Posts written by There is no self

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    Die abilitationen, danke.
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    Letteralmente il mio nick significa "peso del mondo/dolore del mondo", era un termine usato dai romantici per indicare l'oppressione di un mondo che non riusciva a soddisfarli, una realtà che non poteva raggiungere la fantasia. Weltschmerz è diventato anche un termine moderno che indica apatia e commiserazione davanti ad un mondo ostile ma quello non mi riguarda, il mio Weltschmerz è limitato al mio mondo quotidiano perchè fuori da quello, anche se adesso lo sento meno che un tempo, sarebbe tutta un'altra cosa.
    L'avatar è la copertina di Geist Ist Teufel degli Urfaust, gruppo che nel primo periodo in cui frequentavo i forum mi faceva impazzire (e che adoro ancora).
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    Boh, sono tornato dopo un po' e tutto si era incasinato. Vado via sperando che al ritorno ci sia qualche spiegazione ma tutto è precipitato ancora di più nel caos. Vediamo che c'è da fare qua e se qualcuno può darmi qualche spiegazione.
    Salve.
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    L'unica cosa interessante di questo telefilm è la sigla, per il resto non riesce a mantenere le atmosfere che dovrebbe avere. Probabilmente migliora se sei ubriaco visto che a un mio amico è piaciuto dopo mezzo litro abbondante di gin.
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    Willie Nelson - Midnight Rider

    CITAZIONE
    I gotta run to keep from hidin';
    I’m bound to keep on ridin'.
    An' I got one more silver dollar,
    An' I ain't gonna let 'em catch me, no:
    I ain't gonna let ’em catch the midnight rider.

    Well, these ain't my clothes I’m wearin',
    An' this ol' road goes on forever.
    An' I got one more silver dollar,
    An' I ain't gonna let 'em catch me, no:
    I ain't gonna let ’em catch the midnight rider.

    Well, I've gone by the point of carin';
    Some ol' bed, I’ll soon be sharin'.
    An' I got one more silver dollar,
    An' I ain't gonna let 'em catch me, no:
    I ain't gonna let ’em catch the midnight rider.

    An' I ain't gonna let 'em catch me, no:
    I ain't gonna let ’em catch the midnight rider.

    I ain't gonna let 'em catch me, no:
    I ain't gonna let ’em catch the midnight rider.

    I ain't gonna let 'em catch me, no:
    I ain't gonna let ’em catch the midnight rider.

    I ain't gonna let 'em catch me, no:
    I ain't gonna let ’em catch the midnight rider

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    E' strumentale quindi:


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    L'idea è buona, molto buona, il problema è che in certi passaggi l'autore ha fatto le cose troppo in fretta. Specialmente nell'età adulta, molte scene sono tagliate o descritte alla buona, mentre avrebbero dovuto avere maggiore risalto.
    Il libro in sè è carino, ma non vale il prezzo di vendita.
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    Quello che la maggior parte della gente sembra non capire (o non voler capire) è che l'aborto è una questione personale. La donna/ragazza vuole abortire? Sono cazzi suoi. Non vuole tenere quel bambino? Sono cazzi suoi.
    Tutti a dire "è una vita umana che distruggi" e cazzate simili, come se l'aborto potesse arrestare la crescita demografica (e come se ne avessimo bisogno di tale arresto); se la donna/ragazza non vuole portare avanti una gravidanza di nove mesi (con conseguenze del caso) per poi partorire e decidere cosa fare del bambino che, dite quel che volete, incide la coscienza molto più di un feto, deve poterlo fare.
    E che la Chiesa se ne stia fuori dalla discussione, hanno rotto abbastanza le palle coi DICO.
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    AltieriMagdeburg
    Titolo: L'Eretico
    Autore: Alan D. Altieri
    IBS
    CITAZIONE
    Tenebre. Non esiste altro nella Germania dell'anno Domini 1630. Carestia, morte, pestilenza provocate da una guerra che sembra eterna. Ma nemmeno questo bagno di sangue ferma Reinhardt Heinrich von Dekken, Principe di Turingia, uno dei nobili cattolici più potenti e temuti del Sacro Romano Impero della Nazione Germanica. Quello di Reinhardt, uomo nel cui passato grava un incubo che rifiuta di dissiparsi, è un disegno di potere destinato a sconfiggere il tempo. Nel perseguirlo, Reinhardt non ha esitazioni. Eppure, come in una profezia dell'Apocalisse, il suo destino è inesorabilmente legato a quello di un guerriero senza nome, enigmatico e letale: un eretico in nero che di Reinhardt sembra l'antitesi assoluta.

    I libri del ciclo:
    1 - L'eretico
    2 - La furia
    3 - Il demone

    Spero vada bene messo qui, è un romanzo storico dopotutto.

    Il primo libro della Trilogia di Magdeburg; per quel che ne so gli altri due sono già usciti.
    Nel pieno della Guerra dei Trent'anni la Germania è devastata dagli scontri, dal sangue e dalle atrocità. Nel caos, il principe Reinhardt von Dekken ha in mente un grande disegno per il suo paese: un regno unito, senza più contee e conflitti, sotto la sua autorità e la fede cattolica. Per fare questo è disposto a passare sopra a tutto, persino la sua stessa famiglia. Solo un uomo oserà contrastarlo: un viandante in nero, senza nome, un eretico, un guerriero dal passato oscuro e doloroso.

    Ok, detto così non sembra granchè ma vi assicuro che vale la pena leggerlo. Altieri è molto bravo nello scrivere, in uno stile crudo perfettamente in linea col periodo storico. E riesce a infilarci dentro anche un po' di filosofia. Davvero ben scritto.

    Edited by K.E.R - 12/7/2017, 22:28
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    Goethe era un genio nello scrivere.
    Lo sto rileggendo ora e l'effetto che mi fa è assurdo; in alcuni punti ti lascia una serenità totale addosso, in altri mi sono venuti i crampi allo stomaco come se fossi io Werther.
    E' un capolavoro.
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    CITAZIONE
    Allorché, per decreto delle potenze supreme, il Poeta
    appare in questo mondo attediato, sua madre
    impaurita e carica di maledizioni stringe i pugni
    verso Dio che l'accoglie pietoso:

    "Ah, perché non ho partorito un groviglio di vipere
    piuttosto che nutrirmi in seno questa cosa
    derisoria? Maledetta sia la notte d'effimeri piaceri in
    cui il mio ventre ha concepito la mia espiazione!

    Poi che m'hai scelta fra tutte le donne perché
    divenissi disgustosa al mio triste marito, non
    potendo rigettare nelle fiamme come un biglietto
    amoroso questo mostro intristito,

    farò ricadere il tuo odio che m'opprime sul maledetto
    strumento della tua cattiveria e torcerò talmente
    quest'albero miserabile che esso non potrà
    innalzare i suoi germogli impestati".

    Inghiotte così la schiuma del suo odio e, ignara degli
    eterni disegni, prepara essa stessa in fondo alla
    Geenna i roghi consacrati ai delitti materni.

    Tuttavia, assistito da un Angelo invisibile, il figlio
    ripudiato s'inebbria di sole, e in tutto quel che beve e
    che mangia trova ambrosia e nettare vermiglio.

    Gioca col vento, discorre con la nuvola, s'ubbriaca,
    cantando, del Calvario; e lo Spirito che lo segue nel
    suo pellegrinaggio, piange al vederlo gaio come
    uccello di bosco.

    Tutti coloro che egli vuole amare l'osservano
    intimoriti o, rassicurati dalla sua tranquillità, fanno a
    gara a chi gli caverà un sospiro, sperimentando su
    di lui la propria ferocia.

    Mescolano al pane e al vino destinati alla sua bocca
    cenere e sputi impuri; con ipocrisia buttano quanto
    egli tocca, s'incolpano d'aver posto il piede sulle sue
    orme.

    Sua moglie va gridando per le piazze: "Poi che mi
    trova tanto bella da adorarmi, farò come gli idoli
    antichi, come essi vorrò che egli m'indori, e m'indori
    ancora;

    m'ubbriacherò di nardo, di incenso e di mirra, di
    genuflessioni, di carne e di vino, per sapere se
    io possa, in un cuore che m'ammira, usurpare,
    ridendo, gli omaggi destinati alla divinità.

    E, stanca di queste farse empie, poserò su di lui la
    mia forte e fragile mano; le mie unghie, come quelle
    delle arpie, sapranno farsi strada sino in fondo al
    suo cuore.

    Simile ad un uccellino che palpita e che trema gli
    strapperò il rosso cuore dal petto e lo butterò,
    sprezzante, al mio animale favorito perché se ne
    sazi".

    Verso il cielo, ove il suo occhio mira uno splendido
    trono, il Poeta sereno leva le pie braccia, e i grandi
    lampi del suo spirito lucido gli precludono la vista
    dei popoli inferociti:

    "Sii benedetto, mio Dio, che concedi la sofferenza
    come un rimedio divino alle nostre vergogne e come
    l'essenza più pura ed efficace per preparare i forti
    a sante voluttà.

    So che tu tieni un posto al Poeta nelle file beate delle
    tue Legioni, e che tu l'inviti all'eterna festa di Troni,
    Virtù e Dominazioni.

    So che il dolore è la sola nobiltà cui mai potranno
    mordere e terra e inferno; e che per intrecciare la mia
    mistica corona si dovranno tassare tutti i tempi e tutti
    gli universi.

    Ma i gioielli perduti dell'antica Palmira, i metalli ignoti,
    le perle del mare, montati dalla tua mano, non
    basterebbero al bel diadema, chiaro, abbagliante;

    esso sarà pura luce attinta al focolare santo dei raggi
    primigeni, di cui gli occhi mortali, al massimo del loro
    splendore, non sono che specchi oscuri e lagrimosi".

    In francese viene decisamente meglio, ma vabbè
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    "Si inflisse quindi una ferita mortale al ventre; fasciata questa dai medici,poichè aveva meno sangue in corpo,minore forza,(ma) uguale animo, arrabbiato non solo più con Cesare ma anche con sè stesso,mise le mani nude nella ferita e non esalò quello spirito sprezzante e coraggioso ma lo cacciò fuori."

    Lettere a Lucillio,Seneca
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