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N. Zyme.
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Titolo: Vita e costumi a bordo dei grandi velieri
Autore: Armand Hayet
Anno: 2006
Editore: Magenes
Pagine: 316
Descrizione: Questo libro nasce dalla volontà dell'autore di evitare che una secolare tradizione cada nell'oblio e di svelare la faticosa vita di bordo, superando e smentendo gli stereotipi e i luoghi comuni nati intorno alla figura del marinaio. È una testimonianza, un documento che si concentra più sulle usanze e i sentimenti degli uomini di mare che sulle imbarcazioni in sé: dal rispetto delle regole e delle gerarchie, ai riti, alle punizioni, al gergo marinaresco. Insomma la descrizione suggestiva e pittoresca di una "civiltà" andata ormai perduta.
Lo sto leggendo ed è un libro delizioso, che descrive curiose usanze marinaresche e, ove possibile, la loro derivazione. C'è un intero capitoletto dedicato agli insulti, e vi stupirete sicuramente del fatto che fra i peggiori siano annoverati gli epiteti di "farmacista", o di "negoziante". Il problema di questa lettura, però, sta nel fatto che la navigazione si avvalga di una lingua tutta sua, con i propri tecnicismi e i suoi toponimi (per capire dove fosse esattamente la palmetta sono finita su un forum di modellismo navale). Parlando poi di una vita di mare ormai sparita, la difficoltà nel comprendere vocaboli, manovre, ma anche alcune dinamiche di comportamento, aumenta ancora di più. La connessione internet o un buon dizionario di marina sono più che utili per indirizzare il lettore non avvezzo ai termini marinareschi nella comprensione di questa colorita raccolta di memorie.
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N. Zyme.
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Finito! Confermo le impressioni di metà lettura. Non è facile a chi non è avvezzo di marina, per quanto l'autore abbia cercato di compiere uno sforzo per rendere comprensibili anche ai terraioli certe dinamiche e situazioni prettamente di bordo.
Ci sono almeno due pagine di cui non ho capito assolutamente niente (veramente troppo tecniche), altre in cui lo sforzo nella comprensione e la ricerca parallela hanno spezzato il ritmo di lettura, non rendendola propriamente ricreativa.
Ma è bello, e comunque godibile. Piuttosto eterogeneo nella narrazione: io mi aspettavo una sorta di saggio descrittivo e molto serioso, invece è scanzonato, alterna descrizioni di abitudini consolidate, o andate perdute, con racconti di episodi di bordo descritte in maniera più romanzesca che altro. Sembra più che altro di ascoltare un tizio, seduti a tavola mentre si beve, che inizia a raccontarti storie, sparse e con criterio arbitrario; e tu lì ti incanti ad ascoltarlo, e vorresti continuasse all'infinito. Vorresti anche averlo davanti per riempirlo di domande su quegli aneddoti descritti con tanto trasporto.
Per quanto affascinante, il mondo a bordo dei velieri era un mondo terribile. Estremamente machista e giudicante, fiero delle sue divisioni gerarchiche, come se fosse diviso in caste accettate e rispettate in primo luogo dai marinai, anche ai livelli più bassi. L'avanzamento di livello veniva guadagnato solo con fatica, sangue e sudore, e deferenza nei confronti degli ufficiali. Sempre che gli ufficiali se lo meritassero. Altrimenti non si indugiava a mettere in cattiva luce un capitano (che pure aveva sempre il coltello dalla parte del manico), a descriverlo come un demonio o a dipingerlo come un pavido pappamolla. Anche gli ufficiali, quindi, in qualche modo avevano di che temere: dalle descrizioni dello scrittore, affrontare una campagna di navigazione con l'ostilità dei marinai non deve essere una bella esperienza...
L'ostentazione, spesso sciocca, di caratteri di virilità era d'obbligo, e non solo per esigenze tecniche e lavorative. Una volta entrato a pieno titolo nel circolo della gente, però, ti assicuravi il massimo dell'affetto e del cameratismo.
Dinamiche spaventose ma piuttosto affascinanti....
