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Titolo: I Russi Sono Matti. Corso sintetico di letteratura russa 1820-1991
Autore: Paolo Nori
Anno: 2019
Editore: Utet
Pagine: 224
Descrizione:
www.utetlibri.it/libri/i-russi-sono-matti/
Quando per un viaggio organizzato si ritrova nel ruolo insolito di guida tra le strade di San Pietroburgo, Paolo Nori scopre che i turisti sono più interessati a visitare la casa dove nella finzione abitava il protagonista di Delitto e castigo che non la sede della polizia dove Dostoevskij fu nella realtà processato. E d’altra parte è per noi più reale Anna Karenina delle sue contemporanee in carne e ossa, perché come diceva Šklovskij «Quello che c’è scritto in Anna Karenina è più vero di quel che scrivono sui giornali e nelle enciclopedie».
Così, dopo quarant’anni di frequentazione, tra libri letti, amati e tradotti, Nori scrive il suo Corso sintetico di letteratura russa, che di accademico ovviamente non ha nulla. Esilarante e rocambolesco, sbilenco e a suo modo intimo, passa in rassegna le idiosincrasie e il genio dei grandi autori: da Puskin che per primo e forse per caso abbandona l’aristocratico francese per scrivere «nella lingua dei servi della gleba», creando di fatto il romanzo russo, a Erofeev che in piena dissoluzione dell’Urss riempie di bestemmie un capitolo del suo Mosca-Petuški, mettendo però cortesemente in guardia le lettrici; da Tolstoj che in una lettera dice di non poterne più di scrivere «la noiosa, la triviale Anna Karenina» a Dostoevskij che si considera «un uomo felice che non ha l’aria contenta»; da Gogol che dopo ogni (supposto) fiasco fugge all’estero fino a Brodskij che si fa dettare dall’agente del Kgb il motivo della sua stessa richiesta di espatrio.
Eppure se anche davvero I russi sono matti, hanno creato in appena due secoli una delle più grandi letterature mai esistite, capace di cogliere l’umorismo tragico dell’esistenza e di togliere l’“imballaggio” alle parole, restituendo loro tutta la forza poetica perduta nell’uso, di cogliere l’intraducibile byt (diciamo per semplicità: la vita) nel suo farsi, di costruire romanzi pieni, come diceva un detrattore di Puskin, di «scenette insignificanti da vite insignificanti», ma che forse proprio per questo ancora oggi ci sembrano più veri del vero. -
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Ho finalmente letto questo libro. Dopo aver ascoltato i primi due su audible (Sanguina Ancora e Vi Avverto che Vivo per l'Ultima Volta) di questo ho letto l'interessantissima versione cartacea, rivista e ampliata, tra l'altro. Oltre a riconfermarsi molto furbo nel trovare titoli accattivanti, il libro mi ha divertito e catturato quasi quanto i precedenti due. D'altronde ritrovarsi in un libro sulla letteratura russa del diciannovesimo e ventesimo secolo un capitolo che si chiama "Fabio Volo", senza che questo stoni col resto, è un'impresa non trascurabile. Al di là delle battute, trovo che Nori scriva in maniera non sempre lineare e divertente, inserendo qui e lì aneddoti e della letteratura russa e della propria vita privata, rendendo ogni suo libro piacevole e illuminante. Di sicuro ha uno stile che può non piacere, non è per tutti. Ripetitivo e frammentato, segue un flusso di coscienza pieno di intercalari che a volte possono risultare pesanti, almeno all'inizio, poi in genere ci si fa l'abitudine (o si abbandona il libro). A me non dispiace e l'unico appunto che posso fargli è che, effettivamente, alla fine della lettura il contenuto promesso nel titolo/sottotitolo è stato affrontato in maniera poco approfondita. Vada per il "sintetico" (lo scrive Nori stesso all'interno come intende quel "sintetico"), ma ad onor del vero, più di metà del romanzo consta di digressioni, divagazioni, esempi e aneddoti vari che qualcosa aggiungono, ma poco approfondiscono. L'approfondimento è, intenzionalmente, lasciato al lettore. Quindi va benissimo per un lettore, come me, che è curioso e si diverte a leggere i suoi viaggi (mentali e non), ma che non va bene per chi voglia approfondire seriamente tali argomenti. In effetti mi ero preoccupato potesse essere un testo di studio, vista anche la casa editrice, UTET, e il sottotitolo, ma appunto, quello che per uno studioso potrebbe essere visto come un difetto, è per me un vantaggio, anche perché leggendo questo romanzo non intendevo approfondire lo studio della letteratura russa.
Quindi, in conclusione, per me una lettura molto soddisfacente, lo consiglio a tutti, anche se ho preferito gli altri due libri, questo non è stata minimamente una delusione e anzi mi è piaciuto. Continuerò a leggere altro di Nori, anche se temo che alla lunga possa diventare troppo ripetitivo (lo ammette lui stesse che si ripete spesso), per il momento però continuo a godermi queste piacevolissime e per nulla banali letture.. -
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Ne ho un ricordo confuso. Non ho scritto una recensione, a suo tempo, perché l'alta aspettativa nei confronti del libro e dell'autore (traduttore e discreto conoscitore) mi hanno deluso un po'. Ma non saprei dire in cosa,o perché, solo che alla fine non ha davvero mantenuto le promesse fatte tra titolo/sottotitolo/quarta di copertina . -
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Quindi concordi con quello che ho scritto: interessante ma non per chi cerca un testo di studio. . -
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Sì, concordo. Interessante ma non per chi vorrebbe saperne qualcosa di più. Un po' aneddotico e superficiale, forse. Mi sta anche bene il tono, mi piace Nori, ma forse veramente troppo poco approfondito. E di chicche e storie strane sui letterati russi ce ne sono a bizeffe, da Bulgakov che si fumava i suoi manoscritti all'uso dei Samizdat copiati in ogni forma di follie nè è pieno il mondo russo... e boh, mi aspettavo qualcosa di più. .