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Titolo: Il crogiuolo
Titolo originale: The Crucible (1953)
Autore: Arthur Miller
Traduttore: Luchino Visconti, Gino Bardi
Paese: U.S.A.
Genere: dramma, teatro
Editore: Einaudi (collana Collezione di teatro)
Prima Edizione: 1964
Scheda IBS
Trama:
Il crogiuolo è la terza opera teatrale di Arthur Miller e si differenzia in modo piuttosto netto dalle due precedenti, Erano tutti miei figli e Morte di un commesso viaggiatore. The Crucible ci trasporta infatti in un'epoca remota, nel XVII secolo, e ci fa assistere a una folle esplosione di fanatismo religioso in seno a una minuscola comunità del Massachuttes, Salem, isolata dal resto del mondo e tenacemente attestata sul "confine della foresta" a sfida delle tribù indiane ancora selvagge. Ma al contempo è anche un'allegoria polemica al clima di "caccia alle streghe" messo in atto dal maccartismo che imperava negli Stati Uniti negli anni Cinquanta. Scritto in sedici mesi e poi messo subito in scena, il 22 gennaio 1953, al Martin Beck Theatre di New York, Il crogiuolo è dunque un dramma in cui accanto alla polemica politica si intreccia quella sensiblità morale e fantastica caratteristica di Miller, che all'epoca scrisse: "Non fu soltanto la nascita del maccartismo a provocarmi, ma qualcosa che appariva molto più fatale e misterioso. Era il fatto che una campagna politica fosse in grado di creare non soltanto terrore, ma una nuova realtà soggettiva, una vera mistica che stava a poco a poco assumendo addirittura una colorazione sacra...Vedevo uomini consegnare la propria coscienza ad altri uomini e ringraziarli della possibilità che essi gli davano di farlo".§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Una commedia sulla caccia alle streghe scritta durante il periodo della caccia alle streghe scatenata da McCarthy... un parallelismo difficile da non notare.
Dei veri processi di Salem ci sono i nomi, tutto il resto (età dei coinvolti, motivazioni, destini dei sopravvissuti) è puro frutto di fantasia.
Nella commedia si porta più attenzione alla necessità di denunciare e far condannare tutti i probabili colpevoli, a dispetto della verità o della accuratezza delle accusa.
Il protagonista stesso, alla fine, pur di non perdere la sola cosa che lo identifica decide di non firmare la confessione che lo salverebbe, per non perdere il rispetto per il proprio nome.
I personaggi sono stereotipati. Il marito infedele e fascinoso, la moglie fredda e algida, l'amante calda e manipolatrice. Nessuno di loro stimola una qualsiasi forma di empatia ma si viene coinvolti nell'azione e avvinti fino al finale.
5 / 5
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