I miei giorni nel Caucaso

~ Banine

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    Titolo:I miei giorni nel Caucaso
    Autore:Banine
    Anno:2020
    Editore: Neri Pozza
    Pagine: 302
    Generi: Biografia, Autobiografia

    Descrizione:
    «Una narrazione in equilibrio tra tenerezza e humour. Un memoir famigliare che dice lo svanire di un mondo e l'aurora di una nuova vita». Tiziano Gianotti – D Repubblica

    Baku, 1905. Nascere in una famiglia scandalosamente ricca - il capostipite, Assadullah, nato contadino, morì milionario grazie al petrolio zampillato dal suo campo pieno di sassi - ma allo stesso tempo altrettanto stravagante e popolata da loschi individui, porta con sé sicuri privilegi e indubbi grattacapi. Ultima di quattro sorelle, Banine viene alla luce in un giorno d'inverno movimentato da scioperi, pogrom e altre manifestazioni del genio umano. Nonostante questo, la sua infanzia trascorre felice, allietata dalle torte rigonfie di crema di Fräulein Anna, balia tedesca, e dalle perenni recriminazioni in azero della nonna paterna, una creatura stupefacente, un gigante sbucato da una fiaba di Perrault. Ogni anno la famiglia trascorre diversi mesi in campagna. La casa è grande, eppure a malapena sufficiente a ospitare l'orda che la invade in primavera: la temibile nonna con le sue innumerevoli serve; la figlia maggiore con il marito, la minore senza marito; i loro cinque figli, terrore di Fräulein Anna, bugiardi, ladri, spioni e quant'altro; infine, il figlio più piccolo della nonna, l'infantile e allegro zio Ibrahim, ancora celibe. Là dove i doveri diminuiscono, la libertà cresce, il tempo favorisce i giochi - le zie sono tutte avide giocatrici di poker, passione che coltivano assieme a quella per la maldicenza - e, soprattutto, le liti. Nella famiglia di Banine i litigi hanno infatti un ruolo fondamentale, e per due ragioni: una è da attribuire al temperamento violento e naturalmente predisposto alla lite di tutti i suoi membri; l'altra è l'eredità. La famosa, eterna, inafferrabile eredità, quella che bisogna dividere dopo la morte del capostipite. Questa vita di splendori e baruffe è tuttavia destinata a subire un drastico mutamento. La Rivoluzione d'Ottobre porterà il caos nel Caucaso, una dittatura militare, dominata dagli armeni, prenderà il potere a Baku e darà la caccia ai ricchi azeri, costringendo Banine e la sua famiglia a una precipitosa fuga... Memoir animato da un irresistibile humour, "I miei giorni nel Caucaso" ritrae la vita e il mondo che rendevano un tempo attraenti le rive del Caspio.
     
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    Solo a causa del tempo risicato ho impiegato oltre un mese nella lettura di quello che invece è un romanzo incredibilmente scorrevole.

    L'autobiografia di Banine, scrittrice, modella, traduttrice prima di diventare tutto ciò, è un romanzo "leggero" - e non in senso di contenuti, ma di scorrevolezza e ironia. La trama è una vita all'alba del cambiamento.
    Troviamo in questo romanzo il ritratto di una grande famiglia tradizionale, ricchissima, con una parte radicata nella religione e nelle tradizioni, un'altra scandalosamente aperta al mondo moderno. Entrambe saranno allo stesso tempo travolte dagli eventi della rivoluzione, che arriverà a scardinare le certezze, togliere le ricchezze e costringere tutti a cambiare, anche l'immutabile nonna. Baku dell'inizio del secolo scorso è teatro e protagonista a sua volta.
    In particolar modo, le vicende della vita nella casa di campagna, quando uno stuolo di parenti povere si affaccenda intorno alla vecchia matrona che tutti odia tranne i nipoti, e degli scherzi crudeli dei cugini sono dipinte con tale accuratezza che sembra di essere lì, tra i profumi e il caldo dell'estate mediorientale.
    Gli strali della nonna, la seconda moglie del padre, i matrimoni combinati di sorelle e cugine, i bolscevichi che requisiscono le case e stravolgono le abitudini: tutto è narrato con una delicata ironia, uno sguardo che si finge scanzonato ma che guarda in profondità i temi dello scontro tra culture differenti.

    Lettura consigliata!
     
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