Sei ricco, Coniglio

~ John Updike

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    978880621477MED
    Titolo: Sei ricco, Coniglio
    Autore: John Updike
    Anno: 1981
    Editore: Einaudi
    Pagine: 574
    Descrizione: Harry «Coniglio» Angstrom, il piú irriducibile rappresentante dell'americano-medio, è approdato a una prospera e appagante mezza età. L'America alla fine degli anni Settanta è in un periodo di inflazione galoppante e fiducia molto bassa, ma Coniglio si sente in gran forma e pronto, finalmente, a godersi la vita. Ha ottenuto la rappresentanza della Toyota per la città di Brewer, in Pennsylvania, e dopo ventitre anni di matrimonio è riuscito anche a farsi una ragione della presenza della moglie Janice accanto a sé. Tutto procederebbe dunque per il meglio se all'improvviso non ripiombassero nella sua vita prima il figlio ventenne Nelson, poi l'immagine di un'antica amante ricomparsa dal passato. Due eventi che costringono Coniglio a rimettersi in cerca, con il consueto modo un po' riluttante e ondivago, della sua quieta felicità. E noi a seguirlo, leggendo in tralice, nelle sue peripezie apparentemente banali e borghesi, le irrequietudini, i vizi e le virtú di un'intera nazione.
     
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    Difficile per me parlare di questo libro. Mi è sembrato di sopportarlo malvolentieri per tutta la lettura, quando finalmente dopo 9/10 del libro ho avuto una scintilla, una specie di illuminazione, e mi sono reso conto di amare questo stronzo di romanzo. Nonostante io detesti le descrizioni ridondanti, e qui molte sono ridondanti, nonostante per buona parte della storia Updike sembri voler fare uno sfoggio da "classifica del miglior autore" di stupende, anzi la parola esatta è perfette, figure retoriche, nonostante (citerò Pincio che sa come dirlo meglio di me: "Può pure darsi che, come sostengono alcuni detrattori, Updike sia tutto medium e niente messaggio, che usi il suo straordinario talento per non parlare di nulla. È tuttavia una critica imprecisa. Almeno nella tetralogia, la presunta mancanza di un messaggio non è fine a se stessa, bensì volta a uno scopo preciso: osservare la mediocrità del nulla"), nonostante non mi vadano proprio a genio i romanzi che basano la propria esistenza sulle pulsioni sessuali dei protagonisti, nonostante l'assenza di un vero e proprio filo allegorico...

    Eppure il punto è proprio questo: la perfezione stilistica di Updike, il suo straordinario talento nel mettere insieme un medium di una simile perfezione, immagini (metaforiche) che altrimenti non esisterebbero in natura, è questo il modo perfetto per mettere in risalto la mediocrità dell'esistenza, del nulla come dice Pincio, del vuoto come dice Updike (o il suo traduttore in questo caso, se proprio vogliamo stare attenti alle parole), di dare un senso all'esistenza umana (nel lasciargli finalmente, fuori dai denti, il permesso di non avere un senso), di farci prendere le parti di un mollaccione idiota senza palle come Coniglio, non perché noi che leggiamo siamo strettamente come lui, o ideologicamente a lui affini, ma perché con lui condividiamo lo stesso vuoto dell'esistenza e ciò che ci differenzia da lui, o da chi ci sta accanto, è la tipologia di oggetti o di sentimenti o di ideologie o di stimoli intellettuali con cui cerchiamo di riempire quel vuoto.
     
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