Una donna può tutto. 1941: volano le Streghe della notte

~ Ritanna Armeni

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    Titolo: Una donna può tutto. 1941: volano le Streghe della notte
    Autore: Annarita Armeni
    Anno: 2018
    Editore: Ponte delle grazie
    Pagine: 240
    Descrizione: Le chiamavano Streghe della notte. Nel 1941, un gruppo di ragazze sovietiche riesce a conquistare un ruolo di primo piano nella battaglia contro il Terzo Reich. Rifiutando ogni presenza maschile, su fragili ma agili biplani, mostrano l’audacia, il coraggio di una guerra che può avere anche il volto delle donne.
    La loro battaglia comincia ben prima di alzarsi in volo e continua dopo la vittoria. Prende avvio nei corridoi del Cremlino, prosegue nei duri mesi di addestramento, esplode nei cieli del Caucaso, si conclude con l’ostinata riproposizione di una memoria che la Storia al maschile vorrebbe cancellare.
    Il loro vero obiettivo è l’emancipazione, la parità a tutti i costi con gli uomini. Il loro nemico, prima ancora dei tedeschi, il pregiudizio, la diffidenza dei loro compagni, l’oblio in cui vorrebbero confinarle.
    Contro questo oblio scrive Ritanna Armeni, che sfida tutti i «net» della nomenclatura fino a trovare l’ultima strega ancora in vita e ricostruisce insieme a lei la loro incredibile storia.
    È Irina Rakobolskaja, 96 anni, la vice comandante del 588° reggimento, a raccontarci il discorso, ardito e folle, con cui l’eroina nazionale Marina Raskova convince Stalin in persona a costituire i reggimenti di sole aviatrici. È lei a descriverci il freddo e la paura, il coraggio e perfino l’amore dietro i 23.000 voli e le 1100 notti di combattimento. E a narrare la guerra come solo una donna potrebbe fare: «Ci sono i sentimenti, la sofferenza e il lutto, ma c’è anche la patria, il socialismo, la disciplina e la vittoria. C’è il patriottismo ma anche l’ironia; la rabbia insieme alla saggezza. C’è l’amicizia. E c’è – fortissima – la spinta alla conquista della parità con l’uomo, desiderata talmente tanto – e questa non è retorica – da scegliere di morire pur di ottenerla».
     
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    Nonostante la penna della Armeni non mi abbia convinto, il libro mi è piaciuto molto. Racconta una storia di cui ero totalmente ignara prima che la copertina attirasse la mia attenzione per caso in libreria. Odio dire che una lettura possa essere necessaria, ma di fatto penso che questa un po' lo sia. è una storia importante da conoscere a prescindere dall'interesse che si può nutrire per la lotta femminista. Una storia avvincente supportata dall'evidente lavoro di ricerca coadiuvato dalla collega Eleonora Mancini. Le due autrici hanno passato davvero molto tempo con la protagonista del libro e la bontà della fonte traspare dalla scrittura, a volte molto grezza, che la Armeni ha adottato. Non era necessario aggiungere poi molto ad una testimonianza così potente e ad una storia così incredibile. Purtroppo però ho da dire che ho trovato lo stile troppo giornalistico per i miei gusti, che cozza con la narrazione più romanzata da lei scelta per raccontare i fatti. Anche le espressioni sono povere, immagino l'intento fosse quello di realizzare un prodotto accessibile al lettore più comune (e si sa che in Italia siamo fin troppo analfabeti), ma a mio avviso impoverisce davvero molto la forza del racconto nelle sue parti più cruciali. Nulla che un buon dizionario di sinonimi e contrari non avrebbe potuto fare. Un lessico più impattante e qualche parolina più ricercata non avrebbero guastato (anche solo per evitare ripetizioni). Ad ogni modo, lo consiglio davvero.
     
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