Il cerchio (The Circle #1)

~ Dave Eggers

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    Titolo: Il cerchio
    Autore: Dave Eggers
    Anno: 2014
    Editore: Mondadori
    Pagine: 391
    Descrizione: Mae Holland crede di aver fatto il colpo della vita quando viene assunta al Cerchio, la più influente azienda nella gestione di informazioni web (un incrocio tra Facebook e Google). Il Cerchio si occupa di intrecciare tra loro i dati provenienti dalle mail, i social network, i conti bancari, in una società dove la trasparenza è sempre più una parola d'ordine a discapito della privacy. Inizialmente Mae è eccitata da tutto quanto riguarda il suo nuovo lavoro: gli open space avvenieristici, le palestre e le piscine distruibuite ai piani, la zona riposo con i materassi per chi si trovasse a passare la notte al lavoro, le feste organizzate e le gare sportive, i club e perfino un acquario con rarissimi pesci tropicali... Mae continua a considerarsi fortunata anche quando la vita al di fuori del Cerchio non è più altro che un miraggio lontano, anche quando un ex collega la incontra per farla riflettere su qualche operazione di cui le sfuggiva il senso, anche quando la sua stessa vita inizia a diventare sempre più pubblica, trasparente al mondo esterno. Presto quella che sembrava la storia delle idealiste ambizioni di una donna, diventa una storia di suspense, un'interrogazione a tutto campo sulle questioni della memoria, della privacy, della democrazia e dei limiti (valicabili o meno) per la conoscenza umana.
     
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    Discretamente brutto. Pensavo che una storia del genere potesse avere un buon potenziale. Poi mi sono ritrovato un libretto pieno di banalità e timidi e impacciati accenni di critica sociale. Gran delusione.
     
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    Sì, ne ho sentito parlare molto male, ma ormai l'ho comprato... vediamo un po' com'è.
     
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    Devo dire che a me tutto sommato il libro è piaciuto. Niente di trascendentale ma neanche così terribile come lo immaginavo. Non è un granché dal punto di vista della critica sociale, ma tiene il livello di ansia discretamente all'erta per buona parte della sua durata e la storia che racconta non è poi così implausibile, anzi. Ecco, forse se ci si aspetta un romanzo distopico si potrebbe rimanere delusi, ma io mi aspettavo un romanzo di quelli in cui Eggers da il peggio di sé e non è questo il caso.

    Probabilmente con il potenziale della storia si poteva fare di meglio, forse molto meglio, ma tutto sommato io mi sono accontentato dell'idea di creare il thrilling attraverso stati mentali facilmente riconoscibili nell'era digitale.
     
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    Anche a me è piaciuto, non capisco sinceramente tutte le recensioni negative.
    Mi pare che ci vada giù abbastanza pesante e che sia una critica alla società bella profonda: anche se tra i personaggi gli unici che provano a opporsi sono visti come sfigati che non capiscono il progresso. Ma è Mae, protagonista assoluta e filtro delle vicende, incapace di essere critica e di ragionare. Ed è anche giusto che non riesca ad essere obiettiva, è al centro del mondo, ha i riflettori addosso, è una star. La distopia è nella sua totale incapacità di comprendere i lati negativi, l'annichilimento, l'abbrutimento.
    Nessuno fa ragionamenti espliciti nel libro, ma il lettore (almeno quello con un po' di senno e cultura) subito pensa al totalitarismo, al controllo assoluto, alle defezioni contro gli atti anti patriottici... vengono in mente Farenheit 451, o a 1984 : è come se fossero il "naturale" epilogo della chiusura del Cerchio. Ma senza dover cadere nella distopia basta rievocare epoca fascista per noi, una Russia stalinista, o anche il periodo della guerra fredda in USA in cui bastava che qualcuno accusasse l'altro di essere comunista per fargli passare i guai.
    Eggers non ne parla esplicitamente, eppure il suo messaggio mi pare chiaro: non fa pipponi o non mette personaggi super rilevanti all'opposizione, e lascia scivolare tutti verso l'accoglimento e l'accettazione non solo passiva ma felice della perdita di ogni libertà. E' come se fosse un processo inarrestabile e ineluttabile a meno che noi singolarmente (noi come ipotetici utenti Cerchio) e autonomamente non ne prendiamo coscienza, perché tanto il processo è graduale, personale e intimo e non siamo disposti a dar retta a nessun altro - e del resto chi prova a farlo notare è visto come il solito complottaro, pessimista, ansioso, retrogrado, paranoico, incapace di accettare il progresso.
     
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    CITAZIONE (°Ln @ 11/9/2017, 13:04) 
    Anche a me è piaciuto, non capisco sinceramente tutte le recensioni negative.
    Mi pare che ci vada giù abbastanza pesante e che sia una critica alla società bella profonda: anche se tra i personaggi gli unici che provano a opporsi sono visti come sfigati che non capiscono il progresso. Ma è Mae, protagonista assoluta e filtro delle vicende, incapace di essere critica e di ragionare. Ed è anche giusto che non riesca ad essere obiettiva, è al centro del mondo, ha i riflettori addosso, è una star. La distopia è nella sua totale incapacità di comprendere i lati negativi, l'annichilimento, l'abbrutimento.
    Nessuno fa ragionamenti espliciti nel libro, ma il lettore (almeno quello con un po' di senno e cultura) subito pensa al totalitarismo, al controllo assoluto, alle defezioni contro gli atti anti patriottici... vengono in mente Farenheit 451, o a 1984 : è come se fossero il "naturale" epilogo della chiusura del Cerchio. Ma senza dover cadere nella distopia basta rievocare epoca fascista per noi, una Russia stalinista, o anche il periodo della guerra fredda in USA in cui bastava che qualcuno accusasse l'altro di essere comunista per fargli passare i guai.
    Eggers non ne parla esplicitamente, eppure il suo messaggio mi pare chiaro: non fa pipponi o non mette personaggi super rilevanti all'opposizione, e lascia scivolare tutti verso l'accoglimento e l'accettazione non solo passiva ma felice della perdita di ogni libertà. E' come se fosse un processo inarrestabile e ineluttabile a meno che noi singolarmente (noi come ipotetici utenti Cerchio) e autonomamente non ne prendiamo coscienza, perché tanto il processo è graduale, personale e intimo e non siamo disposti a dar retta a nessun altro - e del resto chi prova a farlo notare è visto come il solito complottaro, pessimista, ansioso, retrogrado, paranoico, incapace di accettare il progresso.

    Non sono d'accordo. Secondo me, invece, le recensioni negative sono meritate perché si tratta di un libro piuttosto dimenticabile, ha un intreccio banale, personaggi stereotipati e le tematiche di cui parli non vengono quasi per niente affrontate. Sembra più un freddo resoconto di un ipotetica vicenda di marketing che non un tentativo di critica sociale. Forse l'intenzione di Eggers era proprio quella di fare in modo che il lettore fosse stimolato a rielaborare tali argomenti, ma onestamente con una trama così piatta e personaggi così poco interessanti l'apporto che il romanzo può dare a tale discussione è praticamente nullo. Piuttosto mi rileggo i testi da te citati o pagine di libri di Storia, questo libro a me non ha neanche intrattenuto come diversivo perché l'ho trovato prevedibile e noioso per la trama e abbastanza inconcludente per tematiche. Poi non è un libro pessimo, per carità, ma appunto perché l'ho letto avendo certe aspettative ne sono rimasto doppiamente deluso.
     
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    Probabilmente avevi molte più aspettative di me. Io non l'ho trovato così piatto né così prevedibile, sicuramente non è il romanzo del secolo ma nemmeno così noioso. Anzi forse il fatto che fosse prevedibilissimo è uno dei suoi punti di forza: ti senti trascinato e quasi incatenato in questo processo che è (mi ripeto) ineluttabile. Se ti va bene ti rendi conto che c'è qualcosa che non va, provi una punta di disgusto e fastidio, ma devi provarlo tu, non ti viene indotto dall'autore, né stimolato dai personaggi. Sono le vicende, descritte in maniera così fredda da puro resoconto (è vero, su questo hai ragione), che dovrebbero indurre a ragionare - soprattutto perché, sebbene esasperato, secondo me è quello a cui piano piano rischiamo di andare incontro ...
     
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    CITAZIONE (°Ln @ 11/9/2017, 18:13) 
    Probabilmente avevi molte più aspettative di me. Io non l'ho trovato così piatto né così prevedibile, sicuramente non è il romanzo del secolo ma nemmeno così noioso. Anzi forse il fatto che fosse prevedibilissimo è uno dei suoi punti di forza: ti senti trascinato e quasi incatenato in questo processo che è (mi ripeto) ineluttabile. Se ti va bene ti rendi conto che c'è qualcosa che non va, provi una punta di disgusto e fastidio, ma devi provarlo tu, non ti viene indotto dall'autore, né stimolato dai personaggi. Sono le vicende, descritte in maniera così fredda da puro resoconto (è vero, su questo hai ragione), che dovrebbero indurre a ragionare - soprattutto perché, sebbene esasperato, secondo me è quello a cui piano piano rischiamo di andare incontro ...

    Beh, se li hai citati anche tu 1984 e Fahrenheit 451, solo pensare di poterli accostare a me fa crescere molta curiosità, soprattutto perché era in chiave moderna sulla tecnologia, quindi un campo davvero fecondo. Poi si ritrovato una storiella banalissima con personaggi inconsistenti e nessun approfondimento sul lato concettuale. Cioè, dovrebbe dare spunti di riflessione? E serviva una storia del genere per averli? Non so, a me questa assenza di contenuto non ha per niente convinto, tu dici che induce a ragionare, ma per me è più che altro noiosa. Poi a uno può piacere la trama (a me no, mi pare sia chiaro), ma rimane un libretto messo lì e dimenticabile perché di sicuro se uno pensa al potenziale risvolto "distopico" della tecnologia solo grazie a questo romanzo, allora probabilmente non arriverà mai a prenderlo seriamente in considerazione.
     
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    Allora, la cosa che è piaciuta a me di questo libro è la descrizione degli stati d'ansia indotti dalla tecnologia. Portare all'estremo la condivisione a ogni costo di ogni cosa porta anche alla condivisione delle ansie ingiustificate comuni a tutti gli esseri umani (o quasi, fatta esclusione per i più fortunati).

    Come avevo scritto su
    CITAZIONE
    io mi sono accontentato dell'idea di creare il thrilling attraverso stati mentali facilmente riconoscibili nell'era digitale

    Poi mi sono piaciute anche altre cose, prettamente tecniche se così si può dire, ma c'entra poco con il discorso.

    Per concludere: la questione del libro non è la tecnologia in sé, non c'è fantascienza (pura), ma il rapporto dell'uomo con la tecnologia. Il problema vero e proprio non è il fine del Cerchio, non credo esista società a scopo di lucro che non aneli l'ottenimento dell'intero universo, non è un libro che vuole dire "watch your step, kid", attenzione che le società dell'internet vogliono controllarti, ma come l'uomo reagisce di fronte a tutto questo, come la condivisione estrema porti alla cancellazione dell'essere individuale, del romanticismo, del segreto, di quel pizzico di roba che non esiste al tatto e che crea diversità e bellezza. Uniformare tutto, rendere tutti uguali di fronte alla legge dell'internet, crea la "distopia". Si tratta di una distopia emotiva, non formale, si parla di un mondo in cui l'io non conta niente perché è annullato al cospetto di un contratto sociale estremizzato e invadente che non ammette eccezioni e non ammette nulla di diverso perché la domanda di diversità è al massimo e l'offerta è al massimo e ce n'è talmente tanta che non c'è più.

    Spoiler:
    A margine, io ho in mente Eggers che prende l'auto e va in giro per la California e si ferma a caso in spiaggia per giocare a frisbee col fratellino, senza dover rendere conto a nessuno, col tramonto all'orizzonte e il vento tra i capelli e la libertà trasmessa che l'ha reso famoso e lo ritrovo costretto a mandare un personaggio in canoa in segretezza o a condividere questa esperienza a tutti i costi, pena l'esclusione e l'umiliazione. Si tratta di un paragone che mi è inevitabile fare, anche se richiede collegamenti che non sono richiesti per la lettura del libro.
     
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    Il fratellino che nel frattempo avrà 25 anni eh
     
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    Boh, io gli aspetti positivi che dite non ce li ho visti, sarà un problema mio. Però anche voi dite che tutto ciò viene dal "non scritto", quindi forse siete voi che ce li volete vedere.
    Sarà anche che io penso che l'era digitale sia già a quei livelli da un punto di vista concettuale e personalmente non vivo il presente come "stiamo arrivando a questo" ma come "siamo già arrivati da tempo a questo". Allo stesso modo non vivo minimamente alcun social network al di là del minimo indispensabile (che so, se per organizzare un incontro con degli amici mi serve facebook, lo uso, ma non vado oltre) e tutta questa paranoia di gente che parla di privacy quando basta avere un account email e un computer connesso ad internet per essere assolutamente individuabili è giustificata da semplice ingenuità. Poi evidentemente c'è chi invece vive la cosa in maniera più sentita, immagino voi, e dunque empatizzate e vi sentite più vicini alle situazioni descritte nel libro. Ma a me lasciano del tutto indifferente.
     
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16 replies since 26/6/2017, 09:43   152 views
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