Acciaio

~ Silvia Avallone

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  1. Fa}
     
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    Titolo Acciaio
    Autore Avallone Silvia
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    Dati 2010, 357 p., rilegato
    Editore Rizzoli (collana Scala italiani)
    www.ibs.it/code/9788817037631/avallone-silvia-/acciaio.html
    Descrizione
    Nei casermoni di via Stalingrado a Piombino avere quattordici anni è difficile. E se tuo padre è un buono a nulla o si spezza la schiena nelle acciaierie che danno pane e disperazione a mezza città, il massimo che puoi desiderare è una serata al pattinodromo, o avere un fratello che comandi il branco, o trovare il tuo nome scritto su una panchina. Lo sanno bene Anna e Francesca, amiche inseparabili che tra quelle case popolari si sono trovate e scelte. Quando il corpo adolescente inizia a cambiare, a esplodere sotto i vestiti, in un posto così non hai alternative: o ti nascondi e resti tagliata fuori, oppure sbatti in faccia agli altri la tua bellezza, la usi con violenza e speri che ti aiuti a essere qualcuno. Loro ci provano, convinte che per sopravvivere basti lottare, ma la vita è feroce e non si piega, scorre immobile senza vie d'uscita. Poi un giorno arriva l'amore, però arriva male, le poche certezze vanno in frantumi e anche l'amicizia invincibile tra Anna e Francesca si incrina, sanguina, comincia a far male. Silvia Avallone racconta un'Italia in cerca d'identità e di voce, apre uno squarcio su un'inedita periferia operaia nel tempo in cui, si dice, la classe operaia non esiste più.

    La recensione di IBS
    Di qua dal mare c'è via Stalingrado, una muraglia di case popolari modello Unione Sovietica, che l'amministrazione comunale comunista ha assegnato agli operai siderurgici che lavorano alla Lucchini. Di là dal mare invece c'è l'isola d'Elba, Ilva, un paradiso sognato e irraggiungibile popolato da ricche signore lombarde in vacanza. In mezzo, proprio in riva al mare, ci sono Anna e Francesca. Lascive, la bionda e la mora di "tredici anni quasi quattordici", vivono la loro ultima estate di innocenza prima del liceo. A giudicare da come giocano tra le onde, da come si muovono davanti allo specchio imitando le soubrette della TV… a giudicare solo dall'aspetto, come fanno in molti, si direbbero capaci di arrivare molto lontane, quelle due ragazzine. Ma in una periferia operaia come quella di Piombino, schiacciata sotto la coltre di fumo dell'altoforno, non si può prevedere il futuro di una persona in base all'aspetto o alle ambizioni. Per conoscere la storia di Anna e Francesca non basta guardare le loro forme giovani e perfette e il loro sguardo arrogante, bisogna conoscere la storia delle loro famiglie, dei fratelli, fidanzati, amici e poi naturalmente della Lucchini.
    Ad esempio Sandra e Arturo, i genitori di Anna: lei è una femminista e un'attivista di Rifondazione e nonostante la stanchezza e il tedio di tutto il quartiere continua con la distribuzione del giornale. Lui naturalmente lavora all'acciaieria, ma ancora per poco, perché in realtà Arturo è un uomo fantasioso, un artista che vorrebbe spendere il suo tempo altrove, fare la bella vita, lanciarsi nel business, sparire, poi tornare e magari sparire di nuovo…
    I genitori di Francesca invece, purtroppo, non vanno più da nessuna parte. Sua madre, casalinga di origini calabresi, passa il tempo a soddisfare le assurde richieste di un marito insoddisfatto e violento. Lei, Rosa, dimostra venti anni in più della sua età e piange in silenzio tutte le sere, sia quando i colpi sono per lei, sia quando il rumore delle botte arriva dalla stanza di Francesca.
    Vista da dentro, dopo aver ascoltato le urla che attraversano le porte, dopo aver guardato da vicino gli angoli dei cortili e sentito gli odori delle strade, via Stalingrado non è solo il quartiere degli operai. È anche un posto in cui il futuro dura un attimo, giusto il tempo perché un nuovo colpo inatteso ti venga sferrato contro.
    Alessio, Cristiano, Mattia, Anna, Francesca, Lisa e le altre ragazze, tutti i protagonisti di questa storia sono immobili e distanti, sopraffatti dalla violenza del ciclo continuo della produzione, eppure capaci di amarsi intensamente. Sono ragazzi capaci di tutto e di niente: di fuggire di notte per fare l'amore dietro una barca e di rimanere indifferenti quando la più grande struttura in acciaio al mondo, le torri gemelle, si sgretolano sotto i loro occhi in diretta televisiva. Una storia crudele e tenera in cui tutto è assurdamente vero. È vero che a quindici anni puoi lasciare la scuola per andare a fare la vita, che la polizia può entrare in casa tua e buttare per aria tutto perché cerca una prova di colpevolezza, è assurdamente vero che di lavoro si vive ma si muore anche, che il salario a volte non basta neanche per la cocaina, che un padre può darti la vita e può anche togliertela, che un bacio è sempre un bacio, anche se chi te lo dà è la tua migliore amica.
    Un romanzo d'esordio che parla di un'adolescenza mai vissuta, vinta, arresa, fusa come l'acciaio a 1538 gradi. Che parla dell'età dell'entropia e del caos, quando i legami, anche quelli più forti, si spezzano e nell'aria, a ricoprire l'Elba, resta solo una densa nube rossastra.
     
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  2. Fa}
     
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    ho trovato questo post interessante
    http://gruppodilettura.wordpress.com/2010/...ilvia-avallone/
    CITAZIONE
    Di *Acciaio* (ed. Rizzoli) e della sua autrice Silvia Avallone si è sentito parlare tanto ultimamente: un po’ perché ha vinto il Premio Campiello Opera Prima, un po’ perché Bruno Vespa ha fatto commenti positivi… sulla sua scollatura. Insomma, in rete se ne scrive tanto, non sempre però dell’opera, quanto del contorno. Sul libro ho letto recensioni positive, e tante negative, o perlomeno tiepide.

    La mia, invece, sarà una recensione davvero entusiasta. Mi è piaciuto talmente tanto, che l’ho finito da 3 giorni, e non sono ancora riuscita a iniziare un altro libro.

    Anna e Francesca hanno 13 anni, abitano a Piombino, in via Stalingrado, entrambe alle spalle una vita difficile: il padre di Anna è un poco di buono, affascinante ma un mezzo delinquente, la madre Sandra tira avanti la famiglia, forte dei suoi ideali comunisti, il fratello maggiore Alessio lavora alla Lucchini, l’acciaieria, vera protagonista del romanzo; quello di Francesca è peggio ancora, un padre-padrone che picchia la figlia e la moglie, Rosa, che a 34 anni sembra già una vecchia, intontita dagli psicofarmaci.

    Anna e Francesca sono ancora due bambine, ma nello stesso tempo sono già donne. Sono belle, tanto, e sanno di esserlo. I ragazzi le ammirano, gli uomini sbavano per loro, le compagne le invidiano e le considerano due stronze. Ma loro se ne fregano.

    Anna e Francesca, soprattutto, sono amiche del cuore. Più che amiche, sorelle.

    Non parlavano più, adesso. Le parole non servono a niente, fanno litigare il più delle volte. Si passavano la spugna con cura e si stupivano delle differenze: un neo, la forma stondata o oblunga delle unghie. Se ne stupivano come di una cosa che non ha senso.
    Perché Anna aveva i fianchi più larghi e il seno più grosso? E perché Francesca aveva il sedere più tondo e più alto? E l’ombelico più profondo?
    “Perché non siamo uguali?” chiese Francesca massaggiando i ricci di Anna.
    “Perché siamo diverse, però siamo uguali.”
    “E perché?”
    “Perché siamo nate insieme, abitiamo insieme, moriremo insieme e faremo tutte le cose insieme.”
    “E come facciamo a morire insieme?”
    “Non lo so.”

    Come *Ruggine americana* di cui ho parlato qualche giorno fa, anche qui l’acciaio la fa da protagonista. Nel primo, però, la crisi aveva fatto chiudere le fabbriche della provincia della Pennsylvania, causando disoccupazione e abbandono della città. I due protagonisti sono abbandonati a se stessi, non c’è una comunità. In *Acciaio* l’acciaieria Lucchini, sebbene abbia visto giorni migliori, è ancora in piedi, ed è il fulcro della vita dei personaggi e del romanzo. La narrazione è scandita dalle ore in fabbrica e da quelle in discoteca di Alessio e dei suoi amici Mattia e Cristiano; Francesca conta le ore in base ai turni del padre Enrico; Afo 4, l’altoforno, domina la città e il quartiere di casermoni costruiti per gli operai.

    I protagonisti mi hanno fatto spesso venire il nervoso: gli adulti nella maggior parte sono personaggi negativi o comunque incapaci di risolvere la situazione, i ragazzi sono l’archetipo del tamarro, le ragazzine sono talmente sgamate che fanno quasi paura.

    Era uno che se ne fregava altamente di Dio e dello Stato. Neppure una volta era andato alle urne a votare, e quando a cena gli capitava il telegiornale, con i morti, le guerre, le stragi, lui cambiava subito canale.
    Mattia era fatto così, e non era per niente cattivo.

    Però sono personaggi veri, proprio veri, che ti fanno innervosire, ti fanno incazzare, ma ti fanno anche piangere e alla fine commuovere. Trovo che sia questa la capacità della Avallone, di creare con tanta maestria un mondo che sembra proprio vero.

    Anna e Francesca sembrano lontane e irraggiungibili, ma sono tanto umane, e la loro è una bellissima storia di amicizia. Un *Due di due* al femminile.

    Come ho già scritto altre volte, se potessi ricomincerei a leggerlo dall’inizio. Ma ho promesso a mia mamma che gliel’avrei prestato…

     
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  3. Fa}
     
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    ho letto questo libro con tante aspettative e sono rimasto estremamente deluso. il modo di scrivere della avallone è tiepido, infantile, poco coinvolgente. i drammi umani sembrano estremamente caricaturali e poco vividi, falsati da tutto il parlare che se ne fa. sembra che l'autrice abbia voluto scrivere, descrivere minuziosamente una realtà che però non le appartiene e trasmette tutta questa estraneità che non è straniante come vorrebbe ma solo fastidiosa.
     
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    Mangianabbi

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    Lettura assai deludente. Unico pregio: nonostante la mole si legge rapidamente e senza intoppi di nessun genere. Stile semplice, spesso banale, assenza di empatia per quasi tutti i personaggi; sinceramente non ho capito dove l'autrice volesse andare a parare. Personaggi caricaturali con un "troppo" di tutto. Azzerata la curiosità relativa a questa autrice.

    Voto 2/5
     
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3 replies since 10/1/2011, 13:30   88 views
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