Intervista a Luigi Simeoni

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    gigi
    Luigi Simeoni, in arte Sime, nasce a Brescia il 4 settembre 1967

    "Da piccolo volevo diventare Zorro! ... Ma scoprii presto che il ruolo era già più che degnamente occupato, così convertii la mia fissazione per l’avventura, sostituii la matita alla spada e decisi che sarei stato un fumettista".

    Diplomato nel 1986 dopo aver frequentato il quinquennio sperimentale artistico presso il Liceo Scientifico A.Calini di Brescia, Luigi Simeoni si specializza in illustrazione, fumetto e sceneggiatura presso lo Studio di Arti Visive di Ector Rubèn Sosa, noto fumettista argentino.
    Dopo un anno regalato 'inutilmente' (come ama dire lui) allo Stato come aviere sciacquino, dal 1987 accumula molte esperienze professionali spaziando in ogni campo come illustratore, vignettista e caricaturista, decoratore d’interni, grafico visualizer e creativo pubblicitario sia in conto proprio che collaborando con diversi studi e agenzie pubblicitarie, creando personaggi di fantasia e mascotte istituzionali ed elaborando idee e concetti visivi per campagne pubblicitarie ed istituzionali, realizzando bozzetti ed illustrazioni di ogni genere e per ogni esigenza editoriale. Dal 1989 lavora, parallelamente, come fumettista professionista, collaborando attivamente con i maggiori editori italiani del settore: Acme/Macchia Nera, Star Comics, Editrice Universo, Gene Vincent Editrice, Sergio Bonelli Editore ( per citarne alcuni ).
    Dal 2001 coltiva alcuni progetti artistici: - A.S.S.E., in fase di realizzazione - che attinge direttamente al suo lavoro di autore di fumetto seriale per sfociare nella produzione di oggetti d’arte che hanno lo scopo di ricombinare in nuovi concetti strutturali il trinomio fumetto-serialità-arte. Ha inoltre avviato la produzione di Vettorart, pannelli laminati decorati con pvc adesivo derivati da disegni vettoriali estemporanei.



    Edited by Yelena‚ - 22/7/2011, 10:42
     
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    Prima domanda, che sembra essere completamente fuori bersaglio.Sono rimasta molto incuriosita dal fatto che dai lezioni nelle scuole superiori. Questo in qualche modo è in "controtendenza", visto che si cerca di dare più risalto a scuole di fumetto propriamente dette.
    Non ho dato lezioni solo alle scuole superiori, ma mi sono messo a disposizione di enti pubblici, scuole e enti privati per incontri da due ore e corsi di qualche mese. Si dà risalto alle scuole di fumetto per il fatto che sono più visibili e possono permettersi di investire in pubblicità ( del resto, campano solo di lezioni ) mentre il professionista, in genere, se è nel periodo più florido e produttivo della sua carriera tende a non farsi coinvolgere ion impegni a lungo termine, per il fatto che spesso non convengono dal punto di vista economico e sono invece impegnativi da quello delle energie. ( sempre che si sia abituati ad affrontare con serietà i compiti assegnati, qualsiasi essi siano ). A me piace dare lezioni perchè amo il contatto col pubblico e ci so fare con l'insegnamento. Mi piace, e anche se qualche volta ci "smeno" coi soldi, non me ne frega più di tanto. Io non insegno nè a scrivere, nè a disegnare. Insegno a raccontare qualcosa con gli strumenti che l'allievo ha già.

    Tu che tipo di formazione hai avuto, come illustratore? Che ruolo dai allo studio e alle accademie? Insomma, che tipo di approfondimenti consigli a chi ha questo sogno?
    Come illustratore ho iniziato già alle scuole superiori ( liceo artistico+liceo scientifico, in contemporanea ): una mia professoressa aveva un marito giornalista che lavorava a Milano a Italia Oggi e Il Mondo. Sono stato "arruolato" come caricaturista e illustratore per qualche tempo, e credo di essere stato il primo a fare una caricatura a Romano Prodi, che all'epoca si occupava di economia.


    In che modo la tua passione si è concretizzata, diventando poi una professione?

    Ls scuola forma gli uomini, non i professionisti. Qualsiasi scuola. Il resto viene col tempo, la passione, i denti stretti e anche l'umiltà. Se vuoi fare il fumettista, basta la scuola. Se vuoi fare il fumettista professionista, devi leggere molto ( libri! ) copiare molto ( senza vergogna, fintanto che non pubblichi ), guardare molto teatro e cinema e scandagliarne i segreti compositivi ( dialoghi, sceneggiature, ambientazioni, trucchi narrativi e colpi di scena ).


    Disegnatore di sceneggiature altrui e sceneggiatore tu stesso delle tue storie: in che maniera questi lavori ti prendono? Quali sono le differenze, a che livelli?

    La mia passione era una brace che ardeva sempre, sotto, anche se mi occupavo inizialmente di altro ( pubblicità, soprattutto ). Ma avevo anche una tendenza caratteriale in contrasto con le abitudini tipiche di chi si occupa con accanimento di fumetti: frequentavo gente VERA. Io odio la solitudine e amo la compagnia. Insomma, una sera un amico mi dice che ha saputo che un disegnatore storico della Disney non era messo bene a salute e che forse il posto sarebbe rimasto vacante per un po'. Bisognava approfittarne subito. Detto, fatto: vado a Milano a parlare con Giambattista Carpi, e ci vado con la faccia sotto le suole ( umile e devoto ). Carpi mi catechizza su una serie di regole d'oro della Walt Disney e io inizio a lavorare sui personaggi, per "farli mei". Otto mesi dopo e molte visite a Carpi dopo ( che mi incoraggiava con entusiasmo, dicendo che ero sulla strada giusta ), mi presento con il risultato del mio lavoro: avevo seguito alla lettera le regole Disney, e Carpi sarebbe stato contento. Non è andata così. Non ho mai saputo cos'ho sbagliato perchè Carpi non era uno che spiegava il perchè delle cose, almeno a me. Così, scornato, mi siedo su un marciapiede e inizio a riguardare le tavole per capire dove fosse l'inghippo. Mi accorgo che tra il materiale che avevo cacciato nella cartelletta prima di partire, avevo anche infilato per errore qualche tavola di un mio personaggio, creato per pura sperimentazione. Era l'antitesi della bontà sdolcinata di Disney: era Zompi.
    E si è accesa la lampadina.
    Sono andato in edicola, ho comprato Lupo Alberto e ho cercato l'indirizzo della redazione della ACME, che sapevo essere a Milano. Mi trovavo, neanche a farlo apposta, a meno di dieci minuti a piedi. Ci sono andato a testa alta, per mostrare sicurezza, ho conosciuto Silver, siamo usciti a pranzo insieme, ha visto la storiella di Zompi e mi ha detto "benvenuto tra noi" porgendomi la mano.
    Ecco come è andata. Tenere duro, anche se dentro ti senti crollare. Scrivere e disegnare bene è la base di partenza, ma avere un po' la faccia di tolla aiuta, ve lo garantisco.

    La tua storia è davvero fantastica, faccia tosta e sicurezza in se stessi, ma anche una dose non indifferente di fortuna è stata dalla tua parte! Quanto pensi che la sorte e il caso possa influire effettivamente sul successo di una persona?
    Allora, parliamo della fortuna. Una celebre frase di Corto Maltese, per restare ai fumetti, diceva: "La linea della fortuna me la sono fatta da solo, da piccolo, col rasoio di mio padre."
    Ecco, sono convinto che la fortuna non esista. Esiste solo l'opportunità, che devi avere il coraggio e la "faccia tosta" di saper cogliere. Ogni tentennamento, indecisione o timore possono dare due risultati: o un tonfo ancora peggiore oppure una soluzione inaspettata e fantastica.
    Io credo solo di essere uno che non molla mai, a costo di essere chiamato "rompiscatole". Però ho sempre presente davanti a me che la vita è una soltanto, che le opportunità, se non colte, difficilmente potranno ripresentarsi. Il successo dipende da questo, non dalla Dea Bendata che gli uomini hanno inventato per giustificare i loro insuccessi.


    Molti autori iniziano a lavorare "per la gloria" più che per un riscontro economico - in Italia a livello di scrittori penso che siano davvero pochi quelli che, sebbene affermati, riescano ad andare avanti con i soldi ricavati dalle loro pubblicazioni. Tu cosa ne pensi? E' così difficile arrivare alla fine del mese con il tuo lavoro?

    Io posso definirmi un benestante per il solo fatto che quando faccio una cosa che per molti resta un gioco o un sogno e mi pagano pure per farla, sto bene. Siamo ben lontani dall'immaginare una vita da nababbi, ovviamente. Internet, il cinema e la tv sono sempre più agguerriti, e laddove un tempo il fumetto rappresentava per centinaia di migliaia di ragazzi l'unico passatempo capace di farli viaggiare con la fantasia oltre ogni confine ( escludendo la letteratura scirtta ), oggi le tecnologie raggiunte dai media permettono la visone di qualsiasi fantasia resa fruibile per tutti. Ma la magia del fumettista è un gioco che appassiona ancora, così come tutti oggi si fermano in ogni caso a guardare gli spettcolari giochi di un illusionista o di un prestigiatore. La magia del fumetto è nella sua relativa semplicità: foglio e matita. Con due elementi, ti creo un sogno.
    Un tempo, il fumettista diventava anche ricco. In America, un signore come Shultz ha guadagnato milioni di dollari inventando "cosette" come Charlie Brown e Snoopy. Oggi ci accontentiamo di sbarcare il lunario in modo sereno, senza troppi problemi. E quando riusciamo a non andare in rosso coi conti, è sempre un buon motivo per stare sereni. Forse bisognerà tenere un occhio sulle tecnologie di diffusione, come l'I-pad e il formato editoriale elettronico. Potrebbe essere utile capirci qualcosa un domani. Per non essere tagliati fuori, come i dinosauri.

    A livello di stile, copiare, copiare, copiare: tu con cosa hai iniziato? Chi era la tua fonte?
    Leggevo molto le storie Diseny disegnate da Giorgio Cavazzano. Poi in seguito mi sono ispirato a Jacovitti, a Magnus, ad Andrea Pazienza, a Jordi Bernet. Ma quelli che amo sono molti di più. Un elenco piuttosto lungo e variegato. Però devo dre che non ho mai copiato. Ho studiato a fondo il segno dei miei ispiratori, ma al momento di creare qualcosa di mio chiudevo gli albetti e facevomda solo. Sbagliando, ovvio, ma era tutta farina del mio sacco. E anche oggi, lo è. Credo di aver euno stile riconoscibile e personale, anche se il fatto di amare indistintamente il disegno realistico e quello umoristico mi rende probabilmente poco identificabile ai più.



    Parlando invece di altro, molti fumettisti dicono di non avere più tempo/modo di leggere fumetti. Tu come stai messo? Cosa leggi e cosa ti piace leggere?

    Oggi leggo pochi fumetti. selzionandoli con cura, forse perchè restando davanti alle tavole per otto-dieci ore al giorno, la sera preferisco un buon libro o andarmene al cinema e al teatro. Quando non esco con gli amici. Ma nemmeno prima, ero un vero appassionato di fumetti. In realtà, io sono un narratore, ed essendo dotato geneticamente di una particolare capacità nel disegno, i fumetti sono diventati uno dei modi che ho scelto per raccontare le mie storie.

    Edited by Yelena‚ - 22/7/2011, 10:40
     
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