La morte dell'erba

~ Samuel Youd

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    Lascio che le cose mi portino altrove

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    Ok, a me sinceramente alla fine non è dispiaciuto.
    L'ho letto con tutte le riserve del caso, ma non mi sono fatta fuorviare dalla mia fissazione botanica...

    Allora, secondo me pur essendo abbondantemente datato (mezzo secolo è tanta roba) è un libro che sta in piedi dignitosamente. Le pecche che ha sono più che altro legate all'età. Magenta critica il ruolo che (non) hanno le donne lungo tutta la narrazione e concordo sul fatto che siano delle mere comprimarie, senza volontà/dignità/diritto... senza profondità alcuna. Ma in questo forse il peso degli anni si fa più sentire... del resto una donna inglese che negli anni '50 si mostrasse un minimo indipendente o intraprendente (non intendo zoccola, come Millicent) sarebbe stata più stonata di una la cui massima aspirazione è cucinare in maniera razionale le provviste -_- certo che però per noi oggi la cosa è fastidiosissima. Però ecco, per me ha giocato un ruolo marginale.

    Mi è piaciuto invece il graduale scendere nella barbarie, gli eventi sono "veloci" perché a ben vedere, a parte l'introduzione, i fatti cruciali si svolgono in soli due o tre giorni. Si passa dalla civiltà londinese alla paura e all'anarchia delle bande in un attimo. E tra tutti i libri che ho letto questo è stato forse quello che ha saputo descrivere questa fase intermedia in maniera concisa ma allo stesso tempo riuscendo a cogliere gli aspetti più significativi. Spesso infatti nei libri catastrofici gli eventi vengono presentati in una fase posteriore, quando ormai la società si è in un certo senso stabilizzata sulla catastrofe, non sono molti quelli che descrivono proprio la fase di affondamento (non che sia l'unico, penso solo a The stand come esempio di descrizione in diretta del crollo dell'umanità)....Insomma, non lo definirei un libro da "the day after", come ho visto in qualche recensione, ma piuttosto "the day itself".
    In tutto questo il leggero e poi sempre più rapido abbandono delle remore e degli scrupoli da parte di John e compari (anche se praticamente solo il percorso interiore di John è quello che viene descritto in maniera approfondita) secondo me colpisce nel segno e va a stimolare proprio i punti giusti.

    Altra cosa, l'enormità delle reazioni governative: anche lì contestualizzerei, sono passati solo 10 anni dalle atomiche sul Giappone, gli americani non avevano avuto dubbi sullo sganciarle. Adesso per noi sono un'enormità, ingiustificabile e sproporzionata, ma secondo me all'epoca il timore che potesse essere considerata ancora un'alternativa valida era tale da non farlo apparire come una smargiassata inverosimile...
    Comunque anche il discorso radio-tranquillizzazioni-impossibilità di accedere alle info secondo me è stato gestito bene... Appunto, anche qui sempre scendendo verso una parabola dalla normalità al caos totale.

    E poi di fondo mi è piaciuta l'idea del virus che attacca le piante, e da lì va a minare tutta la società umana...
    Insomma, io tre/quattro stelle gliele darei ;)


    PS: dalla recensione di Magenta direi che abbiamo notato le stesse cose ma le abbiamo interpretate in maniera opposta :D
     
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10 replies since 31/10/2011, 21:01   81 views
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