Abbiamo sempre vissuto nel castello

~ Shirley Jackson

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    Biting's excellent.
    It's like kissing.
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    Titolo: Abbiamo sempre vissuto nel castello
    Titolo originale: We Have Always Lived in the Castle (1962)
    Autore: Shirley Jackson
    Traduttore: Monica Pareschi
    Paese: U.S.A.
    Genere: Horror psicologico
    Editore: Adelphi (collana Fabula)
    Prima Edizione: 2009
    Scheda IBS
    Trama:
    "A Shirley Jackson, che non ha mai avuto bisogno di alzare la voce"; con questa dedica si apre L'incendiaria di Stephen King. È infatti con toni sommessi e deliziosamente sardonici che la diciottenne Mary Katherine ci racconta della grande casa avita dove vive reclusa, in uno stato di idilliaca felicità, con la bellissima sorella Constance e uno zio invalido. Non ci sarebbe nulla di strano nella loro passione per i minuti riti quotidiani, la buona cucina e il giardinaggio, se non fosse che tutti gli altri membri della famiglia Blackwood sono morti avvelenati sei anni prima, seduti a tavola, proprio lì in sala da pranzo. E quando in tanta armonia irrompe l'Estraneo (nella persona del cugino Charles), si snoda sotto i nostri occhi, con piccoli tocchi stregoneschi, una storia sottilmente perturbante che ha le ingannevoli caratteristiche formali di una commedia. Ma il malessere che ci invade via via, disorientandoci, ricorda molto da vicino i "brividi silenziosi e cumulativi" che - per usare le parole di un'ammiratrice, Dorothy Parker abbiamo provato leggendo La lotteria. Perché anche in queste pagine Shirley Jackson si dimostra somma maestra del Male - un Male tanto più allarmante in quanto non circoscritto ai "cattivi", ma come sotteso alla vita stessa, e riscattato solo da piccoli miracoli di follia.

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    Si può definire una ghoststory, dove l'atmosfera che aleggia nella casa e la sorte della famiglia della protagonista sono i fantasmi che perseguitano quello che resta degli abitanti della casa.
    La storia è abbastanza prevedibile e, dall'arrivo del fattore estraneo che si introduce quasi a forza nel tranquillo tran-tran degli abitanti, si può prefevedere dove la storia andrà a parare.
    Anche il ruolo di narratore non affidabile della protagonista è abbastanza prevedibile, nonostante la storia si dipani in modo da lanciare indizi al lettore e di non approfondirli se non fino alla fine del racconto.
    Anche riconoscendo tutti gli indizi o scoprendoli in anticipo, la lettura conivolge e attira il lettore nel baratro della follia, follia senza spiegazione logica, come a volte è giusto che sia.

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    Delizioso :-)
     
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    La storia è abbastanza lineare e decisamente prevedibile, ma quello che rende la storia inquietante è la pace e la routine a cui la protagonista insieme alla sorella sono vincolate ai limiti dell'ossessione e dell'assurdo, nella totale negazione della tragedia successa anni prima. Non mi ha entusiasmato e convinto fino in fondo. Sento ancora che alla storia manca qualcosa per definirla conclusa.
     
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    Carinissimo, l'ho adorato <3
     
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