-
IceEyesAngel.
User deleted
Titolo: Storia del Friuli
Autore: Tito Maniacco
Anno: prima uscita 1985
Editore: Newton Compton (edizione 2008)
Pagine: 271
Descrizione: Scrivere una storia regionale significa trovare nelle pieghe della memoria gli strumenti utili a comprendere i meccanismi che danno forma alle diverse anime di una nazione. Protagonista di questa avventura, nella "Storia del Friuli" di Maniacco, è il contadino, figura emblematica della terra friulana. Da qui vengono presi in considerazione quegli aspetti della vita materiale senza i quali lo sviluppo della società non sarebbe stato possibile: gli strumenti di lavoro, la struttura dei campi, l'alimentazione, ma anche le grandi costruzioni ideologiche e culturali, gli incontri-scontri con la cultura delle classi dirigenti, le grandi rivolte, l'emigrazione e la formazione, dopo la caduta dell'Impero romano, di un'identità il cui cemento è la lingua friulana, che si trasforma e si evolve nel fluire del tempo.
Commento personale: Una panoramica dalla preistoria quasi ai giorni nostri, che ci fa capire come il Friuli sia da sempre stata una terra di conquistati e un confine strategico da difendere, ancorata inesorabilmente ad un passato feudale e agricolo, nato su un terreno però di per sè geologicamente "sfortunato": arido e magro in alcune zone, impervio in montagna, paludoso verso il mare. Anche le sorti dei suoi abitanti sono legate alla terra, e così si impara come da sempre i contadini siano vissuti in stato di totale miseria, di fame, di malattie causate dalla mancanza di cibo (per lungo tempo gli unici alimenti sono stati polenta di frumento, erbe di campo e qualche fagiolo ogni tanto). Tutto questo mentre i potenti cercano di riservarsi questo prezioso confine politico.
Una storia di una cultura ormai persa, di storie di streghe, di folletti e di orchi ormai sconosciute ai più, di una lingua che si può ancora salvare ma che si è andata rarefacendo sempre più dietro l'obbligo "nazionalista" di parlare italiano.
Una storia che mi tocca perchè in qualche modo innato me la sento dentro.
.
