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Titolo: La morte della donna Wang (The Death of Woman Wang) Autore: Jonathan D. Spence Anno: 1978 Editore: Adelphi (Biblioteca Adelphi) Pagine: 236, illustrato Descrizione: Dove potè mai fuggire la donna di nome Wang, rea di adulterio, prima di venire assassinata dal marito? Sicuramente lungo strade infestate da briganti, battute da nercanti di tè, monaci Taoisti, cantastorie itineranti. E sopratttutto lontano dalla legislazione labirintica e spietata che, nella Cina del Seicento, stringeva la donna in una morsa. Ripercorrendo vicende rimaste impigliate in opache complilazioni di storia locale o convenzionali trattati destinati alla formazione dei burocrati, e servendosi del contrappunto di uno dei maggiori scrittori del tempo, P'u Sung-ling, Spence resuscita una società devastata da cataclismi e carestie, in cui un sistema feudale fondato su un complesso apparato vessatorio deve far fronte a razzie e ribellioni.
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Cercavo qualcosa sulla storia della Cina e sono rimasto profondamente deluso. Innanzitutto, il titolo non c'entra molto col libro: l'opera si concentra su vari aspetti della vita nella provincia del Tacheng del XVII secolo e la vicenda di Wang occupa uno spazio minuscolo. L'opera è alternativamente un collage di vari documenti dell'epoca e un'analisi delle opere del succitato Pu Sung-Ling. Alla materia non proprio interessante (e comunque diversa da quella prospettata nella trama) si aggiunga un tono flemmatico e un modo di narrare consistente nell'elencare degli eventi senza legarli tra loro e si otterrà uno dei saggi più noiosi che siano mai stati scritti. Quindi insomma, leggetelo solo se siete appassionati di documenti catastali della Cina del Seicento.
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