Viaggi e altri viaggi

~ Antonio Tabucchi

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    tabucchi
    Titolo:Viaggi e altri viaggi
    Autore: Antonio Tabucchi
    Anno: 2010
    Editore: Feltrinelli
    Pagine:266
    Descrizione:
    Dice Antonio Tabucchi: "Sono un viaggiatore che non ha mai fatto viaggi per scriverne, cosa che mi è sempre parsa stolta. Sarebbe come se uno volesse innamorarsi per poter scrivere un libro sull'amore". Eppure, in "Viaggi e altri viaggi" ci sono i luoghi del mondo, un mondo sufficientemente grande per non essere quel "villaggio globale" che vorrebbero i sociologi e i mass media. Vi entrano "alla rinfusa" la Lisbona di Pessoa, il Brasile distante dalle mete obbligate di Congonhas do Campo, la Madrid dell'Escorial, il Jardin des Plantes a Parigi, l'Australia di Hanging Rock, la Séte di Paul Valéry, e poi Creta, la Cappadocia, Il Cairo, Bombay, Goa, Kyoto, Washington. Tabucchi ci accompagna con sovrana gentilezza a conoscere e a riconoscere i luoghi di una mappa singolare, certo, ma condivisibile attraverso la lingua familiare del racconto. Una mappa che si apre volentieri ad "altre" forme di viaggio la rassegna delle città fantastiche degli scrittori, le letture di Stevenson, la misteriosa frase di uno zio davanti agli affreschi del Beato Angelico, le montagne di Eça de Queirós, l'Egitto di Ungaretti, l'evocazione dell'Amazzonia attraverso un grande libro come Il ventre dell'universo. Nell'uno e nell'altro caso - nei viaggi effettivi e in quelli evocati dalla letteratura - Tabucchi ci invita a vedere e a restare, a muoverci e a ritornare. Ogni volta l'appuntamento è una sorpresa, perché il mondo è sempre un altrove, una scoperta di noi stessi attraverso gli altri.

    La recensione di IBS
    «Un luogo non è mai solo ‘quel’ luogo: quel luogo siamo un po’ anche noi. In qualche modo, senza saperlo, ce lo portavamo dentro e un giorno, per caso, ci siamo arrivati.»

    Certamente Antonio Tabucchi nella sua vita di uomo e di scrittore ha viaggiato molto. E dei suoi viaggi ha scritto in sedi disparate, con interventi su riviste e giornali, con un effetto sino a oggi dispersivo. Questo suo nuovo libro inverte la tendenza, chiama all’appello i luoghi visitati e rivisitati e le scritture che li hanno raccontati. È un’opera speciale, nella quale Tabucchi rimodella luoghi, viaggi e romanzi; è un libro che sulla mappa del mondo apre quel bagaglio contiguo delle tante letture che hanno anticipato e accompagnato i viaggi dell’autore.
    I luoghi di questi Viaggi e altri viaggi sono nomi, tappe, residenze, ma quel che più conta per lo scrittore pisano è la “civiltà del guardare”, del rammentare, del connettere i luoghi alla gente. Tabucchi viaggia, va e sosta, scoprendo, insieme alla bellezza, la diversità del mondo. Troviamo lo scrittore nel “suo” amatissimo Portogallo, in quella Lisbona che ha fatto da scenario a tanti suoi scritti, la patria del suo alter ego, il grande poeta portoghese Fernando Pessoa. Il percorso parte dal molo di Alcantara, alla stazione marittima, il cuore del porto di Lisbona. Poi si risale al Chiado, la zona elegante della capitale, lì seguiamo il protagonista di Requiem tra una sosta al caffè della Brasileira, la visita al Cemitério dos Prazeres, fino al belvedere più bello della città: il Miradouro de Santa Luzia, un terrazzato con maioliche del Settecento con una monumentale bouganvillea. Il tour della saudade termina immancabilmente nella piazza do Comércio, dove in epoca coloniale attraccavano i vascelli con le mercanzie dall’India e dal Brasile.
    Nel libro ritroviamo altre mete carissime all’autore di Notturno indiano e Sostiene Pereira, che in qualche modo ne hanno segnato il percorso letterario e esistenziale: l’India, ovviamente, il Brasile, il Messico, ma anche l’isola di Creta in Grecia e tante città come Madrid, Genova, Barcellona, Il Cairo, Kyoto, attraversate con lo sguardo curioso del viandante, con la nostalgia e la gioia del flaneur, descritte con le parole del grande narratore.
    Scrive Tabucchi: «ho visitato e ho vissuto in molti altrove. E lo sento come un grande privilegio, perché posare i piedi sul medesimo suolo per tutta la vita può provocare un pericoloso equivoco, farci credere che quella terra ci appartenga, come se essa non fosse in prestito, come tutto è in prestito nella vita». Lo aveva scritto anche il grande poeta greco Costantino Kavafis nella sua poesia intitolata Itaca: il viaggio trova senso solo in se stesso, nell’essere viaggio. E per Tabucchi questo è un grande insegnamento: il viaggio è come la nostra esistenza, il cui senso principale è quello di essere vissuta.

     
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