Una vita come le altre

~ Alan Bennett

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    Titolo Una vita come le altre
    Autore Bennett Alan

    Dati 2010, 172 p., ill., brossura
    Traduttore Gini M. G.
    Editore Adelphi (collana Fabula)

    "uno dei dieci libri più belli del 2010 secondo la Repubblica"

    ibs: http://www.ibs.it/code/9788845925474/benne...e-le-altre.html

    Descrizione
    "Ci sono stati altri casi di malattia mentale nella vostra famiglia?". Comincia così, con la domanda di un assistente sociale dello Yorkshire, questo commovente viaggio interiore di Alan Bennett. Siamo nell'istituto psichiatrico dove l'anziana madre è stata ricoverata per una grave forma depressiva - così almeno viene definita. Comunque sì, ci sono stati altri casi in famiglia, ma lui non lo aveva mai saputo. È il padre a svelare per la prima volta, in un atto burocratico e liberatorio, la fine drammatica e segreta del nonno di Bennett, e a indurlo a esplorare le storie nascoste e dimenticate degli altri parenti. Ma come si distingue la malattia mentale dalle manie, dalle fobie, dal silenzio, dall'infelicità? Da parte di uno scrittore che in passato non poteva "neanche togliersi la cravatta senza prima far circondare la casa da un cordone di polizia", un libro come questo è un dono inaspettato. Solo di recente, infatti, Alan Bennett ha sentito il bisogno di dedicarsi a quell'attività vagamente disdicevole che è lo scrivere di sé. Cambiando tonalità, forse, rispetto agli scritti esilaranti e feroci che gli hanno dato la celebrità, ma sempre con lo stesso sguardo acuminato e instancabile. Uno sguardo di un'onestà dolente, poco caritatevole soprattutto verso le sue manchevolezze. E l'umorismo? Sotteso - o forse sospeso - in ogni pagina come uno strumento di interpretazione insostituibile, col quale ci si può destreggiare anche fra le tragedie della vita.

    La recensione di IBS
    Nonostante fosse una famiglia normale, quella di Alan Bennett non era mai riuscita ad essere uguale alle altre. Forse è per questo motivo che il figlio minore ha sviluppato questo sguardo ironico e disincantato sul mondo, perché le scene di vita quotidiana a cui ha assistito sin dall’adolescenza lo hanno portato a cogliere le espressioni più straordinarie anche in situazioni apparentemente normali.
    Scrittore, sceneggiatore teatrale e televisivo di successo, noto per le sue commedie umane popolate da personaggi sempre un po’ sopra le righe (Nudi e crudi, La signora nel furgone, La sovrana lettrice), Alan Bennett in questo memoir fa un omaggio toccante ai suoi genitori, a suo padre Walt, a sua madre Lilian e alla loro unione decisamente fuori dall’ordinario. Nonostante provenissero entrambi da famiglie piccolo borghesi, i Bennett avevano un contegno e un’educazione estremamente rigorosi. Lui era un macellaio molto sui generis: mingherlino, placido, quasi intimorito di fronte al mondo. Lei una casalinga con una grande passione per le cose “di classe”, dove per “classe” non s’intende il ceto sociale, ma tutto quello che si discosta dall’ordinario.
    In generale i Bennett odiavano attirare l’attenzione, partecipare al trambusto familiare, suscitare i commenti dei vicini. Quando, dopo la pensione di Walt, si erano trasferiti da Leeds a un minuscolo villaggio della zona dei Dales, il bisogno di Lilian di “passare inosservati” era sfociato in un atteggiamento maniacale di diffidenza nei confronti di vicini, passanti, automobilisti che transitavano per caso sotto le sue finestre.
    Alan Bennett ricorda in queste pagine, con una lucidità struggente, tutte le volte in cui sua madre indicava tremante l’intruso immaginario nascosto nella dispensa o in un armadio, le giornate che trascorreva nascosta in qualche angolo della casa aspettando che la paura passasse, mentre suo padre tentava di riportarla alla ragione. Dopo la prima crisi del 1966 e per i trent’anni successivi, sua madre aveva subito diversi ricoveri in varie cliniche psichiatriche, conclusisi quasi sempre con un elettroshock e la conquista di un breve e instabile periodo di pace.
    Suo padre in tutti gli anni della sua malattia - che all’inizio era stata scambiata per depressione ma che in realtà era una forma di demenza senile - aveva dimostrato un amore e una devozione commovente nei confronti di sua moglie e una fiducia quasi ingenua nel suo recupero.
    Lunghi anni di crisi improvvise ed emergenze, telefonate nel cuore nella notte, ricoveri coatti e terapie d’urto ai quali Alan Bennett assiste da spettatore, senza mai interrompere la sua attività di scrittore e senza mai pensare che la sua biografia potesse contenere degli spunti interessanti per i suoi scritti. Fino alla scoperta della verità: la vera causa della morte di suo nonno, la fuga di sua zia, i segreti che hanno reso la sua famiglia diversa da tutte le altre. Lo scrittore inglese rovista nei suoi ricordi familiari raccontandoci una grande storia d’amore. Lo fa senza indulgenza, utilizzando il suo solito sguardo disincantato e tratteggiando due personaggi che hanno saputo trasformare la tragedia di un male oscuro nella commedia della vita quotidiana.
     
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