Scritto sul corpo

~ Alan Bennett

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    Titolo: Scritto sul corpo
    Autore:Bennett Alan
    Anno:
    Editore: Adelphi
    Pagine:57
    Descrizione:
    http://www.ibs.it/code/9788845920707/benne...-sul-corpo.html
    Il racconto di una diversità che non vuole darsi un nome nel "coming out" lieve di Alan Bennett. L'autore è nato a Leeds, nello Yorkshire; a Cambridge comincia a scrivere sketch; parallelamente all'attività di scrittore porta avanti quella di attore, arrivando a recitare in serie televisive da lui scritte.


    CITAZIONE
    http://www.ilsole24ore.com/fc?cmd=art&codi...=Libero&chId=30
    Più facile da apprezzare che da classificare, Alan Bennett è oggi considerato uno dei più importanti autori inglesi contemporanei, oltre che uno dei più prolifici. Eppure, nei suoi testi (per lo più scritti per la televisione, per la radio e per il teatro), protagonisti assoluti sono temi di poca importanza, storie grigie di personaggi ordinari che si consumano sullo sfondo di piccoli paesi della provincia inglese.
    A spiegare la genesi di questi temi e luoghi su cui si concentra l’occhio critico e insieme indulgente - ma sempre ironico e tagliente – di Bennett, arriva in libreria Scritto sul corpo, edito da Adelphi. Il volumetto raccoglie uno dei romanzi brevi che compongono lo scritto autobiografico Untold Stories, pubblicato in Gran Bretagna lo scorso anno. Lo scrittore inglese si decise a realizzare questo libro (in cui rivela molto di se stesso e della propria famiglia) quando, nel 1997, gli fu diagnosticato un male inguaribile che gli avrebbe lasciato pochi mesi di vita. Per questo la scrittura e il contenuto appaiono estremamente franchi e per certi versi audaci. In Scritto sul corpo, ad esempio, Bennett rivela esplicitamente la propria omosessualità, mai dichiarata pubblicamente, sebbene nota ai più. Le pagine del libro ci riportano, con il linguaggio e l’ironia consueti dello scrittore, ai giorni della sua adolescenza, quando il giovane Alan scrutava impaziente lo sbocciare di una maturità che stentava ad arrivare. E questo ritardo nella crescita, racconta, lo avrebbe marchiato per tutta la vita: sarebbe stato sempre un “diverso”, un non-omologato, un solitario. Molti aspetti, dialoghi o personaggi dei suoi lavori sarebbero stati influenzati da questo marchio, da questo senso di “non-conformità” che lo portò a concentrasi profondamente sui dettagli, sui luoghi e sulle persone che lo circondavano.
    Il momento della notorietà giunse per Bennett (nato nel 1934 a Leeds, nello Yorkshire) nel 1960, con lo show satirico Beyond the Fringe. Ma per il primo esordio letterario vero e proprio dobbiamo aspettare il 1968, quando pubblicò la prima opera teatrale, Forty Years On. La cifra comune a tutto il suo lavoro è una vena satirica che ne fa un esempio straordinario, quasi emblematico, di houmor inglese (“as british as Alan Bennet”, inglese come Alan Bennett, è una frase diventata quasi un clichè). Ed è proprio con gli stereotipi che l’autore gioca nei suoi testi, mettendo in scena, dissacrandoli, tutti gli elementi che caratterizzano la piccola-media borghesia inglese. Timidezza, solitudine, il grigiore delle città del Nord della Gran Bretagna, l’alienazione delle famiglie, il perbenismo e l’ipocrisia: sono tutti temi che ricorrono nella sua produzione, composta da 19 lavori per la televisione, quattro serie televisive e tre film per il grande schermo, oltre a numerose opere teatrali, romanzi brevi e racconti, scritti autobiografici e giornalistici.
    La maggior parte di questi argomenti, come dimostra Scritto sul corpo, si ispira proprio alle esperienze giovanili dello scrittore. Al centro del racconto è però la scoperta, avvenuta a sedici anni ma ancora ben al di là dall’essere accettata, della propria omosessualità. Con la consueta ironia (e soprattutto autoironia), Alan Bennett ci descrive se stesso alle prese con la scoperta del sesso e del mondo esterno. Timido, schivo, apparentemente ordinario, fisicamente immaturo, colto e solitario, il giovane Alan sviluppò presto un profondo spirito contemplativo: ogni sera usciva e percorreva a piedi le strade di Leeds in cerca del proprio (inconsapevole) innamorato e finendo per incantarsi davanti al tramonto e alla immensità del cielo: “Se riesco a trasformare il cielo in parole, a metterlo su carta, allora sarò libero dall’inquietudine che mi suscita”, diceva a se stesso. Dovette arrivare a trent’anni suonati per “abbassare lo sguardo sulle cose che accadono intorno a me, e fare più attenzione a quello che sento e meno a quello che vedo”.
    Soprattutto, a dispetto degli sforzi e dell’educazione della famiglia, Alan arriva a concludere, ormai settantenne, che non può certo vantarsi di “condurre una vita normale, o, sogno dei miei genitori, una vita come tutti gli altri. Ma noi ci accontentiamo”.
     
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