Dottor futuro ~ Philip K. Dick

Libro autunno 2022 dal 5 ottobre al 21 dicembre 2022

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    "Il mio tempo non è ancora venuto; alcuni nascono postumi"

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    Titolo: Dottor futuro
    Autore: Philip K. Dick
    Anno: 2019
    Editore: Fanucci
    Pagine: 156
    Descrizione:
    Jim Parsons è un medico di talento, abile nelle più avanzate tecniche mediche e occupato a salvare vite umane. Ma un incidente stradale lo proietta improvvisamente a centinaia di anni di distanza, nella San Francisco del futuro, dove Parsons scopre con orrore una civiltà incredibilmente avanzata dal punto di vista genetico, ma guidata da discutibili valori etici e in preda a lotte intestine tra fazioni rivali; una società che abbraccia il culto della morte e si fonda sulla distruzione e sulla violenza. Si trova quindi intrappolato tra il suo istinto, che lo spingerebbe a guarire le persone, e il conflitto con una realtà in cui è illegale impegnarsi per salvare vite umane. Ma Parsons non è l'unico a credere che la vita abbia un valore da preservare; e coloro che condividono le sue convinzioni stanno mettendo a punto dei piani per sfruttare le sue competenze mediche e salvare così un'idea di futuro.

    Edited by K.E.R - 27/11/2022, 18:54
     
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    権叔父

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    Devo dire che il libro mi ha molto colpito per la profondità con cui vengono raccontare le vicende. L'anno scorso ho letto Io sono vivo, voi siete morti, la biografia di Dick scritta da Carrère, e l'immagine che me ne ero fatto non era molto lusinghiera: pressappoco quella di un tossicodipente ipocondriaco con tratti maniacali che si nutriva di romanzetti di infima categoria dalle teame stereotipate. Insomma, le premessi non erano delle migliori e non mi sono mai spiegato il perché di una così grande fama di questo scrittore che in molti non digeriscono.
    Dr. Futuro mi ha dimostrato che mi sbagliavo:
    L'idea di un uomo proiettato nel futuro avrebbe potuto facilmente essere realizzata con un romanzo di avventure rocambolesche; il filo conduttore del romanzo è invece la continua tensione del protagonista in bilico tra ciò che è giusto fare e ciò che risulta più conveniente per sé e per la propria vita.
    Probabilmente Parsons rispecchia un atteggiamento emergente nell'America del tempo, il relativismo culturale: sebbene inizialmente sia molto scosso e sgomento dalla società del futuro, gradualmente ne capisce il funzionamento, gli scopi e i presupposti e sebbene non si trovi mai d'accordo con essi non biasima li biasima perché portatori di valori completamente diversi dai suoi. Del resto, arriva a mettere in dubbio i suoi stessi valori in più di un punto. "Quale delle due cose era più sensata? Questa integrazione della morte nella società, o il rifiuto nevrotico della sua società anche solo di considerare la morte?"
    Si parla anche di un punto di vista oramai divenuto di dominio comune: il rifiuto del passato storico delle nazioni americane scritto da conquistatori bianchi schiavisti, crudeli e guidati unicamente dal profitto, nonché la simpatia per i popoli oppressi, anche quando è l'oppressione di quegli stessi popoli ad aver cementato le nazioni stesse.
    Riguardo al piano di tornare indietro nel tempo e fare in modo che gli indios diventassero la razza dominante, Parsons, un bianco, pensa "c'è senz'altro giustizia in ciò. Cruda, bruta. Ma non poteva trattenere un moto di tacita simpatia." Del resto, è l'autore stesso a mostrare i limiti e le ipocrisie di questo punto di vista, non solo per quanto riguarda Parsons ma riguardo a tutta la tribù del Lupo: se rimanessero intrappolati nel passato infatti tutti preferirebbero prendere la prima nave per andare nella civilizzata Inghilterra che restare con le tribù degli avi che risiedevano nei territori di Nova Albion.


    Ho apprezzato molto meno la parte dello sviluppo "personale" delle vicende di Parsons: ogni volta che sento parlare di viaggi nel tempo mi scontro con l'incredulità dovuta agli innumerevoli paradossi a cui si va incontro.
    Inoltre c'è anche il problema filosifico del libero aribitrio che il tipo di universo che Dick sceglie di descrivere comporta sempre.

    Insomma, un libro molto più denso e avvincente di quanto mi aspettassi, anche se essendo abituato da anni e anni di film e serie tv dalla trama simile la storia in sé non ha suscitato più di tanto il mio interesse.
     
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    Scusate ma io l'ho iniziato e abbandonato dopo una ventina di pagine... Dick mi risulta proprio indigesto.
     
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    CITAZIONE (K.E.R @ 20/10/2022, 18:10) 
    Scusate ma io l'ho iniziato e abbandonato dopo una ventina di pagine... Dick mi risulta proprio indigesto.

    Mi fai coraggio... :-__-:
     
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    "Il mio tempo non è ancora venuto; alcuni nascono postumi"

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    lo inizio stasera: Taksya, ti faccio sapere... =)
     
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    Questo è il secondo libro che leggo di PKD. Anche questa volta, seppur il protagonista del libro mi risulti piuttosto fastidioso, l'autore riesce a tenermi incollata alle pagine coinvolgendomi e stupendomi. Dopo una prima parte più lenta perchè descrittiva dalla metà in poi la trama è riuscita a intrigarmi, pervasa com'è da colpi di scena, incertezza, rivelazioni. Parecchi gli spunti di riflessione e i temi forti: il colonialismo, la bioetica, la dicotomia vita-morte.
    E' un libro che dialoga più con la mente piuttosto che coinvolgere emotivamente... oppure.... forse tra le arzigogolazioni cervellotiche di questo scrittore, nascosto tra le righe, c'è molto di emotivo. O, altra possibilità, la lettura di questo libro, tra viaggi del tempo e interferenze nel passato, mi ha gettato in riflessioni troppo (im)probabilistiche ^U^
    Non so... fatto sta: mi piace questa mancanza di punti di riferimento e certezze che caratterizza (o sembra caratterizzare: ho letto solo due libri di Dick) i libri di questo autore!
     
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    Un romanzo di pkd con viaggi nel tempo e navicelle spaziali. È quasi strano.
     
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    Io sto continuando a leggerlo... ma trovo la storia gestita malissimo e, come sempre, nessun personaggio anche solo sopportabile.
     
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    23% e mi sta piacendo parecchio.
     
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    Sarà la traduzione datata, non avevo voglia di cercare l'originale, ma a me pare ai livelli di una brutta fanfiction... 🤷🏼‍♀️
     
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    Lascio che le cose mi portino altrove

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    Allora, rispondendo per prima cosa a Zio Gon su Carrére, dopo aver letto (o iniziato e abbandonato) diverse sue cose e ascoltato alcune interviste la mia impressione è che sia un pomposo testa di cazzo, un presuntuoso pieno di sé che con la scusa di parlare degli altri in realtà mira a pavoneggiarsi, mettendosi al centro di ogni romanzo/biografia.
    Quindi (a) non mi stupisce che PKD filtrato dai suoi occhi ti abbia dato una pessima impressione e (b) ignorerei tranquillamente quanto scritt dal francese.

    -------

    Dicevo.
    Un libro di PKD insolito almeno per le cose che ho sempre letto io, quelle che me lo hanno fatto amare. E' un romanzo di fantascienza. Ha una trama chiara, lineare (più o meno), non ci sono dubbi-paranoie-ansie patologiche. In un romanzo di PKD il protagonista sarebbe stato Corith, il punto di vista sarebbe stato il suo: è l'unico protagonista davvero "dickiano" se mi passate il termmine. La storia "potrebbe ma non è". I personaggi comunque ci sono, e Stenog è il prototipo di tanti villain che si troveranno più avanti. Qui però ivece abbiamo il pdv di un dottore, che agisce, si muove, riflette ma non è capace di andare a fondo con i dubbi esistenziali. Per cui spiazzata dalla rivoluzione (che poi probabilmente è una questione temporale, vedo che il libro è 'solo' del 1960) mi sono trovata a leggere un libro che di fatto non sembra di PKD.

    Fatta questa seconda premessa, posso dire che non mi è dispiaciuto. Il tema è un deja vu, affrontato molto (e meglio) da mostri come Asimov, eppure tutto sommato si legge con piacere, più emotivo che mentale. Non lascia molto, non turba particolarmente gli animi, per cui per essere un libro scifi non mi è dispiaciuto, per essere un libro di pkd mi ha un po' deluso.

    CITAZIONE (mercoledì @ 29/10/2022, 17:48) 
    Parecchi gli spunti di riflessione e i temi forti: il colonialismo, la bioetica, la dicotomia vita-morte.

    Tanti temi, vero, ma lasciati morire, senza andare mai a fondo.

    Probabilmente molte cose vanno contestualizzate, e tante riflessioni che abbiamo sviscerato negli ultimi 60 anni al tempo erano nuove o forse molto più sentite e quindi ci troviamo spaesati. Resta il fatto che purtroppo per quanto avvincente è rimasto sempre un po' superficiale, puntando molto più sulla trama che non sulla mente.
     
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    65%: in questo periodo pesantuccio è una lettura perfetta, molto interessante per molti versi. La sua prosa semplice ma comunque densa facilita la lettura.
     
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    62 anni e non sentirli. Molto interessanti le riflessioni circa i costumi delle società con cui il nostro Dottore si interfaccia e anche l'autocritica su ciò che dà per assodato e quindi come comportamento corretto inerenti la propria. Lettura fresca, avvincente e i paradossi temporali, a dozzine, sono gestiti con una bravura e maestria tali da renderli semplici e lineari. Per apprezzarlo appieno e non perdere i passaggi logici è consigliata la lettura sprint. PKD, ci rivedremo :P

    Voto 4/5

    Edited by Elianto782 - 20/11/2022, 15:32
     
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    :bah: credo di aver letto un libro diverso... prima o poi lo commento.
     
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    Alla fine sono riuscito a leggerlo anche io. Concordo con quanto detto finora. Un Dick diverso dal solito, ottimi spunti, ma abbandonati un po' per strada. Forse la colpa è della trama lineare, come diceva Ln, che non ha permesso troppe divagazioni filosofiche approfondite come spesso si trovano nei suoi romanzi.
    Mi ha meravigliato soprattutto il fatto di aver usato l'espediente dei viaggi nel tempo in questo modo, andando a fare un gioco di incastri, senza neanche accennare ad eventuali paradossi o simili e, anzi, dando per scontato che ogni azione deve essere dettata più dal giustificare un futuro che si sa essersi verificato anziché perseguire magari il proprio volere/intento. Ma forse è proprio l'intenzione di Dick che vuole farci riflettere sul fatto che nonostante i desideri dei protagonisti, l'esito dei loro sforzi era già insito nel loro tentativo stesso. C'è un passaggio che mi è piaciuto particolarmente che mi ha fatto riflettere su questa cosa:

    CITAZIONE
    Quello che mi sconcerta proseguì Stenog è che abbiamo interrotto gli esperimenti sul viaggio nel tempo circa otto anni fa. Il governo, voglio dire. È stato enunciato un principio che dimostrava che il viaggio temporale era un'applicazione limitata del moto perpetuo e, quindi, una contraddizione delle sue stesse leggi. Cioè, se uno volesse inventare una macchina del tempo, dovrebbe solo giurare o predire che, una volta costruita e messa a punto la macchina, la userà innanzitutto per tornare indietro nel tempo, al momento in cui si è interessato all'idea. — Stenog sorrise. Consegnando così - l'apparecchiatura finita e funzionante alla versione antecedente di se stesso. Questo non è mai accaduto; evidentemente, il viaggio temporale è irrealizzabile. Per definizione, il viaggio temporale è una scoperta che, se fosse possibile, sarebbe già stata fatta. Forse ho semplificato eccessivamente l'esempio, ma in sostanza...

    Serve quasi a giustificare l'esistenza stessa del romanzo.

    In conclusione, un romanzo interessante, non tra i suoi migliori, ma comunque spunto di interessanti riflessioni.
    Putroppo però non c'era alcun altro romanzo citato.
     
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16 replies since 11/9/2022, 14:01   234 views
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