Il gene egoista

~ Richard Dawkins

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    Titolo: Il gene egoista
    Titolo originale: The selfish gene
    Autore: Richard Dawkins
    Traduttore: Adriana Serra, Giorgio Corte
    Editore: Mondadori (collana Oscar saggi)
    Prima Edizione: 1994
    Scheda IBS
    Trama:
    Un saggio scientifico incentrato sulla stupefacente verità che si rivela a chi si interroga sull'universo, l'immortalità e il posto dell'uomo nell'universo. Noi siamo macchine da sopravvivenza, robot semoventi programmati ciecamente per conservare quelle molecole egoiste note col nome di geni. Un libro pensato per stimolare con ironia l'immaginazione del lettore - dello studente come dell'esperto e critico severo, o del profano - che riesce a semplificare e rendere comprensibili sottili e complicati concetti scientifici in un linguaggio non matematico, senza che ne vada perduta la sorprendente essenza.

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    Sono poco oltre la metà ma lo sto trovando ripetitivo e, alla lunga, pure noioso.
    Sarà che parla di cose che conosco, anche se non nel dettaglio, e che tende a ripetere sempre gli stessi esempi, variando i soggetti... ma la sostanza non cambia.

    Speravo di leggerlo rapidamente, ma arranco...

    Tanto per infilare "Doctor Who" anche qui, va citata la comparsata di Dawkins nei panni di se stesso nel finale della quarta stagione della serie.

    Fan pure lui?
     
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    Alla fine del libro il commento non cambia.
    Argomenti interessanti, ma teorie ed esempi ripetuti qualche volta di troppo, al punto che tutto sembra solo una grande ripetizione degli stessi tre concetti di base.
    Fastidioso anche l'atteggiamento "gli altri dicono altro, ma siamo meglio noi" che ogni tanto sembra di leggere nel sottotesto. magari è una mia impressione... ma anche questo mi ha infastidito.

    3/5 (7/10)
     
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  3. Polemos
     
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    Beh..si sa che Dawkins è un provocatore, e come tale va letto.
    A dir la verità questo libro, soprattutto a distanza di molti anni, va letto con un certo sguardo critico. La selezione del gene e la fitness inclusiva non sono certo le uniche spiegazioni possibili all'atruismo. La classica teoria alternativa è l'ormai nota teoria della selezione di gruppo, cioè la possibilità che l'evoluzione sia sospinta dalla sopravvivenza differenziale non soltanto di singoli individui, ma di interi gruppi di organismi in competizione fra loro. Attualmente c'è una vera e propria disputa tra Dawkins e Wilson (che dopo aver difeso per tanti anni una visione centrata sull'egoismo genetico individuale come motore del cambiamento evolutivo, si è appassionatamente convertito da alcuni anni alla selezione di guppo e all'importanza della cooperazione come spinta evolutiva). Certo, la selezione di gruppo resta un'ipotesi empiricamente debole, perchè i casi in letteratura non sono ancora tali da renderla una forza principale del cambiamento evolutivo. Inoltre è difficile individuare precismente "tratti di gruppo" altruistici che siano ereditabili e soggetti a selezione. Spesso poi il vantaggio di gruppo è riconducibile a quello genetico individuale. Detto ciò, anche se le generalizzazioni di Wilson sono ardite, l'idea che l'evoluzione possa avvenire a più livelli è sostenuta da tempo da un nutrito gruppo di autorevoli evoluzionisti. L'evoluzione sarebbe come un gioco a più livelli gerarchici (genealogici ed ecologici) di unità in trasformazione. Molti ritengono si debba parlare di "processi selettivi" al plurale. Per esempio la fitness inclusiva e la selezione di parentela, cioè i meccanismi che portano alcuni individui a comportarsi altruisticamente nei confronti del gruppo perchè in questo modo garantiscono la sopravvivenza di consaguinei che condividono con loro una percentuale dei geni, non sembrano incompatibili con la selezione di gruppo! Dipende dal contesto ecologico, dalla distribuzione delle popolazioni, dal grado di complessità sociale e da altre condizioni caso per caso. Perchè allora tanto furore fra ottimi scrittori di scienza? E' come se i due attempati attori se la stessero dando di santa ragione mentre il paesaggio attorno a loro è già cambiato. La polemica insomma, oltre a essere troppo personalizzata, suona un pò vecchia. Mentre Dawkins persiste in un ultra-darwinismo tutto suo a base di "replicatori" e "veicoli", stilando le liste dei buoni, dei cattivi e dei rinnegati, la spiegazione neo-darwiniana mostra la sua vitalità proprio grazie ad aggiornamenti, estensioni e revisioni in senso pluralista.

    Edited by Polemos - 26/8/2012, 17:04
     
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    come provocatore Dawkins a tratti è pesante, in particolare se in qualche paragrafo ti capita di essere in disaccordo. Il gene egoista lo lessi anni fa, questa estate ho letto l'ologiaio cieco, che ad essere onesti non mi ha entusiasmato nè convinto particolarmente ( a differenza di quanto fece il gene egoista).

    Mi piace invece la sua idea dei "memi", ovviamente certi concetti vanno presi con la giusta dose di senso critico, ma è sicuramente uno spunto interessante.
     
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  5. Polemos
     
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    Per quanto mi riguarda ti do ragione. In particolare ritengo che i memi siano concettualizzazioni molto utili e stimolanti per chi si occupa di filosofia della mente e scienze cognitive. Una volta, infatti, che i nosti cervelli hanno costruito le strade di entrata e di uscita per i veicoli del linguaggio, essi vengono rapidamente parassitati dai memi che si sono evoluti per prosperare proprio in tali nicchie. Detto in breve l'evoluzione dei memi ha il potere di contribuire considerevolmente al potenziamento del progetto del sottostante meccanismo del cervello e a grande velocità se paragonato al passo lento con cui madre natura affronta i compiti di ricerca e sviluppo genetici.
     
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4 replies since 16/7/2012, 17:30   168 views
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