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Titolo Il cacciatore di orfani
Titolo originale DNA
Titolo inglese The legacy
Autore Yrsa Siguršardóttir
Serie Children's House #1
Traduttore Stefano Massaron
Genere thriller
Paese Islanda
Lingua islandese
Prima edizione 2014
Prima edizione italiana 2018
Editore italiano Mondadori
Pagine 408
Trama
Il rituale con cui č stato commesso l'omicidio allude chiaramente a una punizione. Ma quale colpa puņ giustificare una simile brutalitą? L'unica persona in grado di rispondere č la figlia della vittima, una bambina di sette anni ritrovata nella stanza in cui sua madre č stata uccisa. Ma la bambina non parla.
Fresco di promozione, il detective Huldar si rivolge a Freyja, una psicologa specializzata in traumi infantili, per cercare di raccogliere indizi che solo la bambina puņ rivelare. A Freyja l'idea di collaborare con Huldar non va per nulla a genio: mai avrebbe pensato di trovarsi sul lavoro l'uomo incontrato per caso in un bar e con cui ha trascorso una notte occasionale.
Nel frattempo il killer non smette di mietere vittime e disseminare strani messaggi: una serie di indecifrabili combinazioni numeriche, rivolte particolarmente a un solitario radioamatore.
Perché? Quale oscuro messaggio nascondono?
Acclamata come la maggior scrittrice islandese di thriller, Yrsa Siguršardóttir inaugura una serie straordinaria con al centro una coppia di investigatori imbattibile: un poliziotto e una psicologa, un tempo amanti e ora ai ferri corti, costretti a portare a termine la loro indagine pił difficile.„„„„„„„„„„
Primo libro letto di Yrsa Siguršardóttir, scelto in base allo prezzo e per il fatto che era il primo di una serie. Devo ammettete di essere rimasta soddisfatta.
Rispetto al solo altro islandese letto (Arnaldur Indrišason) e ad altri nordici vari, ho trovato l'insieme molto meno deprimente e i personaggi pił solari (nessun depresso cronico, vittime della societą o sfigati in genere).
I due protagonisti, la psicologa Freyja e il poliziotto Huldar, e i loro comprimari hanno vari problemi (familiari e non), ma non sembrano sempre sull'orlo del suicidio.
La trama, pur svelando il trucco nel prologo, non offre nessun indizio sull'identitą del colpevole fin quasi alla fine, quando lo identifichiamo in contemporanea con Huldar.
I delitti sono efferati, ma ne vengono descritti solo gli esiti e non l'esecuzione.
La gestione delle indagini e del rapporto con la piccola testimone del primo omicidio sono abbastanza credibili, cosģ come lo svolgimento dell'intreccio.
Nel complesso non vince la quinta stella solo perché, non fosse per i nomi e per il fatto che ogni tanto dicono di essere a Reykjavķk, non c'č nessuna descrizione che renda identificabile l'ambientazione islandese. Potremmo essere nella Bible Belt americana o in una cittadina inglese e non avremmo notato la differenza.
4 / 5
Edited by taksya - 28/8/2020, 20:30.