Il racconto dell'ancella (The Handmaid's Tale #1)

~ Margaret Atwood

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    Titolo: Il racconto dell'ancella
    Titolo originale: The Handmaid's Tale (1985)
    Autore: Margaret Atwood
    Traduttore: Camillo Pennati
    Paese: Canada
    Genere: Sci Fi,
    Editore: TEA
    Edizione: 2007
    Scheda Amazon.it
    Trama:
    In un mondo devastato dalle radiazioni atomiche, gli Stati Uniti sono divenuti uno stato totalitario, basato sul controllo del corpo femminile. Le poche donne in grado di avere figli, le "ancelle", sono costrette alla procreazione coatta, mentre le altre sono ridotte in schiavitù. Della donna che non ha più nome e ora si chiama Difred, cioè "di Fred", il suo padrone, sappiamo che vive nella Repubblica di Galaad, e che può allontanarsi dalla casa del padrone solo una volta al mese, per andare al mercato. Difred tenta in tutti i modi di non lasciarsi stritolare dalla pazzia che la circonda rifiutando ogni coinvolgimento emotivo e cercando di dimenticare il suo passato e la società precedente. Apparentemente rassegnata al suo destino, prega di restare incinta, unica speranza di salvezza, ma non ha del tutto perso il ricordo delle emozioni di prima...

    §§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§



    Un futuro distopico, una nuova società che ha sovvertito le regole del vivere civile che conosciamo ora (e che non è tanto cambiato dal 1985, anno in cui il romanzo è stato pubblicato).
    Il governo degli Stati Uniti, in un periodo di tempo relativamente breve, è stato spazzato via e sostituito con un regime pseudo religioso, dove alcuni uomini comandano, altri subiscono e le donne sembrano pagare per tutti.
    Non ho trovato assurda la rapidità con cui il mondo moderno si è trasformato nell'incubo della Repubblica di Gilead (non so se in italiano sia stata tradotta). Il golpe è avvento nel giro di poco, ma la preparazione è avvenuta con calma, come il racconto della protagonista fa capire senza problemi.
    La società divisa in caste ricorda altre società, reali o fittizie. Tutto é coerente con i fatti raccontati e il finale aperto, oltre all'ultima parte esplicativa, rendono la narrazione della protagonista ancor più particolare.
    Il ricordo, mescolato in un unico flusso di pensiero, di passato remoto, presente e passato prossimo può confondere, così come lo stile, anche se quest'ultimo posso solo evincerlo dai vari commenti.
    Avendo ascoltato un audiolibro, la narrazione della protagonista, con freddezza, coinvolgimento o rassegnazione, ha reso il libro molto più simile a quello che l'autrice aveva immaginato, che non la sua trascrizione su carta.
    Una lettura non facile e, per molti allarmanti.segnali, molto più attuale oggi di quanto non fosse nel secolo scorso.




    4 / 5

    Edited by taksya - 29/3/2017, 17:44
     
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    Sono a metà. Scrittura particolare e molto introversa.
    Mi sto prendendo il mio tempo.
    Sono attratta dalla serie Tv che a quanto pare sta riscuotendo molti consensi e premi.
     
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    A me ha aiutato molto il fatto di averlo ascoltato.
    Sembra essere fatto apposta per essere raccontato a voce...
    visto che è la trasposizione di varie audiocassette anche nel libro stesso
     
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    Finalmente l'ho finito.
    Un dispotico veramente atipico poco avventuroso ma molto realistico nella sua invenzione.
    L'ho trovato introspettivo, spigoloso, a tratti affettato e un po' caotico, uno stile di narrazione particolare che si spiega poi alla fine del libro (come detto in spoiler da taksya).
    Non so perché ma a tratti immaginavo quasi una società in stile mormone di fine '800, rurale, poco tecnologica e decisamente arretrata e conservatrice che si ripiega su se stessa.
    Molto intrigante l'annullamento emozionale della protagonista che diventa quasi corale rappresentando il pensiero, la speranza e l'annientamento di tutte le donne del libro.
    Anche per me un 4 su 5.
     
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    CITAZIONE (K.E.R @ 15/10/2017, 15:56) 
    Un dispotico veramente atipico poco avventuroso ma molto realistico nella sua invenzione.

    Dispotico... brutto libro cattivo!
    :look:
     
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    Ahah, il quote per immortale il refuso.
    Boh, a me non è piaciuto, credo di avergli dato due stelle. Chi sa se riuscirò a guardare la serie.
     
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    Secondo me è scritto molto bene, ma sono ferma al 45% e non riesco ad andare avanti. Mi disturba troppo.
    Siccome lo stiamo leggendo in quasi contemporanea in due, e anche Due subisce il disturbo ma è più veloce, so che avanti è anche peggio.
    Mi sa che lo mettiamo in standby sia io che Due.
     
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    CITAZIONE (taksya @ 15/10/2017, 16:47) 
    CITAZIONE (K.E.R @ 15/10/2017, 15:56) 
    Un dispotico veramente atipico poco avventuroso ma molto realistico nella sua invenzione.

    Dispotico... brutto libro cattivo!
    :look:

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    Essendo un libro dispotico, alla fine s'è imposto e l'ho dovuto terminare.

    Copincollo quello che ho scritto nel diario: l'ho trovato un libro molto bello. Fondamentale per chi ha a cuore la letteratura distopica (eppure se lo filano in pochi, tanto è vero che è sparito dalla circolazione per svariati anni e adesso, con la storia della serie tv, è ricicciato fuori. Per fortuna.).
    Particolari salienti: descritte benissime le dinamiche del flusso di potere. Come si muove, in chi ce l'ha cosa implica (ah, Foucault!), l'inconsapevolezza di questi movimenti di chi ne detiene almeno un po', l'autoassoluzione in un privilegio incosapevole che non si vuole vedere e si nega, quanto si nega!
    (il Comandante veramente convinto che a Difred facesse davvero piacere la visita a Gezabele, come fosse davvero un'oasi di libertà anche per le donne... invece ha l'aspetto di un mercato di schiavi; il desiderio reale di alcune anziane donne di mettere le chiappe al caldo e assurgere al ruolo di Zie: "quando il potere è scarso, averne anche solo un poco costituisce una tentazione; i piccoli equilibri precarissimi che si creano nello scambio di segreti fra Difred, Serena Joy e il Comandante stesso...).
    Scrittura molto asciutta ma che penetra nelle pieghe dell'umano, mi ha costretta, nella lettura, a "disanimarmi", sennò mi faceva troppo schifo, esattamente come si è disanimata la protagonista per sopravvivere alle assurdità della Cerimonia, della reclusione, di tutto.
    (Parlo proprio di questo:
    CITAZIONE
    Molto intrigante l'annullamento emozionale della protagonista che diventa quasi corale rappresentando il pensiero, la speranza e l'annientamento di tutte le donne del libro.

    )
    Quattro stelle e mezzo solo perché nelle distopie soffro troppo e non riesco proprio a dà cinque.
     
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    detto anche l'impanicato

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    Sono d'accordo più o meno con tutto quello che avete scritto, però la mia valutazione è molto più bassa. Nonostante tutte le osservazioni positive che posso fare nei confronti di questo libro, osservazioni che avete già fatto in larga parte, nonostante ci siano anche due o tre metafore molto belle (o "illuminanti" per certi versi), ciò che più mi è saltata all'occhio è la noia. Mi è sembrato di leggere più un saggio su questa ambientazione dispotica (:D) che un romanzo vero e proprio. Insomma, ogni nuovo capitolo mi aspettavo che fosse sulle risorse naturali del regime teocratico, un bel capitolo sulla barbabietola da zucchero, ecc.
    Molta descrizione e poca sostanza. Comunque un'idea tutto sommato interessante che poteva essere sviluppata meglio.
     
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    Sono qui nella speranza di trovare stimoli.
    Non va, non va, non va. Mi sto sforzando di finirlo, ci sono arenata sopra da quasi un mese e sono appena a metà.
    Mi piace l'idea, ma non c'è praticamente azione. E' incredibilmente statico e descrittivo - chissà se succederà qualcosa.


    Che poi io amo anche i libri statici, anche i libri descrittivi, ma questo ha qualcosa di... troppo. Tanti incisi, tante riflessioni extra che forse servono a dar contesto ma che a mio gusto distolgono veramente troppo e rendono la lettura prolissa e molto noiosa.
     
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    Io sono certa che, se l'avessi letto invece che ascoltato, non l'avrei finito.
     
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    E' stato uno strazio. Ci ho messo più di un mese a finirlo, trascinandomi penosamente in questa sgradevolissima lettura.

    Forse sul finale si è un po' ripreso, ma l'ho trovato di una noia e pesantezza incredibile. 300 pagine ma lunghe come se fossero state 3000.
    Per carità ha anche i suoi pro: l'ambientazione, la tematica, l'idea e sicuramente le riflessioni che porta.
    Ma il tutto è diluito in un'ambientazione assolutamente statica. Difred dovrebbe commuovere e coinvolgere. Il romanzo vorrebbe far riflettere probabilmente. Ma veramente l'ho trovato uan palla tale che l'ho odiato, detestandolo.
    Paradossalmente in questo marasma di descrizioni ho trovato inconsistenti i personaggi. Ci sono dei momenti che "vibrano", ma vengono lasciati lì, fumosamente tratteggiati e dimenticati.

    Amo le distopie, amo le letture introspettive e i romanzi dove la narrazione spesso lascia lo spazio alle riflessioni, ma questo libro veramente è vuoto, un guscio senza niente dentro.


    Mah!
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    Pienamente d'accordo. Per fortuna però non ho desistito e ho letto anche L'Altra Grace, opera molto più riuscita. Secondo me dipende anche dai gusti personali, evidentemente lo stile di questo libro era per un pubblico diverso. Io devo ancora vedere la serie, tra l'altro.
     
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    Ho ricordi molto vaghi di questo libro, la mia lettura risale a una decina di anni fa. Ricordo comunque che fu una lettura lenta e pesante anche per me, dispotica mi pare un termine azzeccatissimo.
     
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