L'età dell'inconscio. Arte, mente e cervello dalla grande Vienna ai nostri giorni

~ Eric K. Kandel

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Polemos
     
    .

    User deleted


    etadellinconscio
    Titolo: L'età dell'inconscio. Arte, mente e cervello dalla grande Vienna ai nostri giorni
    Autore: Eric Kandel
    Anno: 2012
    Editore: Raffaello Cortina
    Pagine: 622
    Descrizione: Il premio Nobel Eric Kandel usa le sue straordinarie doti di divulgatore per portarci nella Vienna del Novecento, dove le figure più eminenti della scienza e dell’arte diedero l’avvio a una rivoluzione che avrebbe cambiato per sempre il modo di considerare la mente umana. Nei salotti viennesi dell’epoca si discutevano idee che avrebbero segnato una svolta nella psicologia, nella neurobiologia, nella letteratura e nell’arte. Tali idee portarono a progressi che esercitano ancora oggi la loro influenza. Sigmund Freud sconvolse il mondo mostrando come l’aggressività e i desideri erotici inconsci si esprimano simbolicamente nei sogni e nel comportamento. Arthur Schnitzler rivelò la sessualità inconscia delle donne con l’innovativo ricorso al monologo interiore. Gustav Klimt, Oskar Kokoschka e Egon Schiele diedero vita a opere di grande evocatività che esprimevano il piacere, il desiderio, l’angoscia e la paura. Scritto in modo magistrale e stupendamente illustrato, L’età dell’inconscio aiuta a capire i meccanismi cerebrali che rendono possibile la creatività nell’arte e nella scienza, aprendo una nuova dimensione nella storia intellettuale.

    Da pochissimi giorni in libreria si può trovare il nuovo saggio del premio nobel austriaco Eric Kandel. Kandel prende le mosse dalla fioritura culturale della sua città a inizio 900, con Klimt e Schiele tra i protagonisti, per esaminare le relazioni tra arte e scienza, tra cervello e bellezza. Riporto un estratto di una sua recensione al libro:
    CITAZIONE
    “(…). L’età dell’inconscio è il risultato della mia successiva fascinazione per la storia intellettuale di Vienna tra il 1980 e il 1918, così come del mio interesse per la psicoanalisi, la storia dell’arte e lo studio del cervello, che è il lavoro che mi impegna nella vita.
    In questo libro esamino il progressivo dialogo tra arte e scienza, che ha le sue origini nella Viennna di fine secolo, e documento le sue tre fasi principali. La prima fase iniziò con uno scambio di insight tra gli artisti del movimento modernista e i membri della Scuola di medicina di Vienna. La seconda fase continuò come un’interazione fra l’arte e la psicologia cognitiva dell’arte introdotta dalla Scuola di storia dell’arte degli anni Trenta del Novecento. La terza fase, iniziata due decenni fa, ha visto la psicologia cognitiva interagire con la biologia per gettare le basi di una neuroestetica emotiva: una comprensione delle nostre risposte, percettive emozionali ed empatiche, alle opere d’arte. Questo dialogo e la ricerca nel campo delle neuroscienze e dell’arte sono tuttora in continuo sviluppo. Ci hanno fornito un’iniziale comprensione dei processi in atto nel cervello del fruitore mentre guarda un’opera d’arte. La sfida centrale della scienza del XXI secolo è capire la mente umana in termini biologici.
    La possibilità di vincere questa sfida si dischiuse alla fine del Novecento, quando la psicologia cognitiva, la scienza della mente, si fuse con la neuroscienza, la scienza del cervello. Il risultato fu un una nuova scienza della mente che ci ha consentito di sollevare una serie di domande a proposito di noi stessi: come percepiamo, impariamo e ricordiamo? Qual è la natura dell’emozione, dell’empatia, del pensiero e della coscienza? Quali sono i limiti del libero arbitrio? La nuova scienza della mente è importante non solo perché ci fornisce una comprensione più profonda di quello che ci rende ciò che siamo, ma anche perché consente una significativa serie di dialoghi tra la scienza del cervello e altre aree della conoscenza. Questi dialoghi possono aiutarci a indagare i meccanismi cerebrali che rendono possibili la percezione e la creatività nell’arte, nelle scienze e nella letteratura come nella vita quotidiana. In senso più ampio, tale dialogo potrebbe contribuire a renedere la scienza parte della nostra esperienza culturale comune.
    Ho affrontato questa cruciale sfida scientifica nell’età dell’inconscio concentrandomi su come la nuova scienza della mente avesse iniziato a confrontarsi con l’arte. Perché dovremmo incoraggiare un dialogo tra arte e scienza e tra scienza e cultura nel suo complesso? La neuroscienza e l’arte rappresentano due distinte prospettive della mente. Attraverso la scienza sappiamo che tutta la nostra vita mentale prende origine dall’attività del cervello, quindi osservando quell’attività possiamo cominciare a capire i processi che sono alla base delle nostre risposte alle opere d’arte. In che modo le informazioni raccolte dagli occhi si trasformano in visione? Come i pensieri si trasformano in memoria? Qual è la base biologica del comportamento? D’altra parte, l’arte fa intuire le qualità esperenziali più sfuggenti della mente, quello a cui una certa esperienza assomiglia.
    Una scansione cerebrale può rilevare i segni neurali della depressione, ma una sinfonia di Beethoven fa sentire che cosa è la depressione. Se vogliamo comprendere a fondo la natura della mente entrambe le prospettive sono necessarie, ma raramente sono considerate insieme. L’ambiente intellettuale e artistico della Vienna agli inizi del Novecento segno un primo scambio tra le due prospettive e produsse un enorme progresso nello sviluppo del modo di pensare la mente umana.
    Quali benefici potrebbe produrre oggi un’interazione di questo tipo e chi potrebbe avvantaggiarsene? Il vantaggio per le neuroscienze è chiaro:un delle sfide più estreme della biologia è capire come il cervello divenga consapevole della percezione, dell’esperienza e dell’emozione; ma è altrettanto ragionevole ritenere che lo scambio sarebbe utile ai fruitori dell’arte, agli storici dell’arte e del pensiero e agli artisti stessi. Riuscire a comprendere a fondo i processi della percezione visiva e le risposte emozionali può stimolare un nuovo modo di parlare di arte, nuove forme d’arte e forse persino nuove espressioni di creatività artistica. La scienza cerca di comprendere i processi complessi riducendoli alle loro azioni essenziali e studiando le interazioni di queste azioni, e tale approccio riduzioni stico si estende anche all’arte. In effetti, concentrarsi, come faccio io, su un indirizzo artistico, con tre soli principali rappresentanti, è un esempio a questo approccio. Alcune persone temono che un’analisi di tipo riduzioni stico possa rendere meno affascinante l’arte, che possa banalizzarla e privarla della sua particolare forza, riducendo così la partecipazione dell’osservatore a un’ordinaria funzione del cervello. Io ritengo, al contrario, che incoraggiando il dialogo tra scienza e arte e concentrandosi su un processo mentale alla volta, il riduzionismo possa ampliare la nostra visione e fornirci nuove intuizioni sulla natura e sulla creatività dell’arte. (…)”

    Eric Kandel
     
    Top
    .
0 replies since 4/11/2012, 01:20   456 views
  Share  
.