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Titolo: Mosca-Petuski e altre opere Autore: Venedikt Erofeev Traduzione e cura: Gario Zappi Pagine: 344 feltrinelli
CITAZIONE In breve La prima raccolta sistematica, condotta sui manoscritti originali, della gran parte delle opere di Venedikt Erofeev, considerato uno dei più grandi e originali scrittori sovietici del dopoguerra, un mito e un maestro, forse l’unico artista non riabilitato dalla perestrojka, il vero rinnovatore della letteratura russa. Visse trent’anni nei bassifondi della società sovietica con due uniche consolazioni: l’alcol e la scrittura.
Il libro Mosca-Petuski che dà il titolo al volume, è l’opera più celebre di Erofeev, apparsa in Russia sotto forma di samizdat nel 1973, un vero bestseller clandestino, stampata in russo in Israele nel 1973, tradotta nel 1976 in Francia e nel 1977 in Italia da Feltrinelli col titolo Mosca sulla vodka, a cura di Pietro Zveteremich, qui nella nuova traduzione di Gario Zappi. E’ un’opera grottesca, visionaria, tragicomica, affidata all’alcolismo cronico e disperato del protagonista che parte da Mosca per un viaggio forse mai compiuto. Dai torrenziali monologhi dell’ubriaco esce distrutto "l’uomo nuovo" sovietico e vengono furiosamente massacrati i totem e i tabù ufficiali. Vasilij Rozanov visto da un eccentrico,è un saggio acuto e satirico su Rozanov (1856-1919) autore celebre negli ambienti decadenti russi per un commento sul pensiero di Dostoevskij, edito nel 1891 col titolo La leggenda del grande inquisitore, che ebbe grande successo di pubblico e venne ristampato per tre volte nei quindici anni successivi. L’opera di Erofeev "offre la possibilità di comprendere fino a che punto la cultura post-stalinista fosse assetata di modelli letterari e religiosi"(Viktor Erofeev). C’è poi il brevissimo testo Sasa Cernyi e altri, sui poeti noti e poco noti del cosiddetto "secolo d’argento" della cultura russa, ossia della fine Ottocento, inizi Novecento. Segue La notte di Valpurga o I passi del Commendatore, una tragedia in cinque atti, un violento testo teatrale su un tema caro alla cultura russa (Puskin e Musorgskij nella musica). Conclude la raccolta La mia piccola leniniana, un’opera condotta sulle citazioni di Lenin, che ha per protagoniste la moglie di Lenin, Nadezda, la sorella di lui Marija, l’amante Inéssa Armand, Jenny von Westfalen, moglie di Karl Marx…"passi scelti dalla corrispondenza privata di lavoro di Il’ic, dal momento in cui imparò a scrivere, al momento in cui (1922) a scrivere disimparò". Il volume è completato da un apparato bio-bibliografico, elaborato da Gario Zappi sulla base di materiali dell’archivio privato di Erofeev.
CITAZIONE Traduzione dal russo e cura di Mario Caramitti “Petuški è un luogo dove gli uccelli non smettono di cantare né di giorno né di notte, e né d’inverno né d’estate sfiorisce il gelsomino. Il peccato originale, se mai c’è stato, lí non grava su nessuno. Lí persino quelli che si straciuccano per settimane intere hanno lo sguardo limpido e senza fondo… “Là ogni venerdí alle undici in punto mi aspetta sulla banchina della stazione quella ragazza dagli occhi bianchi, di quel bianco che trapassa in biancastro, la piú amabile tra le troiette, una diavolessa biondissima, quasi bianca. E oggi è venerdí, e tra meno di due ore saranno le undici in punto, e ci sarà lei, ci sarà la banchina della stazione, e quello sguardo biancastro privo di ogni coscienza e vergogna. Venite anche voi con me: oh, ne vedrete!…” A poco piú di dieci anni dalla morte il fascino ‘maledetto’ di Venedikt ‘VeniÄ?ka’ Erofeev ha ormai inaugurato una leggenda, e Tra Mosca e Petuški è stato senza dubbio il libro piú letto e studiato in Russia a cavallo del millennio. Tradotto una prima volta in Italia sulla base del dattiloscritto giunto clandestinamente in Occidente alla metà degli anni Settanta, il romanzo è stato pubblicato nel 1977 da Feltrinelli come Mosca sulla vodka. Non che VeniÄ?ka, protagonista e narratore del romanzo, non navighi letteralmente sulla vodka, ma questa – nei vagoni scassati della tratta che collega Mosca a Petuški – si trasforma in spirito santo, in manna, nella morte e nell’ispirazione artistica… E assieme alla vodka sguazzano in una fantasmagorica miscela i testi sacri del cristianesimo e di tutte le letterature del mondo, e uno strambo gruppo di personaggi che di stazione in stazione, come una corte dei miracoli, si raduna attorno a VeniÄ?ka, attore e regista di una grande recita collettiva. VeniÄ?ka domina la scena da esilarante mattatore, facendo tutto un fascio dei propri cataclismi personali (l’amore, la paternità) e della storia universale, fra trovate sorprendenti e poetiche meditazioni, tra ebbrezza e dolore, in un regime della narrazione sospeso tra la visionarietà fantastica e un realismo brutale e grottesco. www.fanucci.it/libro.php?id=37 Biografia (in inglese) http://s98.middlebury.edu/RU152A/STUDENTS/...ev/biopage.html
Venedikt Erofeev was born in 1938 in Zapoliar’e, a town which lies in the Murmansk region of Russia. He grew up in Kivrosk, on the northern Kol’skii Peninsula. In 1946, his father was arrested for "the dissemination of anti-Soviet propaganda" and became a prisoner held responsible by the comprehensive and notorious Article 58. His mother found herself unable to take care of three children alone and sent her two boys to a children’s home until 1954, when their father returned home. Despite the misfortune of an unwillingly absent father, Venedikt was an excellent student and received the gold medal for his high academic achievement. However, he was quite rebellious and refused to become an Octobrist, Pioneer, or a member of the Komsomol, organizations which were not denied at this time in the Soviet Union. Perhaps this behavior was caused by his father’s opinions voiced before his arrest, or was a result of his opinions formed after the arrest itself. In 1955, he was accepted into the Philological Department of the Moscow State University and traveled for the first time below the Arctic Circle.
Erofeev was expelled after three semesters at MGU because of his, "sufficiently unconventional and erratic" behavior. However, not wanting to leave the Moscow area, he attended other schools in order to keep his status as a student. At the Vladimir Institute, one of these such schools, Erofeev met his first wife, Valentina Zimakova. They separated soon after the birth of their son in 1966, but his love for the child made him travel frequently to visit Zimakova’s home in Myshlino, near Petushki. Throughout this period of the 1960s and 1970s, Erofeev was employed in a variety of basic positions, such as a glassware inspector, stoker, watchman, and construction worker. He travelled throughout the Soviet Union laying telephone cable from 1964 to 1969. In the period following this, 1969 to 1974, Erofeev wrote his best known work Mokva-Petushki (translated as Moscow to the End of the Line) and worked as a telephone repairman in Moscow.
After 1974, Erofeev began working in biological research. It was during this period that he married his second wife, Galina Erofeeva, who helped to promote the publication of his manuscripts, both under the Soviet regime and during the glasnost years. Although it was only possible to circulate his work in typewritten manuscripts during Communism, Erofeev was able to see his writings published in Russia in the late 1980s and receive publicized praise for his prose. Since his death of throat cancer on May 11, 1990, he has accumulated a significant and solid reputation in literature.
Qualche altra parola sul libro:[...] Venička – o Venya – come si faceva chiamare Venedikt Erofeev dagli amici e come sceglie di auto-raccontarsi in Mosca sulla vodka, si strugge al pensiero di quel che hanno fatto della sua Russia: una prostituta di lusso, ma pur sempre una prostituta. La bella di Mosca – come recita il titolo di un’opera di Viktor Erofeev (Rizzoli, 2004) – è appunto un ritratto, in forma di donna, della sua amata città. Irina Vladimirovna, questo il nome della protagonista, è una donna spregiudicata, una provinciale attratta dalla vita cosmopolita, un’amante dedita alla ricerca dei piaceri e del lusso, volgare e raffinata al tempo stesso, meschina e nobile, dai desideri piccolo-borghesi, ma grandiosa nel darsi. Il suo corpo, che si consuma negli eccessi del godimento, si presta a rappresentare il caos che ha travolto la Russia, alla vigilia della Perestrojka. Si potrebbe dire che Mosca-Petuški (o Mosca sulla vodka, come titolava la prima edizione Feltrinelli del 1977) sia una sorta di viaggio nella “no-man’s-land”. Un viaggio al cuore delle persone e dei luoghi e, in quanto tale, un viaggio universale, disancorato da qualsiasi definizione geografica. Di viaggi Erofeev ne aveva fatti molti. Aveva attraversato la Russia da parte a parte: da Murmansk a Mosca, da Gorki alla Lituania. Si potrebbe quasi dire che i vagoni ferroviari e la loro popolazione di uomini-ombra sono stati la sua casa, la sua patria, la sua compagnia. E il mat – un linguaggio fatto quasi esclusivamente di parole oscene: a detta dell’autore “la vendetta della povera gente contro questa macchina schifosa e puzzolente che ha cercato di stritolarci per tanti anni” – è stata la sua prima lingua. Lingua di operai e di beoni, lingua di onirico soliloquio. Erofeev sceglie dunque l’allegoria e la metafora per parlare di sé, del suo paese e di un dolore condiviso. Sceglie la vodka come nutrimento della rassegnazione: “Solo noi russi, dall’operaio al capo, sappiamo che nel bere si trova sempre un senso. È inutile cercare di proibirlo. L’uomo russo, quando gli fanno male e gli mettono i piedi in testa, beve”. Sceglie un treno che in realtà non si muove per raccontare l’indifferenza dell’anima russa: Qualsiasi cosa succeda nel mio paese, nei giorni del dubbio, nei giorni dell’affannosa incertezza, quando gli si pareranno di fronte prove e calamità, questi occhi non batteranno ciglio. Per loro è tutto acqua fresca. E in un’intervista a Marco Politi aggiunge: “Qui non è cambiato niente. Perché l’anima russa è soffocata dalla paura… Quest’anima russa misteriosa, odiosa e cretina è fatta così. Ogni piccola modifica le provoca sussulti di paura. Sempre si avverte nella gente questa condizione profonda: hanno vissuto male e vivranno male”. [...] www.railibro.rai.it/articoli.asp?id=679
Altre belle cose, per chi ha voglia e tempo: http://puntocritico.eu/?p=1248#more-1248 www.emory.edu/INTELNET/e.pm.erofeev.html
Edited by Yelena‚ - 21/3/2011, 19:30
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