Lascio che le cose mi portino altrove
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Titolo:Vedere voci. Un viaggio nel mondo dei sordi
Autore: Oliver Sacks
Anno: 1990, 11ª ediz.
Editore: Adelphi
Pagine: 256
Descrizione:
www.adelphi.it/libro/9788845907531
In questo libro Oliver Sacks abbandona il terreno dei disturbi neurologici per indagare un altro mondo, che generalmente viene ignorato: il mondo dei sordi. Qui, come in altri casi di menomazione, Sacks riesce a scoprire che il meno può anche nascondere un più: per esempio, una capacità acutissima di sviluppare l’esperienza visiva – base, questa, su cui si è formato un affascinante linguaggio visivo, i «Segni», che permette ai sordi di costituire comunità. Ancora una volta, è l’enorme dono di empatia, in Sacks, a guidare l’indagine, che toccherà alcuni problemi fondamentali del rapporto fra parola, immagine e cervello, ma anche renderà conto di esperienze dirette dell’autore, sino alla sua partecipazione alla rivolta nell’unica università per sordi al mondo, la Gallaudet University, nel marzo 1988. Per questa nuova edizione italiana, Sacks ha scritto una prefazione nella quale delinea la storia dei sordi in Italia, e racconta della sua visita, nel novembre 1990, alla comunità dei sordi e alla scuola di via Nomentana a Roma.
Come forse saprete, da ottobre frequento un corso di LIS e mi sto appassionando alla cultura sorda, che già mi affascinava da tempo per i suoi problemi legati al cognitivismo e agli studi sul linguaggio... Con sorpresa mi sono accorta di aver rimosso l'esistenza di questo libro di un autore che letteralmente adoro, quindi l'ho recuperato al volo e lo sto leggendo con grande entusiasmo. Anche perché una delle mie insegnanti, lavorando alla scuola sopra citata di via Nomentana a Roma lo ha addirittura conosciuto... E' stata lei, citando il libro, a farmelo tornare in mente e spingermi a leggerlo.
Vi saprò dire, anche se è decisamente diverso agli altri testi (sia Risvegli, Un antropologo su Marte e L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello sono più che altro analisi di casi clinici, questo sembra più una riflessione in senso lato).
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