Le Sette Morti di Evelyn Hardcastle

Innanzitutto si rimane con un senso di incompletezza visto che non viene spiegato perché e come esista Blackheat. Non viene detto chi è il Medico della Peste o Lacrima d'Argento, non vengono neanche spiegate chiaramente le "regole" anche se possono essere dedotte, ma rimane anche poco chiara l'eccezione di Bishop. Inutile dire che dopo la lettura viene subito in mente un famoso telefilm degli ultimi anni che non nomino ma se l'avete visto capite subito il collegamento, riguarda la natura stessa di Blackheath, da cui è chiaro che prende ispirazione questo romanzo. Mi viene anche in mente almeno un (altro) film (oltre al celebre Ricomincio da Capo), in cui la giornata si ripete più volte e bisogna risolvere un mistero. Ecco, e qui si arriva al secondo grande problema per quanto mi riguarda. Sostanzialmente si parla di rivivere la stessa giornata più volte ma con otto incarnazioni alla volta che ne rivivono una e poi un reset. All'inizio lo stesso autore prova a mettersi in difficoltà cercando di incorrere nel paradosso mandando Cunningham a parlare con Bell, cosa che non può accadere perché sarebbe un paradosso temporale (anche se non ci sono viaggi nel tempo il risultato sarebbe il medesimo). L'unica volta che c'è un paradosso è quando nell'ultima incarnazione, quella di Gold, non va delirando da Dance come invece Dance si ricordava, quindi modifica un evento di una sua futura incarnazione, rimane quindi comunque un paradosso ma così ha modo di passare oltre perché lui, e il lettore, sa perché tutto è cambiato.
Insomma, come sempre in questi casi, è davvero troppo debole la storia del "io sono il te del futuro, non posso dirti nulla perché se lo facessi tu ti comporteresti in maniera diversa e dunque io non potrei essere qui a modificare il mio passato facendoti questo discorso". È il classico paradosso che rovina qualunque opera che tratta (anche indirettamente come in questo caso) i viaggi nel tempo. Solo questo, per me, rende il romanzo molto meno godibile, perché quando costruisci un intricato quadro con mille macchinazioni devi anche dargli una coerenza d'insieme, mentre qui l'autore si è dedicato ai dettagli per mille cose ma si è perso nella più banale. Gli sarebbe bastato inventarsi che ogni incarnazione agiva in un loop infinito e non in blocchi da otto giorni. Comunque una forzatura ma avrebbe avuto meno lacune logiche, secondo me.

Ecco, ho aspettato di arrivare alla fine per essere sicura che non ci fosse una qualche "spiegazione" alla sua scelta, ma, ora posso ammetterlo anche io, effettivamente non ha alcun senso. Com'è possibile che anche ai "piani alti" non abbiano deciso di raddrizzare questa infausta scelta?