio Bioni (1698-?), Breslavia, 1727); Andrea Bernasconi (1714-1774), Venezia, 1742; Nicola Jommelli (1714-1774), Genova, 1756; Giuseppe Sigismondi (1739-1836), Vienna, 1765, e altri. Opere dal titolo Endimione scrissero anche Franz Joseph Haydn (1732-1809), Vienna, 1770, e Manuel Garcia (1775-1832); seguirono le "ouvertures" Endymion di Xavier Henry Leroux (1863-1919) e di Ernest Kreiger (n. 1862), e infine il poema mitologico Endymion di Albert Cahen (1846-1903). Alcune opere sono intitolate Diana e Endimione; ricordiamo quelle di Claudio Monteverdi (1657-1693): Amori di Diana e di Endimione; l'opera pastorale Diana ed Endimione di Anne Danican Philidor (1681-1728),1698; l'opera Endymion di George Gaspar Schürmann (1672-1751), 1700, di Alessandro Scarlatti (1660-1725), di Giovan Battista Pescetti (1704-1766), e di Nicola Piccinni (1728-1800), rappresentata a Parigi nel 1784 senza successo. Nelle arti figurative oltre i numerosi dipinti e bassorilievi antichi sono notevoli le tele del Tintoretto, del Guercino (Uffizi) e del Soubleyras; più noti il quadro di Girodet dal titolo Le sommeil d'Endymion al Louvre e la statua di Canova

    fonte

    Endymion è un romanzo di fantascienza pubblicato nel 1995 dallo scrittore statunitense Dan Simmons. Si tratta del terzo capitolo della serie dei Canti di Hyperion (preceduto da La caduta di Hyperion e seguito da Il risveglio di Endymion). Il nome deriva, come per i libri precedenti della serie, da un omonimo poema di John Keats. (wiki)



    Vedi anche queste discussioni:
    Endimione o l'uomo della luna - John Lyly
    Endimione (Endymion) - John Keats
     
    Top
    .
  2. La Ragazza delle Arance
     
    .

    User deleted


    Mi stai facendo sempre più venir voglia di dedicarmi a queste letture... Se c'è di mezzo anche Endimone! *,*
    Lascia che mi tolga un po' davanti i libri che avevo già da leggere e i Canti di Hyperion saranno miei... MWAHAHAHAHHA
     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar
    Group
    Amministratori
    Posts
    5,531

    Status
    offline
    *___________* mi faresti felice!
     
    Top
    .
2 replies since 24/8/2009, 10:09   948 views
  Share  
.