K2. La montagna più pericolosa della Terra

~ Ed Viesturs, David Roberts

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    Titolo: K2. La montagna più pericolosa della Terra
    Autore: Ed Viesturs, David Roberts
    Anno: 2010
    Editore: Corbaccio
    Pagine: 363
    www.ibs.it/code/9788863800456/viest...-pi-ugrave.html

    Descrizione:
    Con i suoi 8611 metri il K2 è la seconda montagna della Terra, nonché la più irraggiungibile. Quattro volte più mortale dell'Everest, il K2 ha reclamato il sacrificio di settantasette vite umane dal 1954, quando fu "conquistata" per la prima volta. Nell'agosto del 2008 undici alpinisti morirono in quella che è stata la sua più grande tragedia: ciononostante il K2 rimane la vetta più ambita dagli alpinisti di tutto il mondo, il Sacro Graal dell'alpinismo, come amava definirla Ed Viesturs prima di affrontarla. In questo libro Viesturs narra la storia alpinistica del K2 e, raccontando i successi e i tragici insuccessi di cui questa storia è costellata, si confronta con le questioni fondamentali poste dall'alpinismo: la valutazione dei rischi, l'ambizione, la lealtà, lo spirito di sacrificio e il prezzo della gloria. Ed Viesturs ha tutte le carte in regola per parlare di queste cose; è uno dei più grandi alpinisti viventi e, nel 1992, insieme a Scott Fischer ha salito il K2 ed è stato travolto da una valanga, ma fortunatamente è riuscito a frenare la sua rovinosa discesa conficcando la sua piccozza nella neve e arrestando anche la caduta del compagno di cordata.
    Con la descrizione di sette fra le spedizioni più drammatiche della storia del K2, compresa la sua, Viesturs ha scritto un libro emozionante e indimenticabile.


    Dopo Aria Sottile mi sono "appassionata" alla narrativa di montagna, ma come Krakauer non c'è nessuno. Viesturs, che partecipò alla spedizione sull'Everest del '96 narrata nel romanzo di K., prova a fare un resoconto in qualche modo simile di quello che è successo nel 2008 sul K2, ma non essendo presente non può che fare continui riferimenti alla propria spedizione sulla vetta, nel '92. Capirete che sembra un po' autoreferenziale e discontinuo...
    Inoltre, ma ho letto solo il primo capitolo per ora, ho la sensazione che con K. abbia un po' il dente avvelenato, citando spesso Aria sottile come testo che ha avvicinato i non alpinisti all'alpinismo ma solo per dar loro il "potere" di giudicare coglioni quelli che scalano le vette e ci rimangono. Cosa che imho non appare assolutamente nel (magnifico) libro di Krakauer, che al contrario di Viesturs, non si lascia (MAI!) andare in sermoni o non lascia mai trasparire il suo giudizio. Invece qui si sente tantissimo la presenza del narratore, oltre che con i continui paralleli alla *sua* scalata e alle *sue* esperienze, anche con continui "avrebbero dovuto-non avrebbero dovuto" e cose di questo tipo... Che alla fine capisco serva a spiegare a noi non alpinisti alcuni tecnicismi indispensabili, ma la narrativa ne risente e ne risente anche l'interesse, almeno il mio.
    Ne riparliamo tra 300 pagine, sempre che arrivi alla fine.

     
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    Il libro (in teoria almeno) è una narrazione delle più importanti e tragiche scalate al K2, a partire dai primi del secolo scorso. In realtà (sono a 3/4 del libro e confermo le mie idee iniziali) Viesturs è talmente pieno di sé da rendere la lettura un continuo rimando alle sue esperienze, ogni scalata del K2 che narra la paragona almeno una volta per pagina alla sua esperienza del 1992, anche se potrebbe fare discorsi più generali (come quello sulle attrezzature) o ometterlo del tutto.
    E' pieno di giudizi aprioristici, di commenti che si contraddicono, di ottusità americana. Non che gli americani siano ottusi, ma lui lo sembra. Per citare qualche esempio: solo perché non capisce l'utilità di fare studi scientifici sulla fauna sopra ai 4000mt. giudica stupida l'idea di Desio di approfittare della scalata per portarsi dietro scienziati che studino aspetti geologici-antropologici-zoologici-fisici del mondo sopra quell'altitudine, e si chiede chi ha letto i noiosi volumi frutto di tali esplorazioni. Oppure insulta tutti quelli che dopo una tragedia giudicano i comportamenti degli alpinisti stupidi e con "un certo gusto vendicativo" sghignazzano alle spalle dei morti, poi, (premettendo ovviamente che è "irritato" dalla sua superficialità) riporta passi del suo diario (tanto per cambiare) in cui dice "che stupidi!" di due appena morti, e invece di prenderne le distanze poi perde due pagine a dimostrare quanto secondo lui siano stati davvero stupidi.
    E' tutto così, vado avanti per la curiosità riguardo ai fatti, ma il libro è orribile.
     
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    minchia! Ti avevo scritto di prestarmelo prima di leggere tutto il parere che hai scritto fino adesso, ma ho cambiato idea!! ahahah
     
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    già il titolo però fa passare la voglia di leggerlo
     
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