Il senso di una fine

~ Julian Barnes

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    Titolo: Il senso di una fine
    Autore: Julian Barnes
    Anno: 2012
    Editore: Einaudi
    Pagine: 150
    Descrizione: Tony Webster è un uomo senza qualità. Negli studi e nel lavoro, nei sentimenti e, c'è da scommetterci, anche nel sesso. Ma la lettera con cui un avvocato gli annuncia il lascito di cinquecento sterline e di un diario proveniente dal passato scuote il fondo limaccioso della sua esistenza. Tony deve ora scoprire chi gli ha destinato quell'ingombrante eredità e perché ha scelto proprio lui, e quale segreto rabbiosamente custodito quel diario potrebbe rivelare. Nel porsi queste domande, s'imbatterà in risposte che avrebbe preferito non conoscere e dovrà imparare a sue spese che «la nostra vita non è la nostra vita, ma solo la storia che ne abbiamo raccontato».

    La vita di Tony Webster è stata un fiume relativamente tranquillo, da costeggiare al riparo di scelte ragionevoli e sistematici oblii. Ora però la lettera di un avvocato che gli annuncia un'inattesa quanto enigmatica eredità sommuove il termitaio poroso del passato, e il tempo irrompe nella noia del presente sotto forma di parole risalenti all'adolescenza, quando Tony procedeva all'educazione morale, sentimentale e sessuale che ne avrebbe fatto, inavvertitamente come spesso accade, l'adulto che è.
    Il percorso a ritroso nelle zone d'ombra della vita, con i suoi dolori inesplorati e i suoi segreti, diventa cosí riflessione sulla fallacia della storia, «quella certezza che prende consistenza là dove le imperfezioni della memoria incontrano le inadeguatezze della documentazione», secondo il geniale amico dei tempi del liceo, Adrian Finn. Ed è dunque a quel punto di congiunzione, ai ricordi imperfetti come ai documenti inadeguati, che il vecchio Tony deve ora guardare per comprendere le vicissitudini del Tony giovane. Come ha potuto la ragazza di allora, Veronica Ford, preferirgli l'amico raffinato e brillante, Adrian? Ci sono solo Camus e Wittgenstein dietro l'estrema decisione di Adrian? Da che cosa ha voluto metterlo in guardia tanti anni prima la madre della ragazza? Perché a distanza di quarant'anni Veronica ritorna nella sua vita con un bagaglio di silenzi e il rifiuto di dargli ciò che è suo?
    Gli indizi da studiare tessono un filo d'Arianna di reminiscenze inaffidabili, ipotesi errate e parole d'ordine ribadite; di fatti, nomi e immagini giustapposti a intuizioni filosofiche e rivelazioni poetiche; di un corpus di parole interne al testo - lettere, e-mail, pagine di diario - ed esterne a esso, nella forma di rimandi espliciti o piú spesso impliciti al sapere che puntella l'assunto ideale del romanzo: da Stefan Zweig a Philip Larkin (il «poe-ta» senza nome cui il narratore piú volte si richiama), dall'immaginario Patrick Lagrange al Flaubert di Madame Bovary (significativamente citato nel modo quasi-esatto che la memoria consente) fino a Frank Kermode, con il cui testo chiave questo romanzo condivide il titolo, l'insistenza sul ruolo del tempo e il proposito di «dare un senso al modo in cui diamo un senso al mondo».
    Tempo e memoria. Con quelli si entra nel libro, attraverso la lista di flashback che il tempo ha cristallizzato in immagini. La memoria di Tony Webster predilige ricordi d'acqua, nel cui fluire controcorrente passa il racconto della sua sommersa inquietudine.




    Non l'ho letto, ma molte recensioni anche su testate importanti ne hanno parlato come di un capolavoro. Qualcuno di voi lo conosce?
     
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    Anche io ne ho sentito parlare molto bene ma ancora non l'ho letto.
    Perché non lo leggiamo insieme? Ti andrebbe?
     
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  3. Polemos
     
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    Oh, sì certo mi farebbe piacere :) ma lo stava leggendo mio padre in Puglia e ora sono a Cesena e non vorrei comprare un'altra copia. Se ti va posso avvisarti quando i miei vengono a trovarmi in modo da iniziarlo insieme. Però se hai l'urgenza di leggerlo subito non vorrei infleunzarti.
     
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    No, no, non ho nessuna urgenza... anzi! Appena ce l'hai in mano fammi un fischio, che mi accodo più che volentieri!! Segnalo la proposta in questa discussione così magari vediamo se si accoda qualcun'altro, in ogni caso intanto me lo procuro ;)
     
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  5. Polemos
     
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    Perfetto, allora ti farò sapere :)
     
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    io l'ho iniziato oggi^^
     
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    Finito di già, avevo la sensazione fosse più lungo (col kindle non mi regolo ancora bene)... Quando sono arrivata all'80% mi sarei voluta impiccare: non leggerò mai quel diario!
    Ero già pronta a misurarmi con estremo scazzo con la fine del libro, e invece...
    Ma procediamo per gradi.
    Inizialmente non mi ha preso moltissimo, anche se poi ho capito l'ottica dell'autore. Uno è il primo ricordo, tutto incentrato sulla figura di Adrian, l'amico carissimo. Non vengono narrati (se non brevemente, per "puro dovere di cronaca") episodi della vita di Tony (il protagonista autobiografico) se non inerenti ad Adrian.
    Due è il presente, Tony che fa il bilancio di se stesso, che riaffronta i fantasmi, che rimette in discussione la propria versione dei fatti.

    Ho amato questo libro. Mi è piaciuto perché non sembra un romanzo ma una vita, perché non racconta tante storie ma una, perché non è prolisso e pur parlando di persone e filosofia non incede con autoindulgenza in spiegazioni, analisi, collegamenti... fasulli. E' un libro onesto, nel senso: l'ho trovato bello, vero: come la narrazione di un uomo che si mette a nudo con se stesso, che prova a rileggersi, che mette in dubbio i ricordi cristallini ("già aneddoti" nel momento in cui accadono) che si hanno delle persone e degli eventi... Mi è piaciuto moltissimo il modo di suggerire come i ricordi si pieghino alla personalità, diventino appunto aneddoti, storie prive di spessore, e come la memoria sia assolutamente selettiva...

    *_*
     
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  8. Polemos
     
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    Mi aggrego al commento positivo. Come ho già scritto da un’altra parte, a mio parere il tema principale è il difficile rapporto che esiste tra tempo e documentabilità. Rapporto difficile perché è da questo che nasce quella che chiamiamo “verità storica”. La risposta che sembra suggerire Barnes è di gusto postmodernista. Ci si trova in una condizione paradossale in cui, come direbbe Foucault, sembra che abbiamo a disposizione solo un “poco” di verità da coniugare con un “poco” di vita. Se Verità e Vita diventano obiettivi maiuscoli, se ci illudiamo di possederla la Verità(o vogliamo possederla tutta), e se ci illudiamo di poter possedere una Vita piena, senza buchi né lacune, ci riduciamo all’impotenza. Questo romanzo ci lascia dubitare delle grandi parole, come Storia o Metafisica o la stessa parola Verità: in esse se ne scorge il trucco e l’implicita violenza. A un’etica massima, che nasconde sempre un qualche principio di autorità, o solo un pacchetto di interessi e di privilegi da affermare, va contrapposta un’etica minima, più pudica, più aperta agli eventi concreti, che cerchi di ritardare il più possibile l’effetto unificante della filosofia. Non si nega l’esistenza della Verità, ma dobbiamo tentare di metterla tra parentesi e di ritardarla, se non vogliamo essere parlati e alla lettera guidati da essa.
    (Marx usava il termine "sussunzione" riferendolo alle forme di produzione, ma c'è anche una sussunzione intellettuale)
     
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    io sono a pag. 104 e sto facendo una fatica allucinante...
    a me ancora non prende proprio...
     
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  10. Fa}
     
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    a me è piaciuto ma non così tanto come a voi due-... l'ho trovato un pò privo di verve, anche se poi le vostre riflessioni mi hanno dato una interpretazione + interessante
    CITAZIONE (Yelena‚ @ 14/11/2012, 17:21)
    Uno è il primo ricordo, tutto incentrato sulla figura di Adrian, l'amico carissimo. Non vengono narrati (se non brevemente, per "puro dovere di cronaca") episodi della vita di Tony (il protagonista autobiografico) se non inerenti ad Adrian.
    Due è il presente, Tony che fa il bilancio di se stesso, che riaffronta i fantasmi, che rimette in discussione la propria versione dei fatti.
    .................

    non sembra un romanzo ma una vita, perché non racconta tante storie ma una
    ...............
    Mi è piaciuto moltissimo il modo di suggerire come i ricordi si pieghino alla personalità, diventino appunto aneddoti, storie prive di spessore, e come la memoria sia assolutamente selettiva

    CITAZIONE (Polemos @ 18/11/2012, 12:38) 
    Non si nega l’esistenza della Verità, ma dobbiamo tentare di metterla tra parentesi e di ritardarla, se non vogliamo essere parlati e alla lettera guidati da essa.

    in che senso postmodernista??
     
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    L'ho finito da pochi minuti e io ncora il senso di questa fine proprio non l'ho capito.
    Ci ho letto solo l'egocentrismo del protagonista, talmente concentrato su se stesso da non cogliere i particolari che devo dire difficili da interpretare da un comune mortale come me...
    Nonostante le 150 pagine io l'ho proprio trovato prolisso, pieno di locubrazioni che personalmente mi hanno portato da poche parti, se non in una nebbia di apatia. Forse non mi ha preso nel modo giusto. Forse non era il momento per leggere un libro del genere. Forse sono una persona troppo semplice per apprezzare libri del genere, in cui c'è chi addirittura ci vede un post modernismo, Marx, Vita e Verità...
    Sinceramente, passo.
     
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  12. Polemos
     
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    CITAZIONE (Fa} @ 21/11/2012, 16:07) 
    in che senso postmodernista??

    Mi riferisco alla corrente filosofica del postmodernismo
     
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    civettina curiosa

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    Emilia

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    Uno dei primi libri letti nel 2013...

    All'inizio sono rimasta un pò spiazzata, non capivo se la storia poteva piacermi, non capivo dove voleva andare a parare l'autore. Poi però piano piano diventa tutto più chiaro, ho trovato un'ottima scrittura e personaggi ben caratterizzati...tutto piacevole, compreso il colpo di scena verso la fine.
    Molto bene, uno dei pochi o forse l'unico libro che ha vinto un premio che mi è piaciuto.
     
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  14. Fa}
     
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    si, si legge bene e comunque se non altro ha di bello che ti lascia qualcosa dentro e nonscivola via come tanti altri.....
     
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13 replies since 4/10/2012, 16:17   236 views
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