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Titolo: L'ombra del torturatore
Autore: Gene Wolfe
Casa editrice: Fanucci Editore
Anno: 1980
Prezzo (pieno): 6,90 euro
Pagine: 293
Amazon: qui
Trama:
Come la ruvida cartolina olografica in grado di restituire con una sensibile inclinazione lo sviluppo tridimensionale dell'immagine, le vicende di Severian, apprendista artigiano della corporazione dei Torturatori, si muovono tra paesaggi medievali e architetture avveniristiche. Sullo sfondo la Torre di Matachin, luogo d'iniziazione ai segreti della casta che ammette come unici adepti i figli delle proprie vittime; in primo piano, l'amore per la condannata Thecla, motore propulsore della storia, che condurrà il protagonista lontano da Nessus, la Città Immortale; ed è in cammino sulle vie dell'esilio, con la spada del Maestro come unica compagna, che Severian tenterà la riscossa contro l'imperscrutabile potere dell'Autarca...
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Non saprei dire se mi è piaciuto oppure no e buona parte dell'indecisione è dovuta al fatto che l'ho letto in italiano.
Nel creare il mondo di Urth, posizionato in un futuro lontato (o passato dimenticato), Wolfe fornisce al lettore informazioni a cavallo tra la fantascienza e il fantasy, come tanti altri autori dell'epoca, partendo dal trucco (spesso abusato) del misterioso manoscritto ritrovato fortunosamente e tradotto in qualche modo.
Da una parte mi ha ricordato il mondo di Darkover della Zimmer Bradley, fosse anche solo per via del sole morente, dall'altra "Un cantico per Leibowitz" di Walter M. Miller, Jr., per la questione del passato dimenticato e mitizzato dai sopravvissuti della razza umana.
Wolfe crea una piccola infinità di termini, che siano animali, mestieri, oggetti o painte, che si fatica un po' a ricordare... fino a quando si inzia (come sempre in questi casi) ad ignorarli e ad andare avanti con la lettura senza farci troppo caso.
La storia, troncata sul più bello e neppure con un cliffhanger telefilmico come si farebbe adesso, lascia al lettore l'opportunità di proseguire la lettura col prossimo capitolo, tanto per scoprire cosa capiterà di nuovo al povero Severian e al suo gruppo di assurdi compagni e, soprattutto, qualche dettaglio in più sul pianeta, e sul futuro di Severian come Autarca.
Non sono convita di essere proprio interessata, ma almeno un volume in inglese voglio leggerlo... tanto vale che sia il secondo della saga.
3/5 (7/10). -
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io invece credo che lo mollerò a metà (sta diventando un'abitudine).
L'ho travata una lettura lenta e difficoltosa proprio per via dei termini che mi hanno impedito di farmi entrare nella storia, nonistante sia arrivata a metà. Molte volte mi è pure capitato di dover rileggere dei passaggi perchè poco chiari e dai meccanismi descrittivi/narrativi dettati da ritmi prima lenti (non parliamo dei sogni e dei trip che si fa... zzz..zzz) e poi improvvisi che mi hanno impedito di capire cosa stava succedendo.
L'impostazione zoppica: prima sembra una semplice narrazione in prima persona in tempo reale del protagonista, poi si tramuta in una sorta di ricordo che emerge nella stesura rappresentando il protagonista che ormai vecchio scrive le sue memorie...
come ho detto in altri casi, il mio tempo è limitato e non voglio congelarmi in letture che mi impediscono di concentrarmi su letture più gradevoli e sollazzanti.. -
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Io devo provare a leggerlo in inglese, per vedere quanto abbia pesato la traduzione o quanto sia "pomposo" come stile proprio di suo.
Se il secondo non mi convince o ha gli stessi problemi del primo... allora mollo la saga.. -
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Stile pesante e altalenante. Troppi termini e protagonisti del passato solo citati senza spiegarli minimamente. Spari, velivoli, spade, mantelli non mi convincono se citati nella stessa pagina. Severian che ogni volta dice "non ho mai amato nessuna cosi prima d'ora" e si innamora 3 volte in 200 pagine, ripetendo la stessa tiritera per ognuna. Agia e Agilus, non so se son furbi loro o tonto il protagonista.... Tanto esperto lui in certe cose come ingenuo/idiota per altre. Poco credibili i personaggi in generale.
forse leggerò il secondo volume ma difficilmente andrò più in là.. -
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La prima parte si legge davvero con una fatica immane, troppi termini sconosciuti e privi di senso, senza un minimo di spiegazioni. Poi ci si appiglia al senso generale e si va avanti più spediti, tenendo duro quando lo scrittore vaneggia, mi perdevo proprio e mi appigliavo alla curiositá per le vicende di Severian. Poi la storia pian piano prende vita, soprattutto quando Severian attarversa un mondo che gli era precluso e che ora scopre, pagina dopo pagina, assieme a noi lettori, e ci sentiamo meno soli. La parte bucolica del vivere alla giornata mi ė sempre piaciuta nei romanzi e, salvo sconvolgimenti, leggerò tutto il ciclo. La Fanucci ha fatto un'ottima traduzione, come al solito, dev'essere stato un lavoraccio 
Wolfe ė criptico pure nella postfazione, mannaggia a lui 
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Io spero che leggendolo in orignale scateni qualche interesse in più... altrimenti lo elimino dalle serie interessanti. .
