La casa della moschea

~ Kader Abdolah

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    Titolo: La casa della moschea
    Autore: Kader Abdolah
    Anno: 2005
    Editore: Iperborea
    Pagine: 512
    Descrizione:
    «Ho scritto questo libro per l’Europa. Ho scostato il velo per mostrare l’Islam come modo di vivere... un Islam moderato, domestico, non quello radicale.» È tornando all’Iran delle sue radici che l’autore migrante di Scrittura cuneiforme si fa tramite tra culture, raccontando l’epopea di un’influente famiglia persiana i cui destini s’intrecciano alla storia del suo popolo, una saga che fa vivere dall’interno e capire le trasformazioni cruciali di un paese sempre al centro degli equilibri mondiali, negli anni che vanno dallo sbarco sulla Luna alla fine della guerra con l’Iraq, dal regime dello scià al post-Khomeini. Un romanzo che ha affascinato i lettori olandesi al punto da votarlo come secondo miglior libro mai scritto nella loro lingua, e con cui Abdolah segna la sua sofferta e complessa riconciliazione con il proprio passato. È Aga Jan il personaggio centrale, ricco mercante e capo del bazar di Senjan, nel cuore della Persia, patriarca della casa della moschea, dimora secolare dove regna l’armonia delle antiche tradizioni e, all’ombra dei minareti, si annodano amori, matrimoni, sogni, tresche e preghiere come i fili dei tappeti. Finché il vento della Storia irrompe nella casa e trascina con sé i figli della moschea, rendendoli protagonisti degli eventi più drammatici. Se il nipote Ghalghal diventerà addirittura braccio destro di Khomeini, nessuno si sottrae alle responsabilità del momento: chi lotterà contro l’oppressione, chi ne sarà strumento, chi farà esplodere i cinema e chi con la sua videocamera registrerà i fatti che faranno il giro del mondo. Solo il saggio e paziente Aga Jan rimane nell’occhio del ciclone, testimone del presente e custode del passato, fedele alle sue radici e a una religiosità che offre un’immagine dell’Islam ben diversa da quella trasmessa dai media occidentali, una fede profondamente umana.

     
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    Anche questo romanzo è un pugno. Conoscevo la storia dell'Iran, poco, grazie sicuramente a Persepolis - che però ha una visione "limitata" (nel tempo, per forza di cose , legata all'età dell'autrice), e ovviamente completamente opposta rispetto a quella dei protagonisti.
    Qui abbiamo un romanzo che si snoda nel corso di decenni, con un punto di vista tutto maschile sui cambiamenti avvenuti in Iran. Il grande pregio di questo romanzo è sicuramente la capacità di trascinarti nella Storia, e pur non condividendo assolutamente il punto di vista, le aspirazioni e la fede conservatrice dei protagonisti, non può che risultare coinvolgente fin dall'inizio. Ed è proprio grazie questo coinvolgimento "distaccato" (è stato impossibile immedesimarmi per me) che si capisce la grandezza della storia e la forza di questo racconto. Infatti non si può non inorridire, non sentirsi male seguendo gli eventi della rivoluzione.
    L'astio provato per le ragioni di Aga Jan non viene meno, eppure non si può non solidarizzare con lui, mentre la famiglia si sgretola sotto l'avanzata degli ayatollah.
    E' costruito in maniera perfetta, con uno sprofondare molto graduale da un periodo idilliaco (per Aga Jan & co.) a un affermarsi di valori che minano il tradizionale patriarcato , la speranza di una repressione dell'avanzare di questi s-costumi occidentalizzanti e poi il precipitare degli eventi quando chi era all'inizio degli eventi visto come "salvatore" in grado di ripristinare la legge e usi e costumi mostra il suo lato estremista e porta all'estremo la rivoluzione. Come se fosse una cosa nuova.
    E' stato comunque interessante prendere per una volta un punto di vista che non strizza l'occhio all'occidente, ma è critico nei confronti dell'America ed estremamente critico nei confronti dello Scià. Apre in ogni caso a riflessioni e opinioni che spesso si perdono nella piega degli eventi, nella tendenza tutta moderna a vedere le cose senza sfumature.
     
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