Questa notte mi ha aperto gli occhi

~ Jonathan Coe

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    Lascio che le cose mi portino altrove

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    Titolo: Questa notte mi ha aperto gli occhi
    Autore: Jonathan Coe
    Editore: Feltrinelli
    IBS
    William ha poco più di vent'anni e le frustrazioni di tanti giovani: odia il suo lavoro (commesso in un negozio di dischi), la città in cui vive (Londra), e la ragazza con cui sta è molto restia a concedersi. Candido e complicato come il giovane Holden, gran tiratardi nel capire le cose del mondo, ha solo un paio di amici e divide la casa con una tipa che non incontra mai e che comunica con lui attraverso bigliettini. Il suo unico conforto è fare musica ma, pur aspirando a diventare pianista di jazz, suona la tastiera in una rock band di sfigati che si ostina a storpiare le sue composizioni. In realtà il suo vero talento sembra essere un altro: perdere gli autobus, essere ignorato dai camerieri, dire sempre la cosa sbagliata al momento sbagliato. Una sera, infatti, assiste involontariamente a un delitto commesso - a lui pare - da due nani. La caccia agli assassini lo porterà a una sorprendente scoperta, ma gli consentirà anche di ripensare alle proprie scelte di vita e di aprire finalmente gli occhi!



    Libro che mi ha regalato KER e che ancora non ho letto!!
     
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    Lascio che le cose mi portino altrove

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    Mi sono sempre dimenticata di scrivere due righe su questo libro, che non mi ha del tutto soddisfatta...
    E' il secondo di Coe che leggo ed ero ben propensa, però forse non riesco ad inquadrarlo bene come autore o forse semplicemente mi piace solo in determinati contesti. Questo ce l'ha un po' del giallo improbabile, dell'avventura grottesca, un semi-thriller che del thriller non condivide la struttura e soprattutto lo scioglimento.
    Divertente, ma molto fine a se stesso, british ma senza quell'ironia sottile pronta a rapire...
     
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  3. PattyPatty
     
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    Ho iniziato a leggere Coe con La casa del sonno e poi, pian piano, me li sono letti quasi tutti. Essendo passato un pò di tempo non sono in grado di descriverli ma posso dire che due mi hanno lasciato emozioni piacevoli per cui li ri-leggerei volentieri: La casa del sonno (mi è piaciuto molto, a tratti molto umoristico) e La famiglia Winshaw (mi ha rapita e l'ho divorato). Inoltre da quanto ho potuto leggere a proposito di Coe, sarebbe stato necessario avere una qualche idea circa il periodo storico inglese in cui i libri erano ambientati per meglio comprenderlo ... Pazienza! Cercherò di rimediare non appena mi deciderò a prendere in mano La banda dei brocchi e Circolo chiuso ...
     
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    in lettura fino al 31 marzo
     
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    Finito oggi durante un bel viaggio in treno (: Occhio agli spoiler per chi non l'ha letto!
    Allora, ho un po' di osservazioni da fare ma credo che di alcune me ne dimenticherò.
    Intanto, dopo l'esperienza di "Donna per caso" (che, va bene, era il primo romanzo), devo dire che Coe è troppo più bravo con i personaggi maschili protagonisti... Più o meno spesso i suoi personaggi sono tutti simili, ma li gestisce troppo meglio a mio parere.
    Poi, ho trovato qui questo appunto:
    CITAZIONE
    Aggiungo in coda che il finale mi è sembrato eccessivamente precipitoso. Talmente tanto precipitoso che sinceramente non so come giudicare complessivamente il libro. Mi ha coinvolto molto fino all’arrivo di William a casa di Karla ma non mi è piaciuto per niente da quel punto fino alla fine. Troppe coincidenze, troppa fretta di concludere.

    Ho voluto riportarlo perché concordo in pieno, è veramente parola per parola quello che ho pensato e vissuto io. Cioè, ho girato l'ultima pagina convinta che ci fosse un altro capitolo... e ci sono rimasta troppo male vedendo che era finita lì, in quel modo. Mi è dispiaciuto un sacco che il romanzo abbia avuto quelle ultime 20-30 pagine, perché senza gli avrei dato 5 stelline senza pensarci. Tutta la spiegazione fornita da Karla non mi è piaciuta, mi ha saputo di troppo forzato. Forse, per una volta, ci sono anche troppe "donne" per un personaggio maschile... Madeline, Tina, Stacey e Karla, per un romanzo di 200 pagine neanche mi è parsa troppa carne al fuoco.
    Uno dei punti che mi è piaciuto di più è stato verso l'inizio, la descrizione dei membri della band è fantastica :D
    Peccato davvero per il finale, perché in questo libro Coe ha messo ancora di più del solito di se stesso, ed il risultato era ottimo...
     
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    letto una decina di anni fa durante un viaggio in aereo verso l'inghilterra :P
    ne conservo un bellissimo ricordo anche se devo ammettere di ricordare se non pochi sprazzi.
    Mi aveva colpito la vivacità e quel pizzico di ironia tipica di Coe.
    Era il secondo Coe dopo La casa del sonno... e da allora, amore e fedeltà!
     
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    Bill e la sua musica, la sua voglia di farsi spazio e di sfondare, Bill e i suoi amori (non proprio dei veri successi!), Bill e la sua notte tragica e rocambolesca...Tutto questo Coe ci racconta con semplicità, con uno stile diretto e con la capacità di sdrammatizzare le situazioni più tragiche. Un libro che sarebbe potuto entrare totalmente nelle mie grazie se solo la parte finale fosse stata "pensata" e sviluppata diversamente; troppi risvolti e coincidenze poco credibili (vere e proprie forzature) che ai miei occhi conferiscono alla lettura una nota di demerito: peccato!

    Edited by dany2376 - 15/1/2015, 12:02
     
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  8. N. Zyme
     
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    Terminato oggi. In realtà i punti che non hanno convinta Airin (e, a quanto ho potuto leggere, anche diversi altri lettori su anobii), sono quelli che hanno convinta me, mentre mi ha lasciata molto perplessa il resto del romanzo.
    Non capisco molto bene di cosa "soffra" William, a parte la voglia di portare avanti l'hobby che ama. Trovo che lo scalpello che ha definito questo protagonista sia stato molto più rozzo rispetto all'unico altro libro che ho letto di Coe, L'amore non guasta, in cui l'introspezione è maggiore, la finestra sui complessi turbinii sentimentali del personaggio centrale è molto più aperta e per questo si è in grado di sviluppare più facilmente una certa empatia con esso, soprattutto grazie allo stratagemma narrativo dei racconti scritti di sua mano. Facendo un confronto diretto, in questo caso non ho granché fraternizzato col protagonista, che mi è rimasto un po' distante, impegnato com'era a descrivere più la serie di sfortunati eventi che si è abbattuto rocambolescamente sulla sua testa. In poche parole, nell'altro è più cosa pensa, qui invece cosa fa. E secondo me perde, perché nell'introspezione di questi personaggi complicati Coe è proprio bravo; qui ce n'è poca.
    Il paragone col diesel che ho intravisto nel blog linkato da Airin è azzeccato. Finisce con un'accelerazione clamorosa, ma visto il precedente pezzettone in cui ho pensato "sì ok ma a parte le vicende, dove vuoi andare a parare?", è stato finalmente un andare a parare da qualche parte. Non ho faticato a sospendere un po' l'incredulità e far quadrare le coincidenze un po' assurde. Per me, tutto sommato, ci stavano bene, ed inoltre gli ultimi eventi sono stati talmente sorprendenti che, ok, mi hanno preso in contropiede e proprio per l'effetto sorpresa ben riuscito non mi è dispiaciuto.
    Nel complesso lo troverei sufficiente... carino, ma perdibile.

    Ma la nota PIÙ negativa è stato il finale. Una stilettata al cuore. Soprattutto perché mi ha riportato subito al patema di Robin in L'amore non guasta, e chi l'ha letto sa...
     
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    Dei libri che ho letto finora di Coe questo è quello che mi è piaciuto meno. La storia non è male, anzi l'ho trovata molto interessante, e mi ha presa parecchio, anche se non essendo esperta di musica certe spiegazioni le ho trovate anonime. Il finale mi ha parecchio delusa, me lo aspettavo totalmente diverso. Se non fosse per questo lo avrei considerato in un tutt'altro modo il libro.
     
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    Titolo: Questa notte mi ha aperto gli occhi
    Autore: Jonathan Coe
    Anno: 2008
    Editore: Feltrinelli
    Pagine: 206
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    William ha poco più di vent'anni e le frustrazioni di tanti giovani: odia il suo lavoro (commesso in un negozio di dischi), la città in cui vive (Londra), e la ragazza con cui sta è molto restia a concedersi. Candido e complicato come il giovane Holden, gran tiratardi nel capire le cose del mondo, ha solo un paio di amici e divide la casa con una tipa che non incontra mai e che comunica con lui attraverso bigliettini. Il suo unico conforto è fare musica ma, pur aspirando a diventare pianista di jazz, suona la tastiera in una rock band di sfigati che si ostina a storpiare le sue composizioni. In realtà il suo vero talento sembra essere un altro: perdere gli autobus, essere ignorato dai camerieri, dire sempre la cosa sbagliata al momento sbagliato. Una sera, infatti, assiste involontariamente a un delitto commesso - a lui pare - da due nani. La caccia agli assassini lo porterà a una sorprendente scoperta, ma gli consentirà anche di ripensare alle proprie scelte di vita e di aprire finalmente gli occhi!
     
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    権叔父

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    Libro molto divertente e sopra le righe, che è insieme un romanzo di formazione ed una storia piuttosto cruda e disillusa. La musica è il leitmotiv che percorre tutto il libro, però anche chi non ne sa niente e non ne è appassionato come me può trovare godibile la narrazione. Unica pecca: la struttura stessa del libro, di cui non ho capito il senso, soprattutto dell'ultimissima parte.
     
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    権叔父

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    Perdonatemi, mi sono dimenticato di controllare :gloom: La prossima volta starò più attento.
     
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