La valigia

~ Sergej Dovlatov

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    Titolo:La valigia
    Titolo originale: Чемодан
    Autore: Dovlatov, Sergej
    Anno: 1986
    IBS
    descrizione

    Tutti gli oggetti che intendeva portare, esule, via da Leningrado. Ogni oggetto, un ricordo. «Ma davvero e tutto qui?». Leggendo Dovlatov viene in mente èechov.

    CITAZIONE
    Sergej Dovlatov è uno dei più conosciuti scrittori russi contemporanei. Insofferente nei confronti di ogni forma di coercizione del potere ebbe non pochi problemi nell’ex URSS che rappresentò in una specie di epos al contrario popolato di personaggi balordi, di figure strampalate, capaci di un eroismo di bassissima lega, ma umane e simpatiche.

    Lo stile di Dovlatov prosegue la grande tradizione dell’umorismo russo calato nella contraddittorio periodo che condurrà nel 1991 alla dissoluzione dello stato Sovietico. Opera esemplare in questo senso è La valigia, pubblicata da Sellerio, in cui un numero incredibile di figure strampalate concorrono a creare un panorama umano decadente, ma non per questo meno affascinante. Un libro “caldo, vivo e molto divertente” come sostengono Carlo Fruttero e Franco Lucentini.

    Duecento anni fa lo storico Karamzin si trovava in Francia e gli emigranti russi gli chiesero:
    – In due parole, cosa succede in Russia?
    Karamzim non ebbe neppure bisogno di due parole.
    – Rubano – rispose…
    Dai salumifici si portano via intere carcasse di bue; dalle aziende tessili, i filati; dalle fabbriche di proiettori, le lenti.
    Si portano via tutto, piastrelle, gesso, polietilene, motori elettrici, bulloni, viti, valvole termoioniche, fili, vetri.
    Spesso tutto ciò assume un carattere metafisico. Parlo dei furti assolutamente arcani, privi di qualsivoglia ragionevole scopo. Sono sicuro che in questa forma esistono solo in Russia.
    Conoscevo un uomo fine, d’animo nobile, istruito, che si era portato via dalla fabbrica un secchio di malta di cemento che, strada facendo, ovviamente si era solidificato. Lo scippatore aveva gettato via il blocco di cemento poco lontano da casa sua.
    Un altro mio amico aveva scassinato una sede della propaganda politica e si sera portato via un’urna elettorale. Se l’era portata a casa e si era calmato. Un terzo conoscente aveva rubato un estintore. Un quarto si era portato via dall’ufficio del suo principale un busto di Paul Robeson. Un quinto, un cartellone pubblicitario di via Skapin. Un sesto, un leggio del club dei dilettanti.
    Io […] rubai delle robuste scarpe sovietiche destinate all’esportazione […] Le fregai al presidente del comitato cittadino del Partito. Per dirla in breve, al sindaco di Leningrado (pagg. 32-33)
    http://www.booksblog.it/post/5062/consigli...sergej-dovlatov

     
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