Picnic a Hanging Rock

~ Joan Lindsay

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    Titolo: Picnic a Hanging Rock
    Titolo originale: Picnic at Hanging Rock (1967)
    Autore: Joan Lindsay
    Traduttore: Maria Vittoria Malvano
    Paese: Australia
    Genere: Mystery
    Editore: Sellerio
    Edizione: 2000
    Scheda Amazon.it
    Trama:
    Hanging Rock, la roccia vulcanica che sorge isolata e improvvisa nella macchia australiana a nord di Melbourne, fu davvero teatro, nel 1900, dell'evento narrato in questo libro: la scomparsa mai spiegata di due fanciulle e una matura insegnante di college seguita dalla immediata rovina di tante esistenze a quelle vite collegate (o, usando la stessa cifra del racconto: la vendetta della pietra nera su chi credeva di forzarne la potenza e il mistero). Ma darne una lettura simbolica - pur nella molteplicità di simboli, che nelle pagine si offrono e si ritraggono -, dei rapporti segreti e numinosi tra il genere umano e la Madre terra, è fare qualcosa che forse Joan Lindsay non si proponeva. «Se Picnic a Hanging Rock sia realtà o fantasia, i lettori dovranno deciderlo per proprio conto. Poiché quel fatidico picnic ebbe luogo nel 1900 e tutti i personaggi che compaiono nel libro sono morti da molto tempo, la cosa pare non abbia importanza» scrive l'autrice, accennando alla forte intenzione di consegnare alla memoria, non tanto un fatto straordinario, denso di significati, ma un mito. Cioè a dire un evento originario, vivente e da vivere al di là del tempo, presente come modello e ammonizione. E in effetti, ciò che fu di Miranda, bella come un cigno, di Marion, della signorina Greta McCraw e di tutte le persone connesse aIl'Appleyard College possiede del mito l'incanto semplice e autosufficiente. Di uno dei rarissimi miti moderni, venuto inevitabilmente dall'ultima terra che l'uomo ha diviso con le viventi forze primordiali.

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    C'è stato un momento della mia vita da lettrice durante il quale avrei sicuramente dato un 5 al libro.
    Ma adesso, nonostante l'affetto che provo per il libro, più di 3 non riesco a darne.
    È la prima volta che lo leggo in australiano e lo slang utilizzato da alcuni personaggi non rende difficile la comprensione. Così come il tono del racconto, volutamente simile alle produzioni di inizio secolo scorso, non rallenta la lettura.
    Ormai sappiamo che il mistero non è vero. Nulla di quanto narrato ha un briciolo di verità, neppure la data del fattaccio... che non cadeva di sabato ma di mercoledì.
    Ma questo è un dettaglio trascurabile, non il fatto che il giorno di San Valentino non cadesse nel week end, ma che la storia si basi su un fatto non accaduto.
    Una delle carte vincenti del romanzo risiede proprio nell'alone di mistero che riesce a creare, mescolando fatti inventati con le descrizioni di una realtà che l'autrice probabilmente ha vissuto quando era giovane, nello stesso periodo e della stessa età rispetto alle protagoniste del mistero.
    Detto questo, ad una rilettura fatta dopo almeno trent'anni dalla prima, non posso dire di aver goduto della storia come ai tempi.
    La dicotomia buoni e belli contro i brutti e cattivi è troppo netta, come era spesso negli scritti dell'epoca. Escludendo il mistero che resta irrisolto, tutte le situazioni si evolvono in base a questa dicotomia.
    Se sei buono avrai un finale bello (matrimoni, ricompense, vita felice fino alla ventesima generazione). Se sei cattivo (sono in quattro in tutto) muori male.
    Unico esempio anomalo la piccola del gruppo, Sara, che vaga come un'anima in pena lungo il perimetro della storia e che sembra servire solo come aggancio mistico spirituale al finale... finale che fu omesso dalla casa editrice ai tempi della pubblicazione, per lasciare il mistero misterioso.
    Se nel libro fossero state presenti solo le vicende utilizzate nel film, uno dei rari casi in cui è meglio della storia originale, probabilmente mi sarebbe piaciuto anche oggi.




    3 / 5

    Edited by taksya - 29/3/2017, 17:37
     
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0 replies since 20/2/2017, 21:15   26 views
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