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Titolo: Il silenzio delle ragazze
Autore: Pat Barker
Anno: 2018
Editore: Einaudi
Pagine: 344
Descrizione:
Quando Lirnesso viene conquistata dai Greci, Briseide, sopravvissuta al massacro della sua famiglia, viene portata via dalla città come un trofeo e consegnata ad Achille. A diciannove anni diventa concubina, schiava, infermiera, assecondando qualunque necessità dell'eroe splendente. Ma non è sola. Insieme a lei innumerevoli donne vengono strappate dalle loro case e consegnate ai guerrieri nemici. Ed è così che confinate nell'accampamento – e nella tenda di Achille – Briseide e le sue compagne assistono alla guerra di Troia e raccontano ciò che vedono. Episodi entrati nel mito, ma anche quelli che non sono stati registrati dalle cronache ufficiali perché legati alla miserabile vita delle ragazze. Da Agamennone a Odisseo, da Achille a Patroclo, da Elena a Briseide, Pat Barker racconta la guerra più famosa di tutti i tempi dal punto di vista delle donne.
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Non un capolavorone (e neanche ho mai creduto che lo fosse sinceramente), ma ha comunque soddisfatto le mie aspettative e mi ha lasciato anche piuttosto turbata. Contrariamente ad altri libri che ho letto sull'ondata del revival degli ultimi anni, questo è forse l'unico oltre a Circe che mi ha trasmesso un bel senso di angoscia. Il riferimento al titolo si ritrova spesso nelle pagine povere di dialoghi come anche nelle descrizioni tendenti al visivo e all'olfattivo più che all'uditivo. Purtroppo la penna della Barker non si è rivelata efficace come quella della Miller nelle summenzionate descrizioni, ma ce la facciamo andare bene comunque.
In generale mi sembra che l'amalgama di tutto riesca a rendere bene lo schifo che devono aver passato queste povere donne e in non poche occasioni ho avvertito fastidio. Tutti gli stupri subiti da Briseide sono trattati con così tanta freddezza che, almeno su di me, hanno avuto un effetto quasi ritardante. Nel senso: la faccenda di per sé a volte viene trattata come fosse una spiacevolezza e basta, quindi la reale portata della violenza mi arrivava dritta in pancia solo dopo qualche minuto.
La caratterizzazione dei personaggi secondari l'ho trovata molto classica, a tratti favolistica. Ma insomma queste sono tra le storie più antiche che abbiamo, quindi è comprensibile. Mi è dispiaciuto non riuscire a sentire meglio il legame tra Patroclo, Achille e Briseide. Come triangolo secondo me poteva essere oliato meglio e non limitato a osservazioni su quanto l'amore per Patroclo legasse loro due o su quanto quest ultimo fosse gentile con Briseide. Insomma non mi aspettavo il threesome, ma qualcosa di più presente e meno sottile forse ci stava.
In generale se fosse stato un libro da almeno 400 pagine e si fosse dilungata su alcune cose, non mi sarebbe dispiaciuto (per quanto in alcuni passaggi invece si rivelasse un po' noiosetta).
P.S. Ne Il canto di Calliope è presente una scena dove Briseide incontra Criseide per la prima volta. Forse la mia parte preferita di tutto il libro.. -
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Sono a circa metà: non so ben spiegarmelo ma lo sento lento. Che mi stia trasmettendo l’angoscia e la percezione del tempo di Briseide? . -
.Sono a circa metà: non so ben spiegarmelo ma lo sento lento. Che mi stia trasmettendo l’angoscia e la percezione del tempo di Briseide?
Ci ho pensato anche io e ancora non sono convinta che fosse del tutto voluto. Ma visto che gli abbiamo trovato un senso, diamolo per buono LOL.. -
.Sono a circa metà: non so ben spiegarmelo ma lo sento lento. Che mi stia trasmettendo l’angoscia e la percezione del tempo di Briseide?
La seconda parte del libro mi sta scorrendo non tanto lentamente, quanto noiosamente, e credo che sia per via del fatto che non mi andava che l'attenzione fosse catturata così tanto dal personaggio Achille e i suoi mommy issues. Per quanto tutte queste attenzioni lo rendano sempre meno mostruoso e quindi sempre più umano, alla fine i riflettori sono, in ogni Iliade, puntati per lo più su di lui, ragion per cui ho apprezzato poco la scelta. Mi mancano una trentina di pagine alla fine.. -
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L'ho finalmente finito! SPOILER (clicca per visualizzare)le scene finali con Polissena sono fra le più strazianti
Nel complesso, nonostante non abbia particolarmente apprezzato il molto tempo dedicato ad Achille e alle sue turbe, trovo che sia stato importante per trasmettere l'umanità del macellaio inizialmente presentato come un mostro: per sottolineare, quindi, che è proprio parte della sua umanità a sostenere il perpetuarsi degli orrori della guerra, che non si tratta di qualcosa a essa avulsa. Il suo personaggio sfaccettato non mostra pentimento, e se ci si avvicina, il sentimento coesiste con la necessità di portare comunque a termine la guerra, il suo dovere di maschio combattente, perché è così che deve andare: alle donne si addice il silenzio, agli uomini la barbarie della lotta, un destino a cui non è concesso scappare per volere delle condizioni create dagli stessi uomini, in un delirio circolare di sangue e violenza.
E in termini di violenza il libro non fa alcuno sconto. La crudezza lo caratterizza dall'inizio alla fine, e non per un perverso gusto del macabro, quanto, appunto, nei termini di questo destino ineluttabile deciso da altri a cui ci si può sottrarre solo con la morte (e quindi andandogli incontro volontariamente). Se consideriamo questo come scopo del libro, scopo praticamente dichiarato nella chiosa finale, esso è perfettamente raggiunto: mostrare pienamente l'orrore dietro alla narrazione eroica.
E' un libro molto femminista, che non risparmia critiche ai concetti patriarcali interiorizzati dalle donne stesse.SPOILER (clicca per visualizzare)l'accettazione supina dello status di moglie di Tecmessa, l'odio di Briseide nei suoi confronti (poi fortunatamente venuto meno) e soprattutto l'utilizzo di Elena come capro espiatorio da parte della comunità tutta, con una accettazione passiva della narrazione dominante da parte delle donne
Non so se stilisticamente lo abbia apprezzato del tutto, però penso sia un libro che centri molto bene i suoi bersagli.. -
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terminata anch'io la lettura e sono un pò perplessa..
idea e intenzione lodevole quella di portare avanti un punto di vista diverso e (forse?) più complesso di una storia raccontata spesso attraverso lo sguardo e gli ideali di eroi e guerrieri ma ho avuto l'impressione che l'autrice si sia persa strada facendo (o pagine sfogliando ) approdando ancora ad una visione dicotomica: buoni vs cattivi, donne vs uomini. Ho avuto la sensazione, a lettura ultimata, che il messaggio fosse: uomini = brutti, sporchi e cattivi; donne = vittime inermi. Troppo spazio lasciato ad Achille e troppo poco sfuggevole e fugace il punto di vista delle donne, che non hanno combattuto in campo aperto ma hanno vissuto la guerra tanto quanto gli uomini (chissà se forse anche di più?) .
Insomma, una buona lettura che lascia un retrogusto amarognolo.. -
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Devo dire che invece io in questo sono piuttosto in disaccordo. . -
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È proprio questo il bello della lettura condivisa: diversi punti di vista e il loro confronto . -
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Finito pure io! Senza infamia e senza lode ma una discreta opera. Concordo con voi, ad un certo punto si entra in un loop in cui il tempo pare si fermi e non trascorra piu', interiorizzando quello che vive e subisce Briseide. Avrei dato anche io meno spazio ad Achille ma è stato utile vedere le sue debolezze ma soprattutto l'interessante confronto con Priamo. Comunque Paride ha sempre tanti begli apprezzamenti in qualunque trasposizione .