Il dono oscuro

~ John M. Hull

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    Titolo: Il dono oscuro
    Autore: John M. Hull
    Prima pubblicazione: 1990
    Editore: Adelphi
    Pagine:221
    Descrizione:
    Ci sono libri che sembrano sottrarsi a ogni giudizio o classificazione, perché parlano da un luogo così distante che è difficile anche solo individuarne la fisionomia. Sono porte che si aprono su altri mondi – mondi nei quali, senza di loro, ci sarebbe impossibile entrare. Libri come questo, straordinario, di John M. Hull: una delle più precise e asciutte testimonianze su che cosa significhi quel particolare stato della vita e della coscienza che chiamiamo cecità – dalle operazioni quotidiane a quelle più complesse –, scritta in forma di diario da un uomo che non è nato cieco ma lo è diventato a quarant’anni.
    Hull però non si limita a raccontare la sua lenta discesa verso la cecità: parte da questa per arrivare alla sobria descrizione di qualcos’altro, che chiama «il dono oscuro». Uno stato ultimo e molto raro, in cui la mente recide ogni residuo legame con i suoi fantasmi perché li dimentica, diventa incapace di tradurre tutte quelle approssimative informazioni che il mondo le invia attraverso gli altri sensi e non può fare altro, per sopravvivere, che inventare un nuovo linguaggio, o altrimenti sprofondare in sé stessa.
    «Non c’è mai stato, che io sappia, un resoconto altrettanto minuzioso, affascinante (e insieme spaventoso) di come non solo l’occhio esterno, ma anche “l’occhio interno” svanisca progressivamente a causa della cecità» ha osservato Oliver Sacks. Che aggiunge: «se Wittgenstein fosse diventato cieco, avrebbe scritto un libro come questo».
     
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    Iniziato da poco ^_^ e quasi finito. La prefazione di Sacks è molto bella. Il libro è carino ma (come già ha scritto l'autore in prefazione) un po' ripetitivo. Ma ci sono dei passi molto profondi, e altri che fanno molto riflettere su ciò che i non-disabili danno per scontato quando hanno a che fare con la disabilità, e soprattutto ciò che non pensano. In questo ultimo punto mi ha ricordato il passaggio dell'Isola dei senza colore di Sacks dove parla dei maglioni che i "daltonici" tessono, con sfumature visibili solo nel crepuscolo, nascoste ai "normali" vedenti. Ebbene, la disabilità è un mondo che può nascondere percezioni e abilità, perché no, assolutamente sconosciuti agli "abili".
     
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    Lascio che le cose mi portino altrove

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    L'ho letto e mi è piaciuto abbastanza, mi ha dato tanti spunti di riflessione come dici tu Let. Anche se comunque penso che non tutti i ciechi, purtroppo, abbiano le stesse opportunità che ha avuto Hull: un po' la comunità cristiana in cui è inserito, la sensibilità diversa sull'aiutarsi e collaborare... quindi una persona che per quanto malata era in una situazione molto protetta e tutelata, quindi con tanti vantaggi: fa pensare a tutto quello che purtroppo invece si perdono molte persone in cui la disabilità si associa a condizioni di disagio sociale.

    A parte questo, concordo sul fatto che sia un po' ripetitivo, ma in ogni caso mi è piaciuto molto.
     
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    Ci ho pensato sai? Stamattina addirittura, ho cercato i figli dell'autore sul web e ho trovato (forse loro, forse degli omonimi, non so) i loro nomi associati a titoli universitari. E mi sono detta che caspita, nella sfiga che ha avuto con le cataratte in giovane età è stato veramente privilegiato. Ha avuto l'opportunità di viaggiare, di avere ausili e addirittura di poterne fare a meno, in certi casi, riuscendo a fare tragitti da solo, avendo a disposizione l'aiuto degli altri, addirittura con un lavoro che gli permettesse una routine, che gli permettesse di staccare la spina con il chiasso famigliare. Un lavoro che gli ha permesso di non sentirsi mai solo, che usava per tenersi in contatto con un sacco di persone e addirittura fare nuove conoscenze. Molto d'accordo con te.
     
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3 replies since 4/4/2020, 10:20   41 views
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