L' inconfondibile tristezza della torta al limone

~ Aimee Bender

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    Titolo: L' inconfondibile tristezza della torta al limone
    Autore: Aimee Bender
    Anno:2011
    Editore: minimum fax
    Pagine: 332
    www.ibs.it/code/9788875213626/bende...ella-torta.html
    Descrizione:
    Alla vigilia del suo nono compleanno, la timida Rose Edelstein scopre improvvisamente di avere uno strano dono: ogni volta che mangia qualcosa, il sapore che sente è quello delle emozioni provate da chi l'ha preparato, mentre lo preparava. I dolci della pasticceria dietro casa hanno un retrogusto di rabbia, il cibo della mensa scolastica sa di noia e frustrazione; ma il peggio è che le torte preparate da sua madre, una donna allegra ed energica, acquistano prima un terrificante sapore di angoscia e disperazione, e poi di senso di colpa. Rose si troverà così costretta a confrontarsi con la vita segreta della sua famiglia apparentemente normale, e con il passare degli anni scoprirà che anche il padre e il fratello - e forse, in fondo, ciascuno di noi - hanno doni misteriosi con cui affrontare il mondo. Mescolando il realismo psicologico e la fiaba, la scrittura sensuale di Aimeé Bender torna a regalarci una storia appassionante sulle sfide che ogni giorno ci pone il rapporto con le persone che amiamo.


    Questo libro mi ha incantato, un po', mi sa, come tutti i libri che ruotano intorno alle sensazioni legate ai sensi di olfatto e gusto, mi stregano.
    Conoscevo l'autrice e ho preso l'ebook più per lei che per il titolo, non sapevo nemmeno di cosa parlasse. Una volta iniziato a leggere però sono stata trascinata, è scorrevole e assolutamente piacevole, in bilico tra la narrativa pura e semplice e il fantastico.
    La vicenda narra della vita di Rose, dai 9 ai 22 anni, dividendola in quattro periodi precisi, perché quando lei ha 9, 12 e 17 anni avvengono delle cose molto particolari che segnano la sua esistenza, e in sostanza si ritrova ventiduenne a farci i conti e rifletterci.
    Ho ammirato tantissimo l'abilità dell'autrice nell'immedesimarsi di volta in volta in una bambina che scopre un "super potere" alquanto sgradevole, una preadolescente che continua a farci i conti, un'adolescente in piena regola e per finire una ragazza che scopre piano piano la sua famiglia e cerca di fare un bilancio e venire a patti con le sue capacità.
    Questa capacità è quella di sentire lo stato d'animo della persona che cucina un determinato cibo, come se vi rimanessero impresse tutte le sue sensazioni: rabbia, gioia, tristezza, fretta... Va da sé che nessuno ha più segreti per lei, nemmeno la sua famiglia, e mangiare diventa una tortura... essere sempre investiti da consapevolezze non desiderate.
    Una bella metafora probabilmente, ricca di significati stratificati e ben amalgamati come una torta venuta bene.

    Edited by Yelena‚ - 7/10/2012, 15:11
     
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    Simpatico, sembra una forma (ovviamente impossibile) di sinestesia (tra l'altro in neuroscienze molte forme di sinestesia sono servite proprio a studiare i fenomeni empatici) Comunque, affiancare l'emapatia al gusto del cibo è una bella metafora letteraria. Il cibo è sempre un grande dramma per l'uomo, nella forma della accettazione della propria vita o della rinuncia della propria vita. Sotteso al rapporto con il cibo c'è sempre un rapporto con l'incertezza: se devo esistere o non devo esistere.
     
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    Letto per la sfida dei libri in cucina, ma non mi ha detto niente di particolare.
    Certo, buona idea iniziale, buona prosa, ma giunta a fine libro mi sono chiesta quale fosse il suo senso, cosa che mi sta succedendo spesso ultimamente. La vicenda del fratello/sedia poi mi ha fatta sobbalzare, forse perché neanche l'ho capita bene.
     
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    Sì, la vicenda del fratello ha lasciato abbastanza perplessa anche me!!
    Però come libro non mi ha deluso, l'ho trovato ben scritto e ben descritto e molto piacevole. E poi l'idea del "superpotere" gustativo mi è parsa originale e la storia costruita in maniera elegante intorno ad esso... insomma, non sa di "forzato" o messo tanto per mettere.
     
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    Sì sì, infatti la parte relativa alla protagonista sarebbe molto carina; mi è piaciuto anche come lei reagisce nel corso degli anni a questo "superpotere" che si ritrova (dapprima cercando di strapparsi la bocca, letteralmente, poi arrivando anche ad utilizzarlo con un fine). Ma in generale mi è parso un po' troppo fumoso, un po' troppo aperto... Forse avrei preferito che l'autrice si fosse cimentata in solo alcuni temi, invece di trentamila (il fratello, la cotta per George, il terrore del padre per l'ospedale, l'assenza del padre, la tristezza e l'infedeltà della madre ecc. ecc.)
     
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  6. MagentaMist
     
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    A me è piaciuto, e mi è piaciuto anche il fatto che lasciasse "aperte" le vicende delle vite delle persone che ruotano attorno alla protagonista senza approfondirle troppo, in questo modo il lettore può più apprezzare il punto di vista di Rose, che d'altronde scopre di queste vicende solo attraverso il suo dono innato, spesso anche suo malgrado, ficcando il naso senza volerlo in sentimenti altrui. Ciò che è descritto è quello che lei riesce a carpire.
    Posso dire di aver apprezzato molto di più la prima parte, che è quella della scoperta della dote, quindi forse tematicamente più "ricca" e di facile presa. Successivamente scende a patti con la cosa ed in sé è forse come evento meno interessante. Il ritmo comunque ad un certo punto rallenta un po'. Quell'incursione nel surreale col fratello-sedia ha rotto la sospensione d'incredulità, troppo forte -speravo all'inizio di aver capito male, invece no- .
    Molto malinconico, comunque, anche se il finale tutto sommato mi ha soddisfatta. Un libro grazioso!
     
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5 replies since 7/10/2012, 09:55   86 views
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