Elogio delle erbacce

~ Richard Mabey

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    Titolo:Elogio delle erbacce
    Autore: Richard Mabey
    Anno: 2011
    Editore: Ponte alle Grazie
    Pagine:347
    Descrizione:
    Flagello biblico, responsabili di avvelenamenti di massa o simbolo di rinascita postbellica: fin dagli albori l'umanità ha rinunciato a dare una definizione scientifica di "erbaccia", cambiando etichetta a seconda delle mode e della cultura dell'epoca. Prendendo avvio proprio da questo dato di fatto, l'autorevole botanico inglese Richard Mabey scrive la prima storia culturale di queste creature che vivono ai margini della società vegetale, così importanti per il sistema immunitario del pianeta, preziose per le loro proprietà curative, belle per le forme e i colori, eppure così strenuamente combattute dall'uomo che le ha sempre considerate pericolosi invasori dei suoi spazi. È proprio questa visione frutto di luoghi comuni che Mabey intende ribaltare: attraverso pagine colte e raffinate, ricche di informazioni erudite e reminiscenze personali e artistico-letterarie, l'autore compie una riflessione che trascende i confini della botanica e approda alla filosofia, mettendo in luce l'affinità esistenziale tra noi e le erbacce, quel comune spirito di adattamento e quell'istinto di sopravvivenza che dovrebbero indurci a riconoscere in loro delle compagne di vita da amare, dal destino saldamente intrecciato al nostro.



    Libro in lettura: nonostante il capitolo introduttivo pericolosamente palloso e approssimativo e nonostante alcune incertezze di traduzione (immagino siano queste, dato che da quel che ho letto Mabey non è improvvisatore) e alcuni passaggi poco comprensibili (più che altro le connessioni logiche tra gli argomenti di uno stesso capitolo a tratti sembrano piuttosto labili) il libro scorre bene per essere un saggio... anche troppo: le piante spesso sono presentate con nomi popolari e quasi mai scientifici, il ché rende a volte difficile l'identificazione!!
    Di cosa stai parlando?? io rosolaccio il papavero non ce lo chiamo -_- e poi perché dopo lo chiami papavero? forse ti riferisci a due cose diverse? arghhhh

    Ci sono un sacco di aneddoti curiosi, è più una divagazione etnobotanica che un trattato scientifico e per questo l'apprezzo molto - però per ora ecco... non mi è molto chiaro dove vuole andare a parare.
    Vi aggiornerò tra qualche centinaio di pagine :)
     
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    Lo sto leggendo ora. La storia dei passeri scomunicati e dei rincofori portati a processo è veramente notevole. Per ora è un buon libro, scorre bene, e mi piace pensare alle piante selvatiche come esseri sovversivi.
     
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    Mi è piaciuto molto. È vero che ci sarebbero volute un po' di illustrazioni (vengono sempre sottovalutate, mannaggia. Eppure nella divulgazione sono importanti!) e non è un trattato scientifico*, ma mi piace la tesi di fondo: la rivalutazione di erbe considerate nocive o di poco conto, l'inarrestabile forza dei semi senza permesso di soggiorno, che mai lo avranno e continueranno a fare il comodo loro. Il fatto che succede spesso che gli uomini, nella loro arroganza, continuino a scambiare la causa con l'effetto: non è tanto la pianta alloctona/ruderale a degradare il territorio, quanto il fatto che il territorio già degradato crei le condizioni per l'attecchimento delle ruderali dopo che si è già perso l'habitat delle specie più delicate.
    Interessante, a tratti un pochino soporifero, comunque una buona lettura divulgativa.

    *Nell'edizione che ho io c'è un indice delle piante elencate col nome comune, con accanto quello scientifico. Non so se si tratta di una novità, o ci fosse anche precedentemente.
     
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2 replies since 24/1/2015, 17:36   54 views
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