Le api

~ Meelis Friedenthal

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    Titolo: Le api
    Autore: Meelis Friedenthal
    Anno:2015
    Editore: Iperborea
    Pagine: 288
    Descrizione: Avvolto nel suo lungo mantello, con un baule da viaggio e un curioso pappagallo, il giovane studente Laurentius Hylas approda in Estonia un freddo giorno di fine Seicento. In fuga da un oscuro passato e sospettato di eresia, è diretto a Tartu, la «città delle muse», piccolo centro ai margini dell’allora regno di Svezia, ma sede di una vivace università, dove circolano già le idee rivoluzionarie di Newton e Cartesio, si inaugurano i primi teatri anatomici e si segue la nuova moda dell’opera sulla scia di Molière. In quel fermento scientifico e filosofico che porterà al secolo dei lumi, Laurentius cerca ossessivamente una cura per il male che lo tormenta e che i suoi contemporanei chiamano malinconia. Ma più si addentra nelle domande cui non sa dare risposta – Da dove viene l’anima? Che rapporto ha con il corpo? – più è attratto dal mondo di istinto, superstizione e magia dei contadini nelle campagne. Un mondo che ha già conosciuto da bambino, quando è stato coinvolto nella caccia alle streghe, e ora ritorna a perseguitarlo in sogni e visioni che cominciano a confondersi fatalmente con la realtà. Attraverso il vivido affresco storico di un inedito angolo d’Europa e la vicenda di un intellettuale che sembra dare corpo alle contraddizioni del suo tempo, Friedenthal si cala nelle viscere del secolo di Shakespeare per raccontare il travaglio della modernità e l’avvento di una nuova epoca della ragione, quando la medicina si fa strada tra umori, paure e l’antica fede nell’alchimia, e il buio Nord sogna la radiosa antichità, i simposi in giardini mediterranei avvolti dal dolce ronzio delle api, l’armonia di un mondo che può forse guarire una nostalgia di luce, di oro, di miele.
     
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    Devo distinguere due pareri contrastanti: quello scaturito dal lavoro immaginativo (1) e quello invece uscito fuori dalla dura e fredda analisi (2).
    (1) Ho adorato questo libro. Le descrizioni sono veramente vivide, puoi percepire l'umidità entrare nelle ossa, la melma attaccarsi alla suola delle scarpe, la melanconia farsi strada dalle tue viscere e salire al cervello fino ad annebbiarlo di febbre e fiacchezza. Ti stringi nel mantello di Laurentius infreddolito, ne senti la lana sulle guance, la sofferenza stordente nella mente che elabora gli effetti della carestia e della superstizione attorno a sé. Poi mi è piaciuto il legame chiaro e pressoché logico del protagonista melanconico con la figura dello Iettatore, il portatore di malocchio, il Melanconico per eccellenza (v. Jettatura di T. Gautier: egli aveva lo spaventoso privilegio di riunire, di concentrare, di distillare i miasmi morbosi, le dannose elettricità, le influenze dell'atmosfera, per dardeggiarle tutto all'intorno di sé; vedi La Melanconia del Vampiro, saggio che correla proprio la figura del melanconico e i suoi tratti distintivi, il suo fascino, con lo sviluppo del vampiro romantico).
    Insomma, ha stuzzicato le corde del mio immaginario con alcune tematiche per le quali ho una certa preferenza.
    Presentandosi come romanzo storico, la ricostruzione dell'ambiente è assolutamente degna; nel comportamento superstizioso dei poveri cittadini abbrutiti dalla carestia, nell'odio dei confronti del diverso esacerbato da iniqui sistemi di potere, risuona un monito valido in ogni tempo.
    Nonostante le descrizioni realistiche e la vivida sensorialità del romanzo, però, in molti tratti gli episodi sono onirici, sull'orlo della paranoia. L'effetto è ricercato, ma si sconfina in una dimensione magico-filosofica che, specie nel finale, lascia piuttosto interdetti (2):
    essì perché il finale, obiettivamente, non si capisce. Il riferimento filosofico al simbolismo alchemico dell'oro, del miele, del sole è chiaro. Mi viene in mente che il protagonista si sia, passatemi il termine, "pietrafilosofalizzato", trasmutandosi la sua essenza da nigredo a rubedo, perdendosi nell'oro e nella luce, operando una trasformazione chiara e pacifica del suo sguardo da fascino che concentra i miasmi morbosi a qualcosa in grado addirittura di dare la vita. Ma la domanda che resta è: come? Perché Clodia (in pratica una fenice...) è la sua pietra filosofale?Cosa simboleggia? La conoscenza? Il metodo scientifico? La ragione? L'equilibrio tra ragione e dimensione irrazionale? E cosa succede a Laurentius nel momento in cui Clodia lo trae a sé? L'impressione è che muoia, ma potrebbe essere una morte assolutamente simbolica (cosa che credo, probabilmente si tratta di un espediente narrativo che vuole proprio che il lettore pensi questo). Ma poi: chi cazzo è Clodia?! Perché l'altra sguattera ne ha così paura? È forse l'essenza razionale della morte, il superamento della paura di morire nel senso di cambiare? Una lettura bellissima e suggestiva,ma mi piacerebbe se l'autore mi desse più indizi in proposito.
    Inoltre non si viene a sapere molto anche del passato di Laurentius. I flashback sono spiegati un po' pochino, ma soprattutto poco e niente viene spiegato delle accuse di eresia che costringono il nostro a spostarsi dai Paesi Bassi a Tartu. È un grosso peccato. Perché per il resto mi è piaciuto veramente tanto ed è di quei libri le cui atmosfere mi rimangono dentro.


    Sono curiosa di sapere se con un background più forte del mio (ci vuol poco eh) in discipline filosofiche e simbologie magico-alchemiche ci si possa raccapezzare un po' di più. Secondo me sì.

    Edited by Anne Dieu-Le-Veut - 17/1/2017, 02:08
     
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    Lascio che le cose mi portino altrove

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    Mi incuriosisce molto... trovi il modo di prestarmelo?
     
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    Biting's excellent.
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    CITAZIONE (°Ln @ 17/1/2017, 09:48) 
    Mi incuriosisce molto... trovi il modo di prestarmelo?

    Non so quanto buono sia il formato... ma guarda su mega.
     
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    CITAZIONE (°Ln @ 17/1/2017, 09:48) 
    Mi incuriosisce molto... trovi il modo di prestarmelo?

    Beh, lo so che lo dico sempre e mai lo faccio, ma stavolta davvero volevo passare in Tuscia a trovarvi...

    devo assolutamente portare una mia amica a vedere le vie cave! Gliene ho parlato e già sta andando in brodo di giuggiole


    Edited by Anne Dieu-Le-Veut - 17/1/2017, 23:54
     
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