L'isola dei senza colore

~ Oliver Sacks

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  1. N. Zyme
     
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    Titolo: L'isola dei senza colore
    Autore: Oliver Sacks
    Anno:1996 (I ed. originale) - 1997 (I ed. italiana)
    Editore: Adelphi
    Pagine: 334
    Descrizione: "Le isole mi hanno sempre affascinato, e forse affascinano tutti noi" scrive Sacks all'inizio di questo libro. Nell'arco di una "storia d'amore con le isole che dura da una vita", una serie di strani casi lo ha portato a intraprendere due viaggi in Micronesia, paralleli ma indipendenti, che si sono poi cristallizzati nell'Isola dei senza colore. Per uno scienziato le isole non sono soltanto mondi a parte, sempre collegati a immagini paradisiache e infernali, ma laboratori dove studiare in condizioni ideali, come accade a Darwin, gli esperimenti della natura. Sacks racconta i suoi viaggi passo per passo, o meglio salto per salto dei minuscoli aerei che lo trasportano come cavallette da un'isola all'altra.


    In molti hanno definito questo libro quello di un Sacks minore. In effetti è piuttosto disorganico. Non è da intendersi come libro di divulgazione scientifica, né come un trattato di medicina, botanica o etnologia. Lo spirito migliore con cui affrontarlo è forse questo: pensate di accingervi a leggere un diario di viaggio, perché di questo si tratta. Un taccuino con impressioni, racconti vissuti, descrizioni del paesaggio circostante, dialoghi e osservazioni di un uomo curioso. Non il Sacks a cui siamo abituati col Cappello o qualche altro suo caposaldo, ma a mio avviso non meno piacevole.

    Il libro in realtà è composto di due racconti distinti. Nel primo l'autore si interessa alla condizione genetica dell'acromatopsia, che per un collo di bottiglia è particolarmente diffusa nell'atollo di Pingelap, nell'Oceano Pacifico, e parte per l'isola ad indagare su di essa assieme al fisiologo Knut Nordby, anch'egli acromatopsico. Il secondo è un vero e proprio giallo attorno al lytico-bodig, una tremenda condizione neurologica degenerativa diffusa nell'isola di Guam dai sintomi simili al parkinsonismo o alla SLA, ma variabili da persona a persona (tanto che in precedenza si pensava che il lytico e il bodig fossero due distinte malattie). Un giallo destinato a non sciogliersi nel libro, poiché la determinazione della causa del disturbo è stata accidentata e piena di ostacoli per oltre vent'anni, e solo dopo la scomparsa degli individui malati, il cui numero era in declino già durante l'arrivo di Sacks, è stata portata alla luce, e neanche con troppa certezza.
    Per uno spoiler sulle presunte odierne cause -a voi la scelta se leggerlo prima o dopo il libro- potete gettare uno sguardo qui:
    www.lorologiaiomiope.com/il-mistero-dellisola-di-guam/
    oppure www.scientificamerican.com/article/...ion-resurfaces/

    Divagazione:
    tra l'altro quello della convivenza (?) con i pipistrelli della frutta è una questione seria che si pensa abbia le sue importanti implicazioni anche nella diffusione delle epidemie di ebola. Per alcuni la causa è il consumo diretto di carne di volpi volanti; per altri invece la connessione è più sottile e ha a che vedere con la monocoltura di palme da olio in Africa centro-occidentale. In breve, le monocolture sono foreste enormi, in cui l'occhio si perde, fa impressione vederne anche solo le foto per quanto gli alberi di una sola specie arrivino a perdita d'occhio, tanto da sembrare quasi un paesaggio naturale a prima vista. Per la loro enorme vastità gli operai addetti alla raccolta dei frutti vivono in villaggi all'interno delle foreste assieme a tutte le famiglie, e i bambini escono tranquillamente fuori a giocare, mettendo le mani nella terra, poi in bocca, e... facendo tutto ciò che fanno i bambini. Si dà il caso che, per via dell'ampia deforestazione subita ad opera delle grandi star della monocoltura -che qui in Occidente frutta un sacco di soldi, come sappiamo- si sia perso il naturale ambiente in cui i pipistrelli frugivori vivevano in stabile equilibrio demografico. Poiché nella foresta pluviale di alberi da frutto ce ne sono solo alcuni, intervallati da altri alberi poco interessanti al palato dei pipistrelli, il numero di questi ultimi risultava inferiore a quello odierno, non risultando un problema per la popolazione umana. La sostituzione della foresta con alberi omogeneamente da frutto ha fatto sì che il loro numero aumentasse esponenzialmente e che i pipistrelli utilizzino come posatoi gli stessi alberi di Elaeis guineensis, la palma da olio, vivendo quindi a stretto contatto con le popolazioni umane residenti nelle colture. Le deiezioni dei pipistrelli che vivono sopra la testa degli abitanti cadono vicino alle case, dove i bambini giocano. Escrementi contaminati da virus ebola... e la frittata è fatta.
    Non ho molti riferimenti perché l'argomento è stato oggetto di un seminario che ho seguito, a parte questo articolo qui
    www.sciencemag.org/news/2014/12/bat...-ebola-epidemic ma la questione è dibattuta e in via di studio, anche perché il biostatistico che ha tenuto la conferenza da noi ha predetto che, se le cose stessero così, si avrebbe un nuovo outbreak di ebola fra circa cinque anni...


    Appunto per i gradi di separazione:
    L'isola di Pingelap è menzionata nell'Atlante delle Isole Remote di Judith Schalansky


    che posto! In effetti fa sentire abbastanza sperduti wah- 6756358e0ba23cb7-atoll

    E, per chi gradisce...


    (nella pt. 4 di 6 parla della sua ricerca del color indaco esperito sotto LSD, che descrive in un altro suo libro, Allucinazioni :D )

    Edited by N. Zyme - 9/4/2016, 23:55
     
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  2. N. Zyme
     
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    Altro piccolo appunto:
    una cosa che mi ha molto colpita, parlando con entusiasmo del libro ad altre persone, è come, nel descrivere la condizione dell'acromatopsia, questi mi rispondessero: "oh, che tristezza!". Ciò mi ha causato tristezza di rimbalzo perché, come Sacks afferma nel suo documentario parlando con Nordby, "Io ho qualcosa che tu non hai, e tu hai qualcosa che io non ho".
    Esplicativo del fatto che il mondo di un acromatopsico possa essere egualmente denso di chi ha percezione dei colori è stata la descrizione dell'agio che gli acromatopsici vivono ponendosi in penombra, il loro perfetto ambiente, e dei lavori tessili effettuati da alcune donne di Pingelap nelle loro case scure: tessuti dalle fantasie delicatissime, percepibili solo nella semioscurità; motivi che spariscono se esposti alla luce piena, come se quel crepuscolo custodisca in sé la magia che possa far vivere per un attimo l'intensa esperienza percettiva di un acromatopsico a un vedente "normale". Non è affatto triste il mondo di un acromatopsico: lo diventa se diviene suo obbligo aderire alla norma del colore. Eppure a quanto pare è piuttosto difficile da comprendere per un colour-biased. Il pregio di Sacks è quello di uscire dal bias, e portare il lettore con sé. È così: anche al colour-biased manca qualcosa. In primis la capacità di capire quanto anche quel mondo possa essere vibrante di percezioni.
     
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    A me è piaciuto molto, e non l'ho trovato 'minore', anzi per certi verti soprattutto nella seconda storia più coinvolgente di altri saggi (es. Allucinazioni).
    E' vero che sono due storie nettamente separate: la prima mi affascinava di più, e invece l'ho trovata un po' più superficiale, con una narrazione come al solito brillante e affabulante ma non approfondita per quanto riguarda l'aspetto nudo e crudo dell'acromatopsia: speravo in descrizioni più lunghe, divagazioni più specifiche invece tutto sommato mi è parso quasi solo un corollario.
    Al contrario, la storia del lytico-bodig di Guam è... 'piena'. Non saprei come altro definirla, mi è parsa una narrazione "100% Sacks" se così si può dire: il suo tatto e le sue passioni e la sua capacità narrativa, hanno quasi creato un giallo - thriller, alla ricerca di un killer misterioso.
    Ma il top sono le descrizioni che fa non solo di posti da sogno... ma di persone, di libri e di giardini botanici. Un narratore davvero totale.
     
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