Le vie dei canti

~ Bruce Chatwin

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    Titolo: Le vie dei canti
    Autore: Bruce Chatwin
    http://www.ibs.it/code/9788845911415/chatw...-dei-canti.html
    Anno: 1987
    Descrizione:
    http://it.wikipedia.org/wiki/Le_vie_dei_canti
    Le vie dei canti (The Songlines, 1987) è un libro di Bruce Chatwin che è contemporaneamente un romanzo, un saggio, e un diario di viaggio. Ambientato in Australia, il libro racconta delle indagini svolte da Chatwin sulla tradizione aborigena dei canti rituali, tramandati di generazione in generazione come conoscenza iniziatica e segreta. Il libro sviluppa la tesi secondo cui i canti aborigeni sono contemporaneamente rappresentazione di miti della creazione (narrazione degli eventi dell'epoca ancestrale del "dreamtime", da cui tutto discende) e mappe del territorio. Il titolo si riferisce alle migliaia di linee immaginarie (appunto le "vie dei canti") che, secondo le conclusioni di Chatwin, attraversano l'intero continente; ogni canto tradizionale sarebbe la rappresentazione musicale delle caratteristiche geografico-topografiche di un tratto di una di queste vie.
    A partire dall'analisi del concetto di "via dei canti" aborigena Chatwin arriva a trattare anche i temi ricorrenti della sua opera, in particolare la tesi del nomadismo come condizione originaria dell'umanità, ma anche teorie antropologiche sull'origine della società, delle armi e della violenza, citando Konrad Lorenz, Otto Jespersen, Martin Heidegger, Wilhelm von Humboldt, John Wiens, Giambattista Vico, Ted Strehlow, Anne Cameron, William Blake, Meister Eckhart, Marcel Proust eccetera; e ancora antichi testi biblici, sumeri, quashgai, indiani e africani. E tanti altri.
     
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    Questo libro mi ha piuttosto sconcertato. E' bellissimo, interessantissimo e scorrevole ma allo stesso tempo difficile, filosofico, frammentario.
    Se la prima parte è un diario di viaggio inteso come descrizione di eventi legati a un viaggio, la seconda parte è sempre un diario di viaggio ma come miscuglio di citazioni che danno vita a frammenti mnemonici di vario genere: riflessioni sulla preistoria, su viaggi in Africa, in Oriente, incontri con personaggi perlopiù senza un vero e proprio filo logico. Una giustapposizione di appunti che, complice l'inesistente formattazione del mio ebook, è stata quasi impossibile da districare....
     
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    Titolo: Le Vie Dei Canti
    Autore: Bruce Chatwin
    Anno: 1988
    Editore: Adelphi
    Pagine: 309
    Descrizione: Per gli aborigeni australiani, la loro terra era tutta segnata da un intrecciarsi di «Vie dei Canti» o «Piste del Sogno», un labirinto di percorsi visibili soltanto ai loro occhi: erano quelle le «Impronte degli Antenati» o la «Via della Legge». Dietro questo fenomeno, che apparve subito enigmatico agli antropologi occidentali, si cela una vera metafisica del nomadismo. Questo ultimo libro di Bruce Chatwin, subito accolto con entusiasmo di critica e lettori quando è apparso, nel 1987, potrebbe essere descritto anch’esso come una «Via dei Canti»: romanzo, viaggio, indagine sulle cose ultime. È un romanzo, in quanto racconta incontri e avventure picaresche nel profondo dell’Australia. Ed è un percorso di idee, una musica di idee che muove tutta da un interrogativo: perché l’uomo, fin dalle origini, ha sentito un impulso irresistibile a spostarsi, a migrare? E poi: perché i popoli nomadi tendono a considerare il mondo come perfetto, mentre i sedentari tentano incessantemente di mutarlo? Per provare a rispondere a queste domande occorre smuovere ogni angolo dei nostri pensieri. Chatwin è riuscito a farlo, attirandoci in una narrazione dove i personaggi, i miti, le idee compongono un itinerario che ci guida molto lontano.

    Non so bene se inserirlo tra la saggistica, perché alla fine con Chatwin non si sa mai quanto sia resoconto e quanto finzione. Se esiste una sezione dedicata alla letteratura di viaggio me la sono persa (di nuovo).
    È un signor libro. È emozionante, è psichedelico, è istruttivo e, soprattutto, mostra le fiche a tutti quei libri zuppi di razzismo alla rovescia, dove le culture diverse da quella occidentale diventano fascinosamente misteriose e, implicitamente, anche moralmente superiori. Chatwin mostra la realtà australiana nei suoi aspetti positivi e negativi, senza tralasciare nulla. E, signori, la realtà che mostra. Ci sono personaggi alla Pennac in questo libro, tanti personaggi alla Pennac. Sembra di essere in un altro secolo, anzi, in più secoli: si passa dal periodo imperiale all'America degli anni '70 nel giro di venti minuti. E accanto a questo stralunato resoconto un po' in chiave On the Road c'è la riflessione più seria sul nomadismo, sul perché l'uomo si sposti costantemente, che è poi ciò che sta alla base di tutti i viaggi di Chatwin.
     
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    Ti bacchetto perché la discussione c'era già.

    Però sono felice che tu l'abbia aperta di nuovo!

    Personalmente non conoscevo Chatwin quando ho letto questo libro e poi, nonostante la volontà, non ho approfondito altro (anche se In Patagonia è nella mia wishlist da due anni)... E non so cosa dirti sulla "veridicità" di lui come autore.
    Personalmente mi è piaciuto molto il suo sguardo da dentro, il suo tentativo di entrare realmente in contatto con la cultura aborigena e poi spiegarla.
    Tralasciando i giudizi morali sull'uso che ne è stato fatto dagli aborigeni e sulle varie mistificazioni, trovo il concetto di vie dei canti semplicemente meraviglioso... Una spiegazione intima e poetica della spinta al nomadismo imposto dalla geografia dell'Australia - ma questo è a prescindere dal libro, il libro ha - se non altro - il merito di avercelo mostrato.
     
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    Ops, mea culpa. Ammetto di non aver controllato l'elenco prima di aprirla.
    Io oltre a questo ho letto solo Che Ci Faccio Qui? e diciamo che la sensazione è che certi personaggi siano abbastanza romanzati. Per dire, il personaggio di Arkadij (anche nella tua edizione gli hanno storpiato il nome, vero?) certe volte parla e si muove come in un film.
    Al di là di questo, Le Vie dei Canti secondo me è un ottimo punto di vista sul nomadismo in generale e su certi aspetti della cultura aborigena. All'epoca Chatwin aveva già viaggiato in lungo e in largo e aveva un approccio un po' più critico del ventenne che va in cerca di Dio nel deserto australiano. Ho apprezzato molto il non voler imporre una propria opinione ma piuttosto raccogliere, nella seconda parte, i suoi pensieri e gli appunti presi nel corso degli anni.
     
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