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N. Zyme.
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Titolo: Longitudine
Autore: Dava Sobel
Anno: 1995
Editore: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli
Pagine: 153
Descrizione: Nel 1714 il Parlamento inglese offrì una ricompensa di ventimila sterline in oro (l'equivalente di 10 milioni di euro) a chi avesse scoperto come determinare la longitudine di una nave nell'oceano. Astronomi famosi come Galileo, Cassini, Huygens, Newton e Halley avevano cercato invano in passato una soluzione rivolgendosi alla Luna e alle stelle. La posta in palio stimolò altri ad avanzare proposte. Fu un orologiaio autodidatta, l'inglese John Harrison, a trovare la soluzione: bastava che ogni nave fosse equipaggiata con un cronometro in grado di segnare sempre l'ora "esatta", quella di Londra, ad esempio, e un semplice confronto con l'ora locale avrebbe subito fornito la longitudine della nave. Questo libro è la storia avventurosa dei quarant'anni di sforzi che furono necessari a Harrison non solo per costruire e perfezionare quel cronometro, ma per persuadere la comunità scientifica dell'efficacia del suo metodo.
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N. Zyme.
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Piacevole e compatto, un ottimo esempio di approfondimento divulgativo fruibile da tutti. Colpisce quanto, davvero, prima dell'avvento degli orologi marini, la navigazione fosse malmessa in termini di predizione della destinazione del viaggio... Insomma, se la latitudine era ben facile da determinare (è facile, dice: bastano gli astri, la lunghezza del giorno, l'esistenza di un "naturale" parallelo zero), la longitudine è risultato un vero rompicapo che per secoli ha dato filo da torcere anche ai più avveduti viaggiatori.
E la longitudine è tempo. Per la sua misurazione è necessario conoscere l'ora del porto di partenza e quella sulla nave, in quel preciso istante. In questo modo 360 gradi di rotazione = 24 ore, 1 ora = 1/24 di giro e un'ora di differenza fra la posizione della nave e quella di partenza significa 15 gradi di longitudine verso una certa direzione. Tutto molto facile (insomma... perché 15 gradi non hanno lo stesso valore in tutto il globo terrestre) ma
a) fino al 1700 e un po', nessuno strumento di misurazione del tempo aveva la tempra necessaria per resistere ad un viaggio in mare
b) non esisteva ancora un meridiano fondamentale
e qui ha inizio la storia...
Chi cerca dettagli tecnici non ne troverà: è la storia un po' romantica di come un ottimo orologiaio autodidatta, un genio naturale dell'ingegneria, riuscì a fornire la propria soluzione al problema, e degli ostacoli che incontrò in questa sua impresa. Primo fra tutti un' altra geniale mente, più astratta ma egualmente impressionante: l'astronomo reale Nevil Maskelyne, che assurge al ruolo di villain ma di cui bisogna riconoscere i meriti (basta una ricerchina su internet per rendersi conto che, per quanto si sia comportato malignamente nella vicenda longitudine macchiandosi anche di forti conflitti di interessi, in realtà era un figo, antipatico, ma pur sempre un figo).. -
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L'isola del giorno prima di Eco è tutto su questo tema....Mi è piaciuto un sacco come ne parla, per cui vedendo questo testo posso solo dire: voglio leggerlo!!! . -
N. Zyme.
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Magari al prossimo se mi vuoi bene... ^^ . -
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E infatti uno dei successivi se mi vuoi bene gli è toccato!
Come background sul tema devo dire che, paradossalmente, il romanzo di Eco me lo ricordo molto più approfondito (la cosa della polvere simpatica per esempio mi era rimasta molto impressa). Mi aveva molto appassionato alla questione della longitudine, e anche se sono passati alcuni anni dalla lettura il tema non ha smesso di appassionarmi.
Questo saggio è molto gradevole, leggero e divulgativo al punto giusto ma anche in grado di farti coinvolgere dalla vicenda. Mi sarebbe piaciuto anche qualcosa di un po' più approfondito sinceramente, ma non ci lamentiamo.
Una pecca invece secondo me è l'incertezza, il continuo oscillare tra saggio e romanzo. Del saggio ha la presentazione abbastanza schematica e ordinata, con un bel capitolo introduttivo che riassume dettagliatamente ( =spoilera di brutto) argomenti, vicende e conclusioni. Del romanzo ha la totale parzialità con cui giudica i protagonisti e con cui presenta le loro invenzioni e scoperte. E' ovvio per chi "fa il tifo" l'autrice fin dalle prime parole e non fa nulla per nascondere la sua propensione per H1-H4. Da come viene descritto inizialmente sembrava che l'uso della luna fosse un buco nell'acqua, invece comunque era anche quello un metodo tutto sommato valido alla fine, almanacchi alla mano (e più economico!).
Ribadisco che comunque è stata una lettura piacevolissima e interessante, che mi ha lasciato di nuovo con la voglia di immergermi nella storia delle esplorazioni. -
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