Il funesto demiurgo

~ Emil M. Cioran

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    Titolo: Il funesto demiurgo
    Titolo originale: Le Mauvais Démiurge
    Autore: Emil M. Cioran
    Anno prima edizione: 1969
    Editore: Adelphi
    Pagine: 162
    IBS
    «Agli inizi, nella promiscuità in cui si operò lo slittamento verso la vita, qualcosa di innominabile dovette accadere, che si propaga nei nostri malesseri se non nei nostri ragionamenti. Che l’esistenza sia stata viziata alla sorgente, insieme agli elementi, chi potrebbe esimersi dal supporlo? Colui che non sia stato indotto a considerare questa ipotesi, come minimo una volta al giorno, avrà vissuto da sonnambulo». Cioran, che è l’opposto del sonnambulo – e subisce, se mai, la coazione alla «lucidità cronica» –, ha contemplato la suddetta ipotesi per lunghi anni. E così ha evocato, quasi un personaggio di romanzo, quel «funesto demiurgo» a cui accenna il titolo di questo libro e che ritroviamo, quale fedele compagno, non solo nei testi gnostici ma in ogni pensiero che non distoglie lo sguardo dal male. Se la colpa e «l’infermità di essere» hanno sulla nostra esistenza una presa così tenace, è perché avvertiamo che esse appartengono al mondo nella sua costituzione e non sono certo qualcosa che nasce e muore per un supposto arbitrio dell’uomo. Dire questo implica gettarsi in una lunga e fosca avventura. E qui ne percorriamo alcuni tratti, in acri variazioni sulle quali sembrano vegliare due numi tutelari: Baudelaire e il Buddha. Si parla, fra l’altro, del politeismo e del suicidio, del dubbio e della tolleranza, della liberazione e della sua impossibilità. I temi sono gravi, ma la prosa è leggera. Cioran è un virtuoso nell’evitare la ponderosità professionale del teologo o del filosofo. E ci offre qualcosa di più: una riflessione senza barriere protettive, lo stile acuminato di un etnografo del vuoto, di un clinico della tara primordiale.
     
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    Chi s'interessi alla sfilata di idee e credenze irriducibili, dovrebbe soffermarsi di fronte allo spettacolo offerto dai primi secoli della nostra era: vi troverebbe il modello esatto di tutte le forme di conflitto che si incontrano, in forma attenuata, in qualsiasi momento della storia. Ed è comprensibile: è l'epoca in cui si odia di più. Il merito spetta ai cristiani, febbrili, intrattabili, immediatamente esperti nell'arte del detestare, quando i pagani ormai non sapevano più maneggiare altro che il disprezzo.

    CITAZIONE
    Fatta di libelli camuffati da trattati, l'apologetica cristiana rappresenta il vertice del genere bilioso.

    CITAZIONE
    Senza questa deviazione all'odio - insolita all'inizio, contagiosa in seguito - il cristianesimo non sarebbe stata che una setta, limitata a una clientela straniera; la sola, per la verità, in grado di scambiare senza pena né tormento gli dei di prima con un cadavere inchiodato.

     
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    Noi saremmo meno vulnerabili, perché non saremmo vissuti come se fossimo al centro dell'universo, come se tutto, perfino Dio, gravitasse intorno a noi.

     
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2 replies since 31/1/2012, 09:56   91 views
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