Il demone a Beslan

~ Andrea Tarabbia

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    Titolo: Il demone a Beslan
    Autore: Andrea Tarabbia
    Anno: 2011
    Editore: mondadori
    Pagine: 360

    Descrizione:
    Marat Bazarev è quello che è sopravvissuto e sopravviverà. È l'uomo che, con i suoi compagni, una mattina di sole di settembre è entrato nella scuola numero 1 di Beslan. E lì ha dato inizio alla fine. 334 morti, di cui oltre la metà bambini: questo il bilancio dei tre giorni di sequestro in cui più di mille persone sono state tenute in ostaggio da un commando di separatisti ceceni. Marat è l'unico fra gli attentatori a essere uscito vivo dalla scuola, catturato dalla polizia russa e imprigionato in un carcere di massima sicurezza a Mosca. E qui, chiuso in una cella gelida e isolata, scrive la sua ultima confessione. È pronto ad assumersi la responsabilità che gli spetta, ma ha anche un'urgenza più forte: raccontare la sua storia. È così che comincia: con Marat e il suo migliore amico Shamil seduti sull'erba di un anfiteatro in un pomeriggio di pace, con Shamil che ridendo si allontana nella boscaglia e dopo pochi passi lancia un urlo terrificante. Nascosti sotto un mucchio di pietre e frasche trovano sette corpi straziati: è il primo segnale. A casa li attende un villaggio saccheggiato e deserto, le porte delle case spalancate e nessuno dei familiari e degli amici. E così che comincia: Marat in quel pomeriggio terribile capisce che non esiste più una legge e nemmeno le regole, che non c'è onore né coraggio, ma solo paura. E allora si unisce ai guerriglieri in montagna, e con loro si prepara a un'azione in grado di rimbombare da un capo all'altro del mondo.
    link ibs


    RECENSIONE:

    Questo romanzo solleva molte domande a cui è difficile dare risposta. Infatti ogni risposta solleva altre domande... un ciclo continuo di domande. Il fatto che il protagonista sia un sopravvissuto non delle vittime ma dei carnefici non aiuta. Soprattutto perchè nelle prime pagine viene presentato egli stesso come vittima. Non subisce niente direttamente ma scopre che la sua famiglia e tutto il suo villaggio è stato boh... massacrato. Qui iniziano le prime domande: son morti tutti? dove sono? qualcuno si è salvato? Marat non sa rispondere o forse lo sa... o forse deve convincersi che siano tutti morti perchè l'incertezza lo farebbe impazzire. Tolto quello del gatto crocifisso sopra la porta di casa, non ci sono cadaveri al villaggio. Cosa che succede sempre dopo le incursioni dei russi nei villaggi ceceni. I ceceni lo sanno e se lo aspettano, insegnano ai propri figli a sparare, a sapersi difendere, già dalla più tenera età si vedono "costretti" ad impugnare il fucile. Per loro è questione di sopravvivenza, anzi no, di morire con dignità perchè san già che non potranno difendersi in modo adeguato.
    Dopo la strage del villaggio, Marat, il protagonista, e il suo amico si uniscono ad un gruppo di guerriglieri. Nel 2004 decidono di assediare una scuola, la scuola n°1 di Beslan, il primo giorno, un giorno di festa in cui i più grandi lasciano il posto ai più piccoli. Il loro bersagli sono quindi buona parte dei bambini. A loro non importa, o si. Attaccano i bambini perchè così non possono diventare grandi e sopprimere anche loro il popolo ceceno? Attaccano i bambini perchè loro non hanno potuto averne? perche quelli che sono riusciti ad avere sono stati assassinati, perchè i loro bambini non hanno neanche potuto iniziarla quella scuola? Marat si porrà questi interrogativi una volta giunto in prigione, alla fine della propria vita a causa di una malattia. Si chiederà se quello che ha fatto sia giusto o sbagliato, si rende conto che all'epoca non si era posto il problema di quale stadio della vita stessero attraversando le vittime di quel massacro. Se fosse lecito quello che hanno fatto lui e i suoi compagni nel modo in cui lo hanno fatto. Avrebbe dovuto comportarsi più umanamente? Perchè, se rappresentavano il nemico, come diceva il capo della guerriglia, non provava odio per loro?
    Tarabbia è molto bravo a creare il ragionevole dubbio nel lettore. Usando il punto di vista del "terrorista", riesce a presentare la vicenda da un punto di vista insolito. Chi ha ragione? Chi è il vero cattivo? La mia risposta è piena di "se" e di "ma".
     
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