The Dark Side of the Moon

~ Pink Floyd

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    Lascio che le cose mi portino altrove

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    Album difficilissimo da recensire. Pagine e pagine sono state spese, e mi chiedo "chi sono io, per aggiungere qualcosa?".
    Prendo il vinile (del mio babbo, comprato mooolto prima che io nascessi) e lo metto sul piatto del giradischi, come ho fatto mille e mille altre volte, fin da quando ero bambina.
    Le grandi casse posizionate sull'armadio iniziano a trasmettere il suono, un suono inimmaginabile. Il fruscio di fondo si mescola alla musica, dandogli un'aria vintage. E' l'unica cosa che fa capire che è un disco così vecchio: è attualissimo, moderno, non ha mai annoiato, non è passato di moda.
    E mi interrogo: un disco che è stato in classifica per oltre 7 anni. Come è possibile? Non è un disco pop, facile da digerire, "easy listening". Ti chiede impegno, ti chiede attenzioni costanti. Non puoi permetterti di distrarti, devi esserci. La musica ti sta parlando, si interroga, si chiede se la capisci, perchè la stai ascoltando.
    E' alienante, e alienato. Echeggia nelle orecchie come una minaccia, devi lasciarti coinvolgere, devi lasciarti trascinare. Non puoi semplicemente appoggiare la puntina sul giradischi e metterti a fare qualcos'altro.
    Waters, Mason, Gilmour e Wright sono qui per te. Con i loro strumenti futuristici, con la loro stregoneria tecnologica. Preludio ai deliri di Animals, the Wall e The Final Cut, in cui Waters esplode il suo senso di inadeguatezza, e il suo dolore. Epilogo alla fase più sperimentale, a quella più "prog", riassunto di una carriera, culmine, punta di diamante, si incunea tra "questo" e "quello", il "vecchio" e il "nuovo", l'osservazione della follia e la follia che ti prende. Un memoriale a un non morto, come lo sarà Wish You Were Here. Analizza i conflitti che ci troviamo ad affrontare, in una sorta di cerchio, che va dalla nascita alla morte, passando per la pazzia: Parla di un pazzo, della giornata di un pazzo, della vita di un pazzo. O forse solo di una persona "normale", che scopre in sé i sintomi della pazzia. Di un viaggio sulla luna, come l'Orlando di Ariosto, alla ricerca del senno perduto. Perchè la follia nasce dalla luna, sono i raggi del sole che ti permettono di guardare avanti con serietà e sobrietà." Ma il sole è eclissato dalla luna".
    L'ultimo verso dell'album, un gettare la spugna di fronte al sopraggiungere ultimo e inesorabile del delirio.

    Voto: 10/10
     
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