Il re dell'uvetta

~ Fredrik Sjöberg

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  1. N. Zyme
     
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    Titolo: Il re dell'uvetta
    Autore: Fredrik Sjöberg
    Anno: 2016
    Editore: Iperborea
    Pagine: 217
    Descrizione: Ci sono storie che semplicemente iniziano, e non sappiamo nemmeno perché.» Fredrik Sjöberg – collezionista indefesso e instancabile cacciatore di storie – dopo averci insegnato ad amare le mosche, sceglie l’avventurosa vita di Gustav Eisen (1847-1940) come il nuovo punto di partenza per osservare il mondo. Svedese di nascita e americano d’adozione, scienziato naturale e leggendario esperto di lombrichi, Eisen divenne uno straordinario coltivatore di uva sultanina, fu amico di Charles Darwin e nell’Uppsala dell’Ottocento insegnò a dipingere a Strindberg. Scrisse libri sulla ritrattistica e sui sigilli cilindrici babilonesi e riuscì a identificare il Santo Graal, il magnifico calice d’argento conservato oggi nelle collezioni del Metropolitan Museum of Art di New York. È una lunga storia la sua, e ha portato Sjöberg a viaggiare tra Svezia e California, inseguendo la comune passione per tutto ciò che è strano e solletica la sete di nuove conoscenze. Con uno stile inconfondibile, che unisce rigore scientifico, umorismo e aneddoti affabulatori, Fredrik Sjöberg ci fa appassionare a questo originalissimo outsider e divaga su letteratura, zoologi dimenticati e piccole verità alle quali si arriva inseguendo i propri alter ego: la gioia di una scoperta scientifica, il sorprendente ruolo della fortuna, lo straordinario piacere del collezionare, il posto dell'uomo dentro la natura.


    Vanesio!

    Può darsi un gran daffare, Sjöberg, a dirci che "la vanità e la sete di gloria, il mio vecchio desiderio di essere il migliore, avevano cominciato ad attenuarsi", ma il sottotesto di tutto questo libro è il dispiegarsi della sua coda di pavone. Ne posso vedere gli occhi iridescenti, intimidatori, quando sottolinea il possesso delle opere uniche che cita, ne tocco le piume nell'ironia con cui racconta di sé, più uno specchio di una malcelata falsa modestia. Duecento pagine e spicci che ricalcano la collaudata formula de "L'arte di collezionare mosche", già esperimento disorganico, ma tutto sommato piacevole, forse perché primo e unico, e forse perché un narcisista di questa portata lo si può sopportare per il tempo massimo di un solo libro, che già mette a dura prova la pazienza. Secondo me ripeterlo non è stata una buona idea. Il pout-pourri è ancora più confusionario, sembra scritto a braccio (e l'autore pare confermarlo nelle ultime pagine), con una ancor più marcata voglia di parlare di sé rispetto al libro precedente, o forse una voglia di parlare ancora di sé non aggiungendo poi nulla di indispensabile. Forse, Sjöberg, la tua vita non è poi così interessante come vuoi farmi credere, e stavolta persino quella di Eisen, raccontata da te, si è trascinata con indolenza tra le pagine.
    Certo è che, se i ditterologi son tutti come lui, le donne fanno bene a tenersi alla larga dall'ambiente.
    Spero di aver imparato la lezione: non farsi più fregare da una copertina illustrata con insetti.
    Nel complesso per nulla degno dell'hype che gli ha riservato Iperborea, sono pure ben contenta di essermi persa la presentazione con l'autore.

    +++Nota a margine+++
    A proposito di donne, gli indizi che l'autore fornisce sul suo rapporto con l'altro sesso mi farebbero propende a definirlo un morto di figa. Più elegantemente, tuttavia, mi limiterò a sottolineare il fatto di aver percepito uno sgradevole senso di alterità in molti dei passi in cui egli ci parla non tanto delle donne "storiche" inserite nella vita di Eisen, ma dei suoi personali incontri con l'altro sesso (si veda l'episodio della psicanalisi: pare dire "avevo mille riserve e odio la psicanalisi, ma quando ho visto che l'analista era una bella figa...", e nemmeno troppo velatamente). Questo senso di alterità mi fa percepire, nei suoi discorsi, me stessa donna (ed entomofila, poi!) come qualcosa di "meno normale", una eccezione, un'aliena, ed era presente come sensazione anche nel libro precedente. Con questo non voglio dire che sia un libro misogino, sessista nella sua interezza o chissà cosa, ma l'impressione che l'autore stia parlando rivolgendosi prevalentemente a una platea di maschi etero sussiste, e per la seconda volta. Lui non sta parlando con me. Il fatto che io lo ascolti è del tutto contingente (da un narcisista ce lo possiamo anche aspettare). Non so nemmeno se lui se ne sia accorto.

    Edited by N. Zyme - 22/12/2017, 20:30
     
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