Cesare Pavese

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    CITAZIONE
    Cesare Pavese (S. Stefano Belbo, Cuneo, 1908 - Torino, 1950)
    Nato da una famiglia piccolo-borghese d’origini contadine, orfano di padre ad appena sei anni, compie gli studi medi ed universitari a Torino, laureandosi con una tesi sulla poesia di Walt Whitman. Fondatore nel ‘33 - con Carlo Levi, Massimo Mila, Leone Ginzburg ed altri - della casa editrice Einaudi, dal 1934 direttore della rivista “Cultura”, trascorre poi un anno al confino pel suo coinvolgimento in attività antifasciste.
    Tornato a Torino, pubblica la sua prima raccolta di versi (“Lavorare stanca”, 1936) e continua nell’attività di traduzione di scrittori americani. Nella narrativa, debutta col romanzo - assai lodato dalla critica - “Paesi tuoi” (1941), già catalogo di temi ed atteggiamenti che verrano sviluppati nelle opere successive: la solitudine (“tutto il problema della vita è questo: come rompere la propria solitudine, come comunicare con gli altri” annota ne “Il mestiere di vivere”, il diario uscito postumo nel 1952), il contrasto insanabilecittà-campagna, le suggestioni della letteratura statunitense (l’attrazione criptoincestuosa di Talino per Gisella pare mutuata dalle torride atmosfere delFaulkner de “L’urlo e il furore” e di “Santuario”, o del Cain de “Il postino suona sempre due volte”). In seguito, diverrà centrale il mito del ritorno all’infanzia, alle colline, al mare: ne “La spiaggia” (1942), nei tre racconti racchiusi ne “La bella estate” (1949), nel capolavoro “La luna e i falò” (1950), esso è esposto con intensità e struggimento.
    Nell’ultimo lavoro, in particolare, il personaggio di Anguilla - ritornato dall’America, ov’era emigrato in cerca di fortuna, alle natìe Langhe - verifica con dolore quanto il presente abbia vetrioleggiato il passato: sparite le persone, cambiati i luoghi, cancellata finanche la dolcezza dei ricordi (i falò d’un tempo, mutatisi da rito propiziatorio a simbolo di orrori od ingiustizie), è costretto a constatare che “crescere vuol dire andarsene, invecchiare, veder morire, ritrovare la Mora com’era adesso”. Un’ammissione di fallimento dalle manifeste connotazioni autobiografiche, destinata pochi mesi dopo a tradursi in un disperato gesto suicida.
    Rimane da dire dello stile, delle tecniche adoprate dal nostro nelle singole opere: il filo rosso è costituito da una vocazione lirico-evocativa riscontrabile in misura differente nei testi, si tratti d’una presa di coscienza (“Il compagno, 1947), dell’incapacità di coinvolgersi d’un ritroso intellettuale (“La casa in collina”, 1948) o dell’analisi dei miti fondanti di tutti i libri in chiave antropologico-psicoanalitica (“I dialoghi con Leucò”, 1947). Simbolo tragicamente irrisolto dell’impegno politico (la sua militanza nel PCI) e del disagio esistenziale, Pavese resta uno tra gli scrittori più amati del dopoguerra, figura nodale d’un ventennio - quello che va dal ‘30 al ‘50 - tra i più vividi ed intensi della vicenda letteraria e culturale indigena.
    Francesco Troiano
    www.italica.rai.it/argomenti/grandi...e/biografia.htm

    CITAZIONE
    Tra realismo e simbolismo lirico si colloca l’opera di Cesare Pavese, per il quale la realtà delle natìe langhe e della Torino della vita adulta diventa teatro delle proiezioni interiori, del profondo disagio esistenziale, dei miti immaginativi, della ricerca di autenticità, delle ossessioni psichiche. Così le colline e la città vedono come protagonista più la coscienza dell’autore che non la realtà esterna, ambientale e storica. Per questo va dissipato l’equivoco di un Pavese padre del neorealismo post-bellico. Le componenti esistenziali hanno un cospicuo rilievo ed entrano direttamente come materia di scrittura nell’opera di Pavese. L’aspetto forse più vistoso del suo appartenere al decadentismo è offerto dalla crisi del rapporto tra arte e vita. E’ l’epoca della noluntas l’artista si lascia vivere, è pieno di contraddizioni e di conflitti. Sua unica ricchezza è una sensibilità che non serve a nulla e agisce soltanto in senso negativo, corrodendo ogni certezza sul destino del mondo, della storia, dell’individuo. C’è uno scompenso fondamentale tra il sentire, il capire e l’agire, per cui il primo elemento determina una specie di paralisi degli altri due. L’artista decadente, smarrita assieme ai valori tradizionali ogni volontà di agire, si trova nell’incapacità di affrontare l’esistenza, gravemente handicappato nei rapporti umani, sempre a disagio in ogni situazione esistenziale, con grosse tare nevrotiche originate proprio da questa situazione di inadeguatezza nei confronti della vita. Ecco allora che vivere diventa “mestiere” da apprendere con grande pena e spesso senza risultati. In tale situazione di sradicamento l’arte appare come sostituto integrale dell’esistenza «Ho imparato a scrivere, non a vivere», ma anche come unico rimedio, la sola possibilità di sentirsi vivi e, per un attimo, persino felici «Quando scrivo sono normale, equilibrato, sereno», dice Pavese. Per la letteratura del Novecento, il grado di autenticità poetica è determinato dalla misura di aderenza alla sconsolata visione dell’uomo, colto nel suo destino di angoscia. Autenticità e morte diventano sinonimi, vivere è “essere per la morte”.
    www.letteratura.it/cesarepavese/

    Bibliografia

    Romanzi:

    Prima che il gallo canti
    Torino, Einaudi, 1949, pp. 331
    Contenuto: Il carcere; La casa in collina

    La bella estate. Tre romanzi
    Torino, Einaudi 1949, pp. 348
    Contenuto: La bella estate; Il diavolo sulle colline; Tra donne sole

    Paesi tuoi
    Torino, Einaudi, 1941, pp. 148

    La spiaggia
    Roma, Ed. Lettere d'oggi, 1942, pp. 107
    nuova edizione postuma, Einaudi, Torino 1956.

    Il compagno
    Torino, Einaudi, 1947, pp. 201

    La luna e i falò
    Torino, Einaudi, 1950, pp. 179

    Fuoco grande
    Torino, Einaudi, 1959, pp. 105, incompiuto
    Romanzo composto nel 1946 in collaborazione con Bianca Garufi

    Ciau Masino
    Torino, Einaudi, 1966, pp. 133


    Poesie:
    Lavorare stanca
    Firenze, Edizioni di Solaria, 1936, pp. 105
    ed. ampliata con le poesie dal 1936 al 1940, Einaudi, Torino 1943.

    La terra e la morte
    Padova, "Tre Venezie", 1947, vol. 21, fasc. 4 - 6

    Verrà la morte avrà i tuoi occhi
    Torino, Einaudi, 1951, pp. 46
    Poesie composte tra il 1945 e il 1950

    Poesie giovanili
    a cura di Attilio Dughera e Mariarosa Masoero
    Einaudi, Torino 1989 (edizione fuori commercio).

    Poesie edite e inedite
    A cura di Italo Calvino
    Torino, Einaudi, 1962, pp. 254

    8 poesie inedite e quattro lettere a un'amica (1928 1929)
    Con uno scritto di E. Emanuelli
    Scheiwiller, Milano, "All'insegna del pesce d'oro", 1964, pp. 41

    Poesie inedite
    A cura di M. Uva
    In "Strumenti Critici", Torino, 1970, febbr., n. 11, pp. 61-69


    Racconti:
    Feria d’agosto
    Torino, Einaudi, 1946, pp. 286

    Dialoghi con Leucò, (racconti - conversazioni a due tra personaggi mitologici)
    Torino, Einaudi, 1947, pp. 218

    Notte di festa
    Torino, Einaudi, 1953, pp. 223
    Racconti composti tra il 1936 e il 1938

    Racconti (frammenti di racconti e racconti inediti)
    Torino, Einaudi, 1960, pp. 526

    Saggi, Cinema, Memorialistica

    La letteratura americana e altri saggi
    Torino, Einaudi, 1951, pp. 369
    Pref. di Italo Calvino
    Saggi e articoli scritti tra il 1930 e il 1950

    Il mestiere di vivere
    Torino, Einaudi, 1952, pp. 407
    Diario 1935 - 1950

    Due inediti di Pavese: i problemi critici del cinematografo; di un nuovo tipo d'esteta. (il mio film d'eccezzione)
    pubbl. da M. Mila in: "Cinema Nuovo", Milano, 1958, luglio-agosto, n. 134, pp. 14-21

    Il diavolo sulle colline: breve libertà
    In "Cinema Nuovo", Milano, 1959, sett-ott. n. 141, pp. 389-400
    Due soggetti cinematografici

    Il quaderno del confino,
    a cura di Mariarosa Masoero,
    Edizioni dell'Orso, Alessandria 2010.

    Lettere 1924 - 1944
    A cura di Italo Calvino
    Torino, Einaudi, 1966, pp. 612

    Vita attraverso le lettere,
    a cura di Lorenzo Mondo
    Einaudi, Torino 1966.

    Interpretazione della poesia di Walt Whitman: tesi di laurea
    1930, Einaudi, Torino 2006.

    Officina Einaudi - Lettere editoriali 1940-1950
    a cura di Silvia Savioli
    Einaudi, Torino 2008.

    Il serpente e la colomba: scritti e soggetti cinematografici
    a cura di Mariarosa Masoero
    Einaudi, Torino 2009.

    Dodici giorni al mare (diario)
    a cura di Mariarosa Masoero
    Galata edizioni, Genova 2008.

    Edited by Yelena‚ - 22/9/2011, 11:28
     
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