Linea Gotica

~ Csi

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    lineagotica

    Provo a fare la mia prima recensione musicale, con una certa quale indecisione.
    Non sono molto ferrata nel campo, non suono, non posso dare molti dati tecnici su un chitarrista o un batterista ecc.
    Posso solo provare a trasmettere quello che sento io mentre lo metto nel lettore cd e alzo il volume. E' uno dei cd che ascolto più spesso, musicalmente mi fa veramente impazzire, mi fa tremare, e i testi sono un pugno. La tematica della guerra, della religione, dell'idiozia umana. Non è un cd da ascoltare così tanto per, da mettere in sottofondo.....
    Basta premere play per capirlo. Ci accoglie una canzone "cupa", tetra, che inizia con una chitarra acustica, leggera, e la voce calda, bassa, di Ferretti. Poco dopo la violenza del violino si fa strada nella testa.
    Ascoltate le parole. S'alzano i roghi al cielo. S'alzano i roghi in cupe vampe.
    La guerra a Sarajevo, vista come un'insensata distruzione di preziosissime tracce del passato, dolorosa come le distorsioni del violino, senza nemici o amici ("ci fotte la guerra che armi non ha, ci fotte la pace che ammazza qua e là, ci fottono i preti i pope i mullah, l'ONU, la NATO, la civiltà"), senza speranza, cupa come le vampe che si alzano dalla biblioteca, fiamme alimentate dalla stupidità, distruzione che si riflette nella cadenza incessante, nel cantato straziante...

    Un istante di tregua e il basso di Maroccolo si insinua, martellante, su Sogni e Sintomi. La canzone si ripete, come una nenia, vibrante e oscura, sussurrata, gridata, fatta di "parole comandate che stanno conficcate in gola e possono strozzare meglio sputarle", con questo incessante giro di basso ipnotico....

    A seguire una cover di "e ti vengo a cercare" di Battiato (il quale compare a chiudere la composizione, cantando l'ultima linea, in un istante di rarefazione musicale, spicca, esalta, da un'altra prospettiva alla canzone), che spicca per l'inquietudine del cantato e la cupezza delle distorsioni, che trasformano una poetica canzone d'amore in qualcosa di mistico e trasognato...
    Dal booklet: "per ricomporre, a modo nostro, una unità. Una canzone italiana, tra le più belle, da un Battiato che ci onora della sia attenzione e della sua simpatia e con la sua voce chiude, d'incanto, questa voglia d'amore, questa necessità."

    L'atmosfera viene ripresa e rilanciata da Esco, forse la più tetra e tra le più belle canzoni del disco. Un pianoforte lugubre, quasi nascosto nell'intrecciarsi delle chitarre... Mi piace da morire, il testo, l'atmosfera dolente con un'apertura finale inaspettata, quasi un barlume di speranza...

    Poi (booklet): "Problemi molto grai fra le creature, gravi problemi con il creatore, innamorati della creazione. Non c'è fantasia possibile che valga un'alba blu, anche se genererà una giornata di merda".
    Quella che è la mia canzone preferita, blu. "Ho dato al mio dolore la forma di abusate parole che mi prometto di non pronunciare mai più". Non ci sono parole per descrivere le suggestioni, l'angoscia, un sogno che si racchiude nell'accordo di apertura e chiusura, forse si spiega da sola "Sotto la calma apparente un assordante frastuono, dissonanze chiassose e confuse, armonie affannate e sconnesse". Non è sconnessa né disarmonica, è essenziale, dura, anche questa incalzante, cupa...

    E poi arriva lei, la canzone che da il titolo all'album: linea gotica.
    La seconda guerra mondiale, l'occupazione nazifascista e la resistenza, la citazione iniziale di Beppe Fenoglio, il testo che va a scavare ferite chiuse da poco nella storia italiana (il processo al "comandante diavolo" si chiuse quegli anni"), indagando in dolori e ricordi, intrecciandosi in descrizioni quasi impressioniste, tratteggianti un paesaggio grigio, un esercito in attesa, pronto ad andare allo sbaraglio, le mille tumultuose sensazioni....
    Un pezzo in cui gli strumenti si mettono quasi da parte, per lasciare più spazio alle parole....

    Dopodichè un'esplosione di rabbia verso la chiesa cattolica, con Millenni, o forse verso tutte le religioni... O forse piuttosto verso le persone che si nascondono dietro la scusa delle parole sante, dietro il nome di dio per compiere stragi, per giustificare la "santa mattanza". Certo, leggerlo adesso DOPO la riconversione di Ferretti al cattolicesimo fa un po' uno strano effetto. Rimane uno dei cardini del disco, anche per la sua scarna musicalità, oltre che per "non sono scrupoloso al riguardo di dio / è a nostra immagine e somiglianza". ("sia chiaro, ciò non farà di me un anticlericale, di tutte le sette la più sciocca, anche se di questi tempi la meno pericolosa")

    L'ora delle tentazioni, vibrante, con la voce di Ginevra di Marco e il pianoforte di Manganelli che reclamano attenzione, bellissima, onirica.... Quasi lontana dalle atmosfere del disco, una tregua, le chitarre si insinuano, il violino fa una comparsata...

    Io e Tacredi. La storia di un uomo e del suo cavallo. Introdotta da una storia croata, di un gruppo di cavallini che si sono suicidati gettandosi in un burrone dopo essere stati requisiti da un gruppo di militari...
    La canzone è particolare, sia nel testo (non capisco) che nella struttura musicale (sempre nei confronti del resto del disco)... è un'ode al cavallo, sempre grande passione di Ferretti (che guarda caso ora se ne vive nella sua casetta di montagna, va alla messa tutte le mattine e alleva cavalli.... ma sarò guasta?). Per il momento preferisco evitare di pensarci troppo

    La conclusione arriva con Irata. Altro pezzo memorabile, favoloso per le mie orecchie, crudele per il mio cuore, direi "cupo e tetro" se non avessi abusato di queste parole :D
    "L'atmosfera è psichedelica", le chitarre si sovrappongono, le parole sembrano solo un accompagnamento, musicali anche loro, si rincorrono, si intrecciano fino alla citazione finale, da Pasolini, e si finisce così, quando ne vorresti di più...

    Il disco lascia una sensazione di ... di vuoto? di desolazione? di oscurità? Non saprei definire. Una sensazione memorabile, come di aver assistito a un film, lineare, bellissimo, in tinte ora fosche ora accese, con momenti di intimità e altre di rabbia pura, dove voci, chitarre, pianoforte violino, e Maroccolo (non basso, ma Maroccolo. Il basso di Maroccolo è una specie a parte, considerando poi che spesso non suona il basso ma la chitarra acustica...) si fondono e danno vita alle immagini raffigurate nel booklet.
    Uno dei dischi più belli e più importanti degli anni 90 italiani, ma che non so piazzare visto che conosco pochissimo gli anni 90 italiani.
    Sicuramente uno dei 10 dischi più belli che io abbia mai ascoltato, che ascolterei di continuo, che fa male, che rapisce, un disco che fa pensare, che....

    "....ad onta di ogni strenua decisione o voto contrario mi ritrovo imbarazzato sorpreso ferito per una irata sensazione di peggioramento di cui non so parlare né so fare domande..........."
     
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