Il caso Olivetti. La IBM, la CIA, la Guerra fredda e la misteriosa fine del primo personal computer della storia

~ Meryle Secrest

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    detto anche l'impanicato

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    Titolo: Il caso Olivetti. La IBM, la CIA, la Guerra fredda e la misteriosa fine del primo personal computer della storia
    Autore: Meryle Secrest
    Anno: 2020
    Editore: Rizzoli
    Pagine: 400
    Descrizione: Quella dell'Olivetti è la storia di un'eccellenza italiana. Nata a inizio Novecento dal genio irrequieto e anticonformista di Camillo, l'azienda è cresciuta all'insegna dell'innovazione, della cura al design e dell'attenzione alle esigenze dei dipendenti. L'impegno umano e professionale del fondatore e di suo figlio Adriano, decisi a coniugare progresso tecnologico e ideale socialista, non si è arrestato nemmeno nel Ventennio fascista; anzi, negli anni seguenti l'azienda ha sviluppato prodotti così belli e funzionali - la Lexikon 80, la Divisumma 24, la Lettera 22 - da essere inseriti nella collezione del MoMA di New York ed entrare nell'immaginario comune quali perfette incarnazioni del made in Italy. Portata ai vertici del settore proprio da Adriano, anche grazie al contributo di suo figlio Roberto e di ingegneri talentuosi come Mario Tchou, la Olivetti è arrivata a far concorrenza ai colossi americani dell'elettronica sviluppando il primo modello di desktop computer: il Programma 101, adottato persino dalla NASA. Poi, il declino. La morte di Adriano nel 1960, quella di Tchou nel 1961 e la chiusura dell'avanguardistico laboratorio di elettronica hanno sempre alimentato sospetti. Ma che cosa accadde davvero il 27 febbraio 1960 sul treno diretto in Svizzera, e l'anno successivo sul cavalcavia della Milano-Torino che conduceva al casello di Santhià? Attraverso interviste a storici, familiari, ex dirigenti e dipendenti, affiancate da un'attenta analisi dei documenti disponibili, Meryle Secrest ci racconta la fine di un'era e aggiunge un tassello fondamentale alla nostra comprensione dei fatti: il ruolo giocato dagli Stati Uniti e in particolare dalla CIA, anche dietro pressione dell'IBM. In un'avvincente ricostruzione di successi e tragedie, intrighi internazionali e beghe interne, l'autrice ci mette di fronte a una realtà innegabile: nel pieno della Guerra Fredda il progressista Olivetti era considerato una minaccia, e l'ascesa della sua azienda andava fermata con ogni mezzo.


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    La quarta di copertina parla di "un'avvincente ricostruzione". Le uniche due parole che non mi sentirei di utilizzare per commentare questo libro sono "avvincente" e "ricostruzione".
    Avvincente non lo è proprio, l'autrice espone i fatti con una prolissità che inizialmente avevo giudicato come un vezzo, ma con l'andare delle pagine ho compreso essere parte della struttura a tesi. La prima metà del libro è infarcita di copia e incolla da Lessico famigliare, famoso libro di Natalia Ginzburg, che a quanto pare non ho più bisogno di leggere. Le lunghe e prolisse citazioni servono a farci inquadrare Camillo, Adriano e Roberto Olivetti anche da un punto di vista della loro vita privata. Capisco tale esigenza in un contesto, quello dell'imprenditoria familiare all'italiana, in cui spesso affari e relazioni sono strettamente collegate. Ciò che non condivido è il metodo, pagine e pagine su fatti che sarebbe bastato enunciare e magari sviscerare più a fondo in una nota (o consigliando la lettura del romanzo della Ginzburg).
    La parte storica del libro, riguardante i fatti del periodo fascista e dello sbarco degli alleati, non è malaccio, se ci si tura il naso di fronte alla percezione romantica che hanno alcuni anglosassoni della società italiana novecentesca, quasi come fossero esploratori che devono descrivere una tribù di selvaggi nella giungla, anche quando come in questo caso si tratta di un giudizio piuttosto bonario.
    Al culmine del racconto, dopo aver sopportato prolissità, idee romantiche e alcune - bisogna ammettere - interessanti ricostruzione storiche (e probabilmente un profilo adeguato fatto degli Olivetti e in particolare di Adriano, personaggio che effettivamente spicca per le sue molteplici qualità e contraddizioni, apparendo come un unicum nella storia dell'imprenditoria italiana), c'è il mistero, ciò a cui viene fatta allusione nel titolo e nel sottotitolo.
    Ora vengo al punto sulla parola ricostruzione. La ricostruzione implica fonti storiche, nuove "prove", fatti accertati. L'azione del ricostruire suggerisce appunto il rimettere insieme i pezzi aggiungendo magari il pezzo mancante. Oppure, dare una nuova lettura a fatti già conosciuti prendendo in considerazione una nuova notizia celata al momento della prima costruzione.
    Qui non c'è alcuna ricostruzione, c'è soltanto l'allusione. Si opera per sillogismo:

    Dato che la tale persona aveva collaborato con i servizi segreti americani durante la guerra ed era diventato un obiettivo sensibile, e dato che i servizi segreti americani a volte eliminavano i loro obiettivi...

    Non conclude neanche la frase, lascia aperto il tutto come a dire "metteteci voi la risposta finale". Io vi ho dato il contesto, vi ho documentato che c'erano rapporti con i servizi segreti. Vi ho detto che i servizi segreti americani tramite il Gladio e il Piano Marshall influenzavano la politica, l'economia e la società italiana (Grazie per la notizia bomba, non l'avrei saputo altrimenti), voi dovete solo fare due più due.
    Ricordo che stiamo parlando di una famosa biografa, finalista del Pulitzer nel 1980, non di un tizio qualsiasi che scrive sui social...

    Questa però non è affatto una ricostruzione, è solo una (neanche tanto velata) presa in giro.
    Ma tanto che ce ne frega, l'editoria deve vendere, mica deve pubblicare libri affinché siano letti.

    Edited by Don'tPanic - 15/1/2024, 13:30
     
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